lunedì 22 settembre 2008

" Sollevò lo sguardo verso il cielo cercando di capire perché la luminosità aveva subito un lieve cambiamento malgrado non ci fosse nessuna nuvola dietro la quale il sole poteva nascondersi. Un flusso di immagini diventò consapevolezza del presente, scandito da ogni respiro in più. Nella curva, nel cui centro imperava la grande quercia, il sentiero era interrotto. Il sogno inviava dall'inconscio strani segnali quasi volesse mettere in evidenza per mezzo di un linguaggio figurato l'impossibilità di procedere. L'acqua dall'alto della montagna scendeva su spuntoni rocciosi e finiva in una pozza fra le rocce. Il sentiero bloccato costringeva lo sguardo più avanti, a scorgere un altro passo, una via d'uscita. Vide un varco e nello stesso istante seppe che da quella strada avrebbe potuto proseguire. Al risveglio evitò di parlare del sogno. Si astenne dal racconto. Non aveva voglia di discutere. Si ripromise di valutare eventuali significati onirici a tempo debito. La visione del percorso alternativo le evitò turbamenti inutili, qualsiasi cosa fosse accaduta, aveva trovato il sentiero e -lei- non aveva problemi di tempo. Il panorama era meraviglioso: un dipinto d'autore, perfetto nelle forme e nei colori come solo i sogni sono in grado di descrivere, e quell'aria da fiaba nei giorni seguenti la turbò non poco. La terra d'origine ricorrente nei suoi sogni era un mistero. Immaginò i suoi antenati vivere in quella terra fredda e quel bosco immenso, unico mezzo per integrare un reddito derivante da una stentata agricoltura e dall’allevamento di bestiame.
Le storie. Se le senti raccontare si trasformano in perfette sequenze, come facce della realtà mai viste prima. La fantasia dei popoli è piena di immagini che una volta tramandate acquistano energia e si legano fra loro con un filo invisibile e restano impresse nella memoria di un’ infinità di persone tra passato e futuro. La montagna, sullo sfondo del cielo si lasciava corteggiare da un’enorme Aquila in volo che disegnava cerchi perfetti sulla vetta. Si chiese se ci fosse un reale motivo per il quale si nasce in certi posti invece che in altri, quasi a voler rubare i segreti divini al cielo di quel mattino. Il suo primo antenato aveva il viso sporco di carbone. Partiva al tramonto con un mulo da soma e tra le curve dei sentieri, ogni tanto, alzava gli occhi verso il Gran Sasso. Intorno, i tronchi inclinati degli alberi, in basso, un pugno di case immobili, in alto, il campo in cui avrebbe allestito la carbonaia; l’avrebbe controllata giorno e notte per 15 lunghi giorni. La vita in alta montagna era dura. Il lavoro di carbonaio era un lavoro duro, nero come l'inferno. Otto mesi nella macchia in una capanna di legno e terra, per una paga di ventiquattro soldi ogni due sacchi colmi di carbone. Un lavoro di quattordici ore comprese le ispezioni notturne alle carbonaie La colazione di un carbonaio era un caffè d'orzo. Il suo cibo era lardo o ventresca, gialla polenta e un pò di formaggio. Il suo letto, un sacco imbottito di foglie in cui riposava tra l’ululato notturno dei lupi e la compagnia dei topi, lesti a recuperare le briciole durante il silenzio della notte.”
Un romanzo dimenticato in un cassetto e la montagna, sono diventati il tema su cui creare versi, ispirandosi ai ricordi, alle favole, ai nonni, all’amore per la terra che ci riconduce alle memorie di appartenenza. Molti filosofi, in passato, hanno elaborato in vari modi la teoria dell’eterno ritorno, secondo la quale, i fatti dell’Universo, si ripetono ciclicamente. Anche in letteratura ci sono grandi ritorni alla terra natale. Foscolo e Ulisse sono uniti da un destino comune: il viaggio avventuroso, il viaggio dell’esilio. Il crudele destino li vuole lontani dalla loro terra natia, luogo in cui ci sono i legami più saldi. Ulisse rivedrà la sua terra. Foscolo sa che non potrà più tornare. L’uomo arricchisce la sua esperienza lungo il cammino chiamato vita, intensifica conoscenza e saggezza mentre il suo destino si manifesta passando dall’attaccamento al distacco fino al ritorno; “l’atto di ritornare nel luogo dal quale ci si era allontanati mossi da un bisogno di riflessione o da un necessità di ritrovarsi per ripristinare l’equilibrio perduto.” Alle origini c’è sempre una strada, una casa, una chiesa dal campanile - bianco d’inverno – che si staglia (nel nostro caso) di fronte al Gran Sasso e si trova a Nerito di Crognaleto, luogo in cui si è svolta la Seconda Edizione del Concorso Internazionale di Poesia “diVerso in Verso”2008. In questo luogo riposano le anime di coloro che hanno lavorato la terra, bruciato gli alberi, trasportato le pietre per costruire le case e le persone che sono rimaste. Molti sono andati via e ritorneranno periodicamente, altri non torneranno mai. Il poeta, attraverso il tema proposto, è stato invitato a proiettare sulla terra il suo essere modificato dalle esperienze e tra le fiabe e le storie ha rincorso sentimenti e ricordi vergandoli con parole precise e veloci, leggere e profonde, assecondando l’altro essere che si palesa al momento della creazione. La poesia è un’illusione che nasce dalla lucida ragione, si associa alle verità ricercate o sfuggite che riaffiorano nei ricordi in modo misterioso, opponendosi alle leggi del tempo come un’illuminazione improvvisa. La Terra, intesa come origine, suscita la proiezione dell’inconscio del poeta, il quale, entra in rapporto con il ricordo e narra in versi il processo della propria trasformazione che si fonde con un nuovo stato di coscienza.
L’anima è in relazione con gli aspetti sconosciuti della coscienza e riproduce il potenziale della psiche legato ai contenuti dell’inconscio collettivo, trasmessi nelle sensazioni e nella dimensione corporale dell’uomo. Anche tutte le poesie presenti in questa Antologia Poetica sono nate esplorando l’inconscio, superando i confini dell’immaginazione per raggiungere lo spazio di un verso in cui, la fantasia, dona forma alle cose e come una specie di magia tra immagini, colori e aromi, rappresenta le idee.
Carina Spurio

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