giovedì 11 dicembre 2008

Manuela Cappucci


Circolo virtuoso Il nome della Rosa
Giulianova Alta, Via Gramsci 46/a

Info Line 338/9727534

Venerdì 12 ORE 21,30
MANUELA CAPPUCCI
Mostra
A cura di PinoD’IGNAZIO

READING DI POESIE
A cura di SimoneCICCOLONE

Per Manuela Cappucci, classe 1971, l’arte é astrazione da ogni riferimento reale. Così potrei iniziare e chiudere la presentazione se in mezzo non ci fossero tanti elementi ad identificarne il percorso sia artistico che personale. Possiamo dire che il suo approccio all’arte riconduce a quella corrente post guerra (anni 50) definita "arte informale". Con il rifiuto di un atteggiamento costruttivo della forma rappresentativa l'essere e il fare dell'artista prendono il sopravvento sugli esiti materiali del suo lavoro e il prodotto artistico è sempre più una risultante che la meta del fare. Non è a caso che Manuela sia riconducibile a questa corrente: gli studi letterari con una tesi su Paul Klee e l' interesse per le filosofie orientali hanno spostato la sua attenzione sul processo creativo più che sul prodotto. Il colore (olii, acrilici, smalti) e la materia (sabbia ed altro) si integrano nel gesto di pennello e spatola che, agendo su superfici varie, li mischia e li dispone in un gioco compositivo astratto e definito. Questa apparente composizione, in alcuni tratti della sua ricerca, può ricondurre a scelte tipiche dell'astrattismo, tuttavia il suo stile non cerca mai veramente di compiere una ricerca strutturale ma anzi di liberarsene per dare libero sfogo all'atto che non cerca ma segna, che incide istintivamente. Ecco quindi che il quadro si chiude, in tutti i sensi: sia fisicamente che concettualmente, in una ricerca tesa a trascendere le strutture del conosciuto. Un’ultima osservazione su alcuni elementi formali delle opere che richiamano, per certi aspetti, quella tecnologia che ci ha introdotto a nuove forme e possibilità comunicative nell’ambito dell’arte contemporanea. Mentre una volta solo il segno aveva forza descrittiva, oggi i pixel dominano lo spazio deframmentando ogni minima composizione in altrettanti schemi costruttivi. Anche nei quadri di Manuela possiamo rintracciare questa sorta di scomposizione in frammenti che generano il tutto, un insieme di ri-quadri che coerentemente si intersecano per avallare il pensiero del gesto che segna. Le opere di Manuela esprimono strappi di pensiero sottratti alla mente senza ratio e lo spazio rappresentato si riformula in un immenso possibile, un profondo immenso metafisico.

Pino D'Ignazio
irash59@gmail.com 346 8492791

giovedì 4 dicembre 2008

Teramo. Asteria Casadio




giovedì 04 dicembre 2008
PASSANTI - LIBRO D'ESORDIO DI ASTERIA CASADIO




Asteria Casadio
Una costellazione di racconti...

di Carina Spurio
"Rosso. Rosso sangue, rosso prima serata, rosso splendida. “Tutte quelle della tv in discoteca che portano?” si era detta. “Il glitter” si era risposta. Ma Il glitter non le era sembrato appropriato in quella occasione e allora si era ricordata di tutti quegli articoli rosa dei giornali rosa che consigliavano di abbandonare il rosa pomeriggio per un rosso notte:”Osate, donne della nuova generazione!” trendy, in, sexy e quant’altro fosse rigorosamente inglese. E Bocciolodirosa voleva osare quella sera. Passò il rossetto così come aveva visto fare in programma di moda, esagerando in contorni e ingrandendo le labbra. Tutto perfetto. Tutto pronto. Loro erano lì, i protagonisti della serata, pronti per creare un cocktail micidiale.” Da Passanti, AndreaOppureEditore - Roma 2006.
(in foto Asteria Casadio)

Passanti è il titolo del libro che segna l’esordio di Asteria Casadio composto di sedici racconti condensati e leggeri. Hanno come protagonisti sedici passanti anonimi che camminano sulla strada. Si leggono tutti d’un fiato. Concentrano una scena e una vicenda mentre l’arte di narrare tutto in poche righe si trasforma in forza. Il tratto cruciale delle storie di Asteria Casadio è la brevità della narrazione e il lettore viene a sapere all’istante tutto ciò che c’è da sapere da chi sa immaginare e descrivere l’esistenza partendo dalle vicende delle persone comuni e nello spazio e nel tempo, scandisce le sequenze del tragico quotidiano immerso nei processi evolutivi. Su un foglio di vetro restano i malesseri di coloro che non hanno più la speranza e l’amaro sapore dell’assenza si perde e si ritrova in una testimonianza d’amore nell’ultima storia “senza eventi sconvolgenti o particolari, perché il suo protagonista è l’Evento stesso, che appare un giorno e cambia la vita di chi riesce a percepirlo: non è, infatti, possibile a tutti.”Asteria Casadio trova il suo centro nel dettaglio del vasto mondo in un tempo in cui la volontà di cancellazione della memoria del passato si espande, racconta per non dimenticare, racchiude la realtà dentro piccole bolle di sapone tra un gesto, un ricordo, un silenzio, una fuga e tanti modi di vivere la vita. Dopo la raccolta di racconti Passanti, Asteria Casadio torna con un nuovo libro: Assenze. Alfredo Guida Editore.Napoli.2008. “Scrissi alla Guida, senza sperarci troppo dopo essere stata inserita nella terna finalista della XL edizione del Premio Teramo – sezione Mario Pomilio - senza però ottenere l’ambito primo posto! Scrissi per delusione e per avere ancora qualcosa da attendere. Grazie alla Casa Editrice sono stata inserita nel progetto dell’Associazione Alfredo Guida Amici del libro ONLUS “Leggiamoci fuori scuola” che gode dell’alto patronato del Presidente della Repubblica cui hanno partecipato autori del calibro di Manfredi , De Silva e il popolare Moccia.” Segno che un percorso stabilito è come quello di un albero. Cresce. Ascende. Si protende verso il cielo. Asteria Casadio sceglie la strada che conduce l’uomo alla sua soggettiva verità. Ancora una volta descrive un divenire complicato che mette continuamente alla prova, lasciando il vuoto di parole non dette, dei gesti rimasti in sospeso mentre tutto da qualche parte può cambiare e forse, domani, qualcosa si potrà costruire. Forse. L’ambientazione realistica conduce a quella parte di noi in cui si trovano le ombre e gli spettri, che al di là del banale quotidiano, sembrano figure magiche. E nel realismo emozionale che il dettaglio illumina, le risposte sono spesso davanti agli occhi, semplici, chiare, chiuse in un determinato attimo, cristallizzate in un istante rivelatore all’interno di una costellazione di racconti: “Sedute al gran caffè, i loro pensieri sarebbero potuti diventare caldi e morbidi se solo Anna non avesse letto tanta tristezza negli occhi della sua interlocutrice. Sopra, il cielo si era rannuvolato come nelle migliori occasioni in cui aspetti aiuto da qualcuno che invece ti affonda. Dietro un caffè e una brioche, la maestra le raccontò la sua vita, il prepensionamento, il silenzio della casa e la routine delle faccende, l’allontanamento del figlio e la malattia che l’aveva presa per questo.” da Assenze. Alfredo Guida Editore.Napoli.2008.Ricordare, per quanto possa essere scomodo o doloroso, è essenziale, liberatorio, seppur nel dolore dell’assenza che queste storie denunciano nella loro diversità. E tuttavia i racconti intrisi di quotidiano, narrati con raffinata capacità introspettiva alla scoperta del viaggio interiore, scandiscono il mutamento del tempo attraverso la scrittura che in questo caso non è fine a se stessa ma è un mezzo per dare vita alla voce interiore. Asteria Casadio arriva là dove l’energia allo stato puro è viva, porta l’intuizione alla coscienza, la cattura, la trattiene sulla carta, in tempo per darle la parola. Lei stessa afferma: “Si scrive perché si legge, tanto. A casa si è sempre discusso di libri ma non credo che sarei diventata l’appassionata che sono ora se non avessi incontrato una persona che una mattina mi ha letto uno stralcio del Giulio Cesare di Shakespeare. Ho iniziato da lì per passare alle Biografie di Plutarco e solo più tardi alla narrativa: quello però che ho sempre cercato, e che cerco tuttora, nella lettura come nella scrittura, è il vero. Chi legge deve credere e se possibile identificarsi, e se è vero che tutte le cose belle sono inutili, i libri possono comunque far pensare, anzi devono. Questo è il mio impegno, cui ho cercato di adempiere con la mia prima raccolta di racconti (brevi perché purtroppo non amo le cose a lungo termine).”Asteria Casadio cerca il vero anche sulle scene che calca con la Compagnia teatrale “Gli Sbandati” di cui è regista. Lo cerca nei drammi dell’antichità classica riletti secondo i canoni del teatro verista. “Anche il percorso con la Compagnia, ora in scena in vari teatri italiani, è stato ed è lungo: odio infatti la faciloneria e l’improvvisazione, che non devono sporcare la creatività. A tale proposito ultimo progetto andato in porto (recentissimo, settembre) la fondazione, insieme ad un altro attore de Gli Sbandati, della Casa Editrice Evoè di cui sono editor e che non è stata creata per me, come si potrebbe pensare: ho un contratto di preclusione di otto anni con la Guida. La Evoè è stata creata per un’ulteriore possibilità di espressione in un periodo in cui l’ignoranza sembra essere più facile da gestire. La possibilità di creare, scegliere e discernere credo sia qualcosa per cui alzarsi felici ogni mattina.
”Asteria Casadio è nata il 9 marzo 1986 a Teramo, ove risiede. Laureata in Lettere (indirizzo classico) con lode presso l'Università D'Annunzio di Chieti, è specializzata in Filologia e letterature del mondo antico presso la stessa Università. Ha partecipato a diversi concorsi letterari, risultando quinta classificata nel premio Prospektiva-Les Nouvelles (2002) e prima (2003) e terza (2004) al premio Sever d'oro dell'Accademia Severiade di Milano. Per la saggistica filosofica ha vinto il premio Vincenzo Filippone­ Thaulero (2003), con il saggio La società e la cultura occidentali tra crisi d'identità e il valore universale della Persona, di cui un sunto pubblicato in Prima Giornata di Studio Vincenzo Filippone-Thaulero: Sociologia Filosofia Poesia, Atti del Convegno, 20 maggio 203 - Roseto degli Abruzzi, a cura della Società Filosofica Italiana - Sezione di Teramo e del Centro Studi Vincenzo Filippone-Thaulero, Teramo 2004. Ha pubblicato nel 2006 il suo primo libro di narrativa, Passanti. È stata inserita nella terna finalista del 40° Premio Teramo - Sezione Mario Pomilio - con il racconto La porta pubblicato su I racconti XL Premio Teramo 2006-2007, Teramo, novembre 2007. E’ stata finalista al premio nazionale Albero Andronico 2007 e semifinalista al premio Penna d’utore 2007. Collabora con la rivista Pomezia Notizie, su cui pubblica racconti e saggi. È regista della compagnia "Gli Sbandati", che è in cartellone in diversi teatri italiani, dove porta in scena prevalentemente drammi dell'antichità classica E’ editor della Casa Editrice Evoé di Teramo.

domenica 16 novembre 2008

Roma. Stefania Pierini di Carina Spurio


Roma 14 Novembre 2008 ore 16:00
di Carina Spurio
E’ stata presentata oggi a Roma la silloge di poesie "Silenziosi frutti "di Stefania Pierini presso l'antico "Caffè Della Pace" in Via Della Pace (vicino Piazza Navona). Ha introdotto e coordinato l’evento Ottaviano Di Peco, Presidente dell' "Accademia Della Fonte Meravigliosa" che ha commentato le tematiche presenti nelle poesie “assolutamente fuori dal coro come poche altre. La poetica di Stefania (come scrive Ottaviano Di Peco nella prefazione della raccolta poetica) è racchiusa nelle valve devi versi, quasi preziosità nella conchiglia, ed è piacevole la ricerca di certi significati che la difficoltà di trasferire dal pensiero al discorso, difficoltà che ben conosciamo se vogliamo fare poesia del nostro muto elucubrare, rendono enigmatici e sfuggevoli a chi non ponga attenzione allo scritto e , più ancora, a ciò che vi si cela. Nelle pagine dedicate alle considerazioni dell’autore Stefania si racconta così "I frutti di questo albero non sono silenziosi, così come usualmente si pensa al silenzio. I frutti di questa raccolta, anzi, vogliono gridare, spezzare, deflagrare. Sono frutti nati dalla gestazione silenziosa, quasi impercettibile, ma che si manifestano in tutta la loro forza e necessità espressiva, in un parto gravoso ma liberatorio. Sono figli di un tempo, per me, oscuro." Stefania, che nelle sue poesie difende colori e sentimenti propone un’ interpretazione trascendentale nella conclusione della sua opera poetica in cui si specchia la sua storia interna: "Spesso non so decifrare completamente le voci che sento e di cui scrivo quasi automaticamente e la poesia accede alla mia anima per vie a me stessa sconosciute, e si avvicina alla mia verità e per questo mi spaventa e mi commuove. "Nella presentazione della Silloge di Stefania Pierini, la poetessa teramana Carina Spurio, sottolinea la sensibilità dell’Io poetante che non si perde nei gorghi del tempo che fugge e divora ogni cosa ma si imprime nel verso nerissimo posto al centro delle pagine del libro, testimoniando il Tempo (in cui maturano silenziosi frutti) che assilla e preoccupa l’autrice più di quanto si possa immaginare e Tra gli spazi della memoria/ frutti rossi/ incolti/ punti negati/ immobili/ daranno vita a lunghi paragrafi/ trascritti di corsa in cui nascerà il senso che vivrà di vita propria nel groviglio di emozioni contenute nella scatola nera/ del tempo incolore/ che imbrattava l’anima/ con false lusinghe./
L’autrice, compie la sua metamorfosi nel verso, incontra i suoi demoni su labbra giovani umide di falsità innocenti, resiste alla tentazione, illumina lo spazio di un verso per rendere eterni quei silenziosi frutti/ non colti/ nella rincorsa./
Stefania, entra con passi silenziosi nella stanza del tempo, cammina tra le pieghe della sua anima, si trova nel regno della creazione che le restituisce le immagini riflesse di /ovvie verità/ e si lascia alle spalle il rimpianto, comprese le facce della realtà che non aveva mai visto prima. Nelle storie di carta si agita sempre un sospiro insieme al vortice delle umane passioni. Davanti alle nude verità il mondo tace ma continua a girare nella magia di un alito di vita, si nutre del sapore di un bacio mai dato, mentre gocce di cielo cadono nel vuoto nella luce del giorno in cui indietreggiano le ombre (dalla presentazione). I lettori dell'Accademia della Fonte Meravigliosa: Augusto Lofrich, Marcello Forti, Gabriella Montano e Marcella Gianfrilli hanno recitato le pooesie di Stefania Pierini.

In Copertina: “Sanguigno melograno”
Acquerello di Giampiero Pierini
(35x50) anno 2003
www.giampieropierini.com

mercoledì 5 novembre 2008

Frida Kahlo

Omaggio a Frida Kahlo, olio su tela di Anna Maria Magno. Quadro in permanenza presso la Galleria D'Arte "Il grifone", Lecce.

Frida Kahlo

di Carina Spurio


“L’amoroso abbraccio dell’universo”, 1949 di Frida Kahlo.
Nel dipinto l’abbraccio è triplice, concentrico. Frida stringe l’universo, con esso, la fertile Madre Terra e Diego Rivera, suo marito.
Frida Kahlo, sensibilissima pittrice dalla vita tormentata è abbracciata al suo grande amore, il famoso pittore di murales, Diego Rivera.
La sua vita fu un continuo contrasto tra fatalità e tenerezza, piaceri e rinunce a causa di un incidente in cui un’asta di metallo le trapassò la schiena fuoriuscendo dall’addome. Per un lungo periodo fu costretta a letto. Inizia a dipingere. Decide il suo destino nella pittura.
L’altra fatalità della sua vita sarà Diego Rivera incontrato nel 1938 quando Frida aveva 21 anni e lui 41. Frida, giovane artista va a trovare Diego, pittore affermato.
Al suo cospetto afferma spavaldamente di non essere andata da lui per divertirsi ma di avere qualche quadro da mostrargli perché voleva comprendere se avesse talento sufficiente per andare avanti.
La forte personalità di Frida travolge e affascina Diego che inizia un corteggiamento serrato fatto di costanti visite nella natia Coyoacàn, città in cui, un anno dopo, la coppia si sposa.
Inizia così la loro vita matrimoniale uniti empaticamente da una stessa intensità emozionale.
Entrambi passionali, ebbero duri scontri, distacchi gelidi e sofferti, scanditi da due matrimoni, un divorzio e varie relazioni parallele. Nella loro lunga storia ebbero occasione di viaggiare insieme, di conoscere nuova gente e nuove culture.Nel dipinto “Frida e Diego”, 1931, Frida raffigura se stessa, piccola, minuta, fragile, con uno sguardo pungente, accanto, il marito gigantesco.
Il loro era un matrimonio tra un elefante e una colomba, come disse una volta Frida.
Diego era alto più di un metro e ottanta e pesava 150 chili, lei, al suo confronto era alta meno di un metro e sessanta e nei suoi 49 chili somigliava ad una bambola di porcellana. Nel dipinto sembra evidente l’inconscia consapevolezza di Frida di non poterlo possedere, non solo per la sua mole ma anche a causa delle sue tante passioni fra le quali l’arte, le donne e il marxismo.
Nell’estate del 1931, Diego tradisce la moglie con la sorella Cristina. Divorziarono nel 1939 dopo una breve relazione di Frida con Lev Trockji, il russo dagli occhi blu, arrivato in Messico nel 1937 come esule. La relazione con Lev Trockji dura pochi mesi e il divorzio da Diego Rivera fu l’unico mezzo per salvare la loro amicizia. Il cammino della coppia si arresta. Frida dipinge un doppio autoritratto subito dopo il divorzio “Le due Fride” in cui oltre alla scissione delle due anime è presente anche quella dei due corpi. Malgrado il distacco Frida e Diego continuarono a vedersi. Nel 1940, dopo alcuni eventi dolorosi, Diego propone a Frida un secondo matrimonio, contemporaneamente alla malattia di lei. Si risposarono nel dicembre dello stesso anno. Dopo le seconde nozze la vita coniugale sembra scorrere più serena. Frida nel 1953, appoggiata da Lola Alvarez Bravo, allestisce la sua prima mostra personale in Messico nella “Galleria de arte contemporaneo”. La pittrice vi partecipa trasportata in barella. Frida è sempre più sofferente. Nei suoi schizzi intreccia elementi pagani a tradizioni cattoliche. Morirà il 13 luglio del 1954. La grande tristezza di Diego fu dipinta da lui stesso nel “Ritratto di bambino” in cui era raffigurato un bimbo dall’aria indifesa, celata dietro lo sguardo dolce e affettuoso. Diego rivedrà le “due ali nere” ( le sopracciglia di Frida) tre anni dopo. “Le mie sopracciglia sono i neri corvi del malaugurio che volano sopra il campo di grano di Van Gogh” così affermò Frida nel momento in cui creò la propria immagine ideale; un volto con le sopracciglia foltissime e unite, il labbro superiore scurito da una fitta peluria naturale e i capelli intrecciati verso l’alto, con nastri dai colori brillanti, fiocchi, mollette, pettini o fiori di buganvillea, lo sguardo severo, l’espressione pensosa di un’ancestrale dea terrestre.
La malattia spinse Frida verso l’arte, come se fosse preda di un magico incantesimo che ipotizzava “la chiamata del destino”.
In alcuni percorsi umani la creatività si oppone all’ordine creando uno stato mentale fuori della norma quando un fattore esterno, chiamato fatalità, non può essere accettato e confinato entro i limiti della ragione. La vita è un susseguirsi di eventi separati che si sfiorano ai margini e un lieve sussulto, potrebbe mutarne o deviarne il corso come nel caso di Frida in cui, un evento tragico, diventa percorso. Il caso genera il caso e quest’ultimo, sembra, per strane coincidenze, assumere le sembianze del destino.

Hermes Periodico Mensile di Informazione e Cultura

martedì 28 ottobre 2008

Maria Rita Piersanti

Notizia Donna
Editoriale Commissione Pari Opportunità della Provincia di Teramo



Maria Rita Piersanti
di Carina Spurio

Conduce "La Dolce Vita Tv Show", la popolare trasmissione televisiva in onda sulle frequenze abruzzesi di Rete8 ma è anche musicista, insegnante, studentessa, artigiana. Al di là di uno scontato fascino fisico ci sono gli occhi, “verdi come il mare” ritenuti da sempre specchio dell’anima e se qualcuno di voi lettori ha incrociato le sue iridi sa bene di cosa parlo. I suoi occhi s’interrogano e ti interrogano, vorrebbero sapere tutto, anche -ciò che non sanno ma intuiscono- , sembrano varcare i confini dell’infinito in cui il pensiero si trasforma in forza medianica e oltre la scrittura e il tempo brillano del colore dell’empatia. Traspare tenerezza da alcune sue affermazioni “E ho imparato ad attendere il momento giusto per ogni cosa. Anche quando vorrei spaccare qualcosa in testa a qualcuno, o mi viene da urlare perchè le cose non vanno subito come dovrebbero, il bello è proprio l'attesa. Sentir crescere quello che poi sarà, non importa che sia un progetto di lavoro, una festa da organizzare,un evento da sviluppare.” perché con semplicità, ti mette in mano la sua anima. Le chiedo:


Non pensi che le competenze che ti hanno portato agli esordi erano in realtà la tua strada? Segno che le coincidenze spesso sono chiamate del destino!

FORSE SI’,MA ALLORA NON CI PENSAVO DAVVERO. A 18 ANNI MI INTERESSAVANO COSE COMPLETAMENTE DIVERSE, PERO’ VA ANCHE DETTO CHE AVEVO INTORNO PERSONE TOTALMENTE DIVERSE, CHE MI AVREBBERO VOLUTA INCANALATA IN UNA CERTA VITA. A QUANTO SEMBRA, LA VITA CHE AVEVANO TENTATO DI PREDISPORRE PER ME NON ERA NEL DISEGNO DEL DESTINO. QUELLO CHE HO SEMPRE VOLUTO E’ FAR DA ME, SOPRATTUTTO SBAGLIARE DA SOLA, GRAZIE. LE COMPETENZE ACQUISITE NASCONO DA QUALCOSA CHE MI APPASSIONAVA ALLORA E CHE OGGI HA ANCORA UN GRANDE VALORE PER ME. QUEL TIPO DI FORMAZIONE MI HA DATO LA MISURA DI QUELLO CHE SONO, MI HA DATO IL CORAGGIO DI PROVARE ANCHE IN SETTORI LIMITROFI AL MIO ( LA MODA, LA PRODUZIONE, LA COMUNICAZIONE ) PARTENDO DA UNA BASE TECNICA CHE TENEVA SOTTO CONTROLLO LE ESUBERANZE ISTRIONICO-ARTISTICHE. E MI CI CONFRONTO ANCORA ADESSO. GRAZIE AL CIELO, MAI AVUTI GRILLI PER LA TESTA…


In che modo si organizza la Maria Rita madre e moglie tra un calendario fitto di impegni televisivi e non?

E CHI CE LA FA AD ORGANIZZARSI COMPLETAMENTE? CI SI PROVA, CERTAMENTE, E OGNI MAMMA LO SA BENE, MA HO SEMPRE LA SENSAZIONE DI AVER DIMENTICATO QUALCOSA, O CHE AVREI POTUTO PROVVEDERE DIVERSAMENTE. LA VERITA’ E’ CHE VORREI PASSARE TUTTO IL TEMPO POSSIBILE CON MIA FIGLIA E NON PERDERMI NESSUNO DEI SUOI MOMENTI DI SCOPERTA O DI COCCOLE ,MA AL MOMENTO NON CI RIESCO ANCORA DEL TUTTO. NON VIVO DI RENDITA, QUINDI LAVORO PER VIVERE, E IL MIO E’ UN SETTORE SEMPRE PIU’ DIFFICILE IN QUANTO AFFOLLATO DA CHIUNQUE SI SENTA UN POCO “STAR”, E POI NON E’ SEMPRE GRATIFICANTE COME SI CREDE DAL DI FUORI.
IL MIO CALENDARIO CERCO DI TENERLO NON TROPPO IMPEGNATO, E DEVO DIRE GRAZIE A MIA MADRE CHE IN QUESTA FASE E’ STATA PREZIOSA, OLTRE CHE A MIO MARITO CHE CONVIVE CON UNA MOGLIE A VOLTE INVISIBILE…MA PER IL MOMENTO NON SI LAMENTA!


Quanto è importante “condividere” anche la vita professionale per una coppia?

NEL MIO CASO TANTO. LAVORARE INSIEME TUTTI I GIORNI E’ ASSOLUTAMENTE DIFFICILE E NON MI SENTIREI DI CONSIGLIARLO ( SALVO RARE ECCEZIONI ), MA LAVORARE IN UN SETTORE ANALOGO E’ IMPORTANTE PER CAPIRE CERTI TEMPI,LE DISTANZE,I VIAGGI,I RITARDI, LE ARRABBIATURE. E’ IMPORTANTE PER CAPIRE, PER FAR FRONTE COMUNE E DARSI UNA MANO ANZICHE’ AZZANNARSI A CAUSA DI PROBLEMI CHE ARRIVANO DAL LAVORO IN MEZZO AD UNA COPPIA.

Ti sei trasferita da poco per lavoro a Pesaro e sul tuo calendario estivo ci sono molte date abruzzesi, cos’è per te L’Abruzzo?

LE MIE RADICI, LA MIA INFANZIA. SONO STATA FORTUNATA, HO POTUTO CRESCERE LIBERA DI GIOCARE DAPPERTUTTO, IN STRADA, SUGLI ALBERI, NEI CAMPI DIETRO CASA, A PESCARE I GIRINI. MA A SEI ANNI, PIU’ O MENO, MI VENNE PER LA PRIMA VOLTA ADDOSSO UNA SENSAZIONE DI MANCANZA DI SPAZIO, DI ARIA, DI NON SO CHE COSA. EPPURE IN APPARENZA NON CE NE SAREBBE STATO ALCUN MOTIVO. ANCORA IL DESTINO DI CUI PARLAVI TU,FORSE…? O FORSE LO SPIRITO DELLA TRANSUMANZA SI ERA IMPOSSESSATO DI ME, ESSENDO ABRUZZESISSIMA E NON AVENDO MAI RINNEGATO LE MIE RADICI? HO FATTO FINTA DI NIENTE PER UN SACCO DI TEMPO, MA CHE FATICA! POI TRA STUDIO E AMICIZIE HO COMINCIATO A VEDERE IL MONDO FUORI, E NON HO PIU’ VOLUTO SMETTERE. GRAZIE A QUESTA CURIOSITA’ CHE A VOLTE HA RASENTATO L’INCOSCIENZA HO AVUTO ANCHE BELLE OPPORTUNITA’ ( VEDI RADIONORBA E TELENORBA ) E MOLTO ALTRO A LIVELLO PERSONALE. L’ABRUZZO MI HA RISCOPERTA DA POCO, MA NON MI ARRABBIO PER QUESTO. ANZI, MI FA SORRIDERE ANCORA OGGI SENTIRE PERSONE CHE MI INCONTRANO E CASCANDO DALLE NUVOLE ( MALE ) ESORDISCONO CON :”MA TU SEI…? MA TU HAI FATTO…? AH, BEH, MA IO NON SAPEVO NIENTE, ALTRIMENTI TI AVREI CHAMATA BLABLABLA…” .IN TEMPI DI CONTATTI COSI VELOCI CON TUTTO E TUTTI E’ ASSURDO FARE CERTE ASSERZIONI, SAPPIAMO QUELLO CHE VOGLIAMO SAPERE DI QUALCUNO,SE QUESTO QUALCUNO CI INTERESSA. PUNTO. SE POI IL QUALCUNO IN QUESTIONE FA OMBRA A QUALCUN ALTRO, ALLORA E’ MEGLIO FAR FINTA DI NIENTE…ECCO, FORSE ALL’ABRUZZO, O MEGLIO AGLI ABRUZZESI STANDARD ( POI CI SONO QUELLI CUSTOM,EH!!!) RIMPROVERO L’ATTEGGIAMENTO TRADIZIONALMENTE LASSISTA CHE ALL’UOPO SI TRASFORMA IN OPPORTUNISMO BECERO E MALE APPLICATO. MA QUESTO, IN REALTA,’ LO TROVI UN PO’ DAPPERTUTTO.
ORA SONO NECESSARIAMENTE PIU’ STANZIALE MA CHISSA’ FINO A QUANDO…? AZZARDI QUALCHE PREVISIONE?

Sogni di condurre?

UNA VOLTA NON LO AVREI DETTO PERCHE’ NON LO PENSAVO, MA ADESSO MI SBILANCIO:SANREMO!!! PERO’ VORREI ANCHE IL BUDGET STANZIATO PER LA HUNZIKER,ALTRIMENTI NON CI VADO!!!
A PARTE GLI SCHERZI, MI PIACE REPORT (RAI3),MI E’ PIACIUTO ABBASTANZA EXIT (LA7) O THE ITALIAN JOB ( SEMPRE LA7).
PROGRAMMI BELLI DA SCRIVERE E DA COSTRUIRE,MA DIFFICILI DA REALIZZARE. CI VUOLE FEGATO, IN PRIMIS DA PARTE DEI “ PIANI SUPERIORI”. SE PARLIAMO DI COSE PIU’ LEGGERE, MI PIACEREBBE PRENDERE IL POSTO DELLA BIGNARDI A “LE INVASIONI BARBARICHE”, O UN BEL SALOTTO CHIACCHIERINO MA TOSTO COME QUELLI DI CAMILA RAZNOVIC.
LA VERITA’ E’ CHE SOGNARE E’ FACILE. DI FATTO, OGGI IN ABRUZZO SE VUOI METTER SU UN PROGRAMMA E VUOI CONDURLO DEVI PRIMA PENSARLO, GESTIRLO, PRODURLO, A VOLTE ANCHE GIRARLO E MONTARLO DA TE. PER FORTUNA CI SONO PERSONE VALIDE E CAPACI CHE QUALCHE VOLTA INCONTRI E SCOPRI INTERESSATE A LAVORARE CON TE SERIAMENTE. E POI C’E’ IL PUBBLICO CHE SEGUE E VALUTA. SENZA PUBBLICO NOI NON SIAMO NULLA, SOLO IMMAGINI DENTRO UNA SCATOLA, E CHECCHè NE DICANO MOLTI, IL PUBBLICO NON E’ AFFATTO SCIOCCO. TUTTO QUESTO DISCORSO HA UN SENSO SE SI INTENDE IL MIO LAVORO COME TALE.
ALTRIMENTI FAI LA VALLETTA.
A QUESTO PUNTO MI PARTE UNA DOMANDA:
MA E’ PROPRIO NECESSARIO, POI, STARE IN TV…?

domenica 28 settembre 2008

Gabriele D'Annunzio





















di Carina Spurio


“La passione vera non conosce l’utilità, non conosce alcuna specie di benefizio, alcuna specie di vantaggio. Vive, come l’arte, per sé sola. L’arte per l’arte, la prodezza per la prodezza, il coraggio per il coraggio, l’amore per l’amore, l’ebrezza per l’ebrezza, il piacere per il piacere.” (Cento…..e cento pagine del libro segreto).

Il personaggio più amato e ricercato del suo tempo: per amore dalle donne, per i debiti dai creditori, avrebbe dovuto chiamarsi Gabriele Rapagnetta ma suo padre, che era stato adottato dallo zio Antonio D’Annunzio e dal quale aveva ereditato non se l’era sentita di tradire il ricordo del suo benefattore e così lo registrò all’anagrafe come Gabriele D’Annunzio. Gabriele nasce a Pescara il 12 marzo del 1863 in una casa in Piazzetta dei Fiori. La sua vivacità e intelligenza inducono il papà Francesco Paolo a provvedere ad un’adeguata educazione per questo lascia Pescara nel nell’anno 1874 a si trasferisce a Prato al Collegio Cicognini. Legge libri proibiti, spesso finisce in punizione, si diverte ammiccando alle guardarobiere e studia quando gli altri dormono. Vuole avere tutto. Adora le lodi, le lusinghe, la vita e la gloria. Già a 16 anni le donne belle sono la sua ossessione. Tornato a Pescara nel 1879, per le vacanze estive, portò con sé un quaderno di poesie, la famosa raccolta da titolo “Primo vere” che pubblicò a spese del padre. “Primo vere” verrà sequestrato ai convittori del cicognini per i suoi versi eccessivamente sensuali.
La successiva estate, 1880, torna di nuovo a Pescara e così scriverà: <<>>.
Lo stesso anno si vide pubblicare con sua grande soddisfazione un suo racconto (Cincinnato) nel Fanfulla della domenica. Concluse gli studi liceali nel 1881 e finalmente arrivò alla capitale. Roma, la città giusta per le sue ambizioni. Si iscrive all’università ma non la frequenta, preferisce i salotti e le pagine dei giornali e viene accolto con gran piacere nella rivista degli intellettuali alla Cronaca Bizantina. A Roma, inizia il periodo della follia, frequentava le feste accompagnato da donne bellissime fino a quando nel 1883 sposa la duchessina Maria Hardouin. Gabriele era felice. Prima di tutto di essere lontano dai suoi creditori romani, felice di essere riuscito a rimandare il servizio militare e di aver iniziato a scrivere il suo primo romanzo “Il Piacere”. L’anno successivo al matrimonio nasce il suo primo figlio ma anche la sua prima relazione extraconiugale. Nel frattempo accumula debiti su debiti, decide che il giornalismo non lo soddisfa più soprattutto materialmente.

“Sì, quando io gioco, sento aumentare la mia propria vita,. Vivo come non mai. Tocco il limite sommo della mia forza, della mia libertà, della mia temerarietà. Chi disse che la vita è sogno? La vita è gioco. Ecco che c’ intendiamo. Io ho sempre vissuto contro tutto e contro tutti – non soltanto in fiume d’Italia- affermando e confermando…Ho giocato col destino, ho giocato con gli eventi, con le sorti, con le sfingi e le chimere.Dal tempo lontano di Montecarlo io serbo nella mia memoria certi volti di giocatori veri, senza guadagno, senza alcuna cupidigia di oro: sì, certi volti che non dimenticherò mai. Li rivedo in me con tutti i loto rilievi, come se pur ora io li lavorassi con la mia acquaforte segreta. Come diversi dai volti dei miei giocatori pescaresi, di Pescara città di Gioco, come il Vasto è città di Grazia! Li vide, li cercò, li mirò la mia fantasia tormentosa. Voglio ancora svelare ma a me stesso. Voglio dire come l’impronta della mia città natale sia stampata in me, e nel meglio di me, fieramente. Ricordare ricordare, voglio; e gettare la mia miseria nel gioco mortale.” (Cento…..e cento pagine del libro segreto)


Le donne continuano ad essere una parte importante della sua vita: “Io sono infedele per amore, anzi per arte d’amore quando amo a morte.” Ma l’altra metà era il mondo e lui voleva che il mondo sapesse di quanto egli stesso fosse capace di tutto.
Eleonora ha cinque anni più di lui, la incontra per la prima volta a Roma nel 1882. Gabriele è giovane e pieno di riccioli, è appena arrivato dall’Abruzzo.
La rivide di nuovo nel 1888 sul palcoscenico nelle vesti de “La signora delle camelie”, ma, l’incontro fondamentale e definitivo avverrà a Venezia nel 1894 e il loro tempestoso legame sentimentale durerà 10 anni., Nel 1900 D’Annunzio pubblicò “Il fuoco”, romanzo autobiografico in cui il poeta mette a nudo la loro storia d'amore, la loro intimità, divulga i loro segreti, scatenò critiche vivaci. Nel 1904 l’addio definitivo. Soltanto nel 1923, Gabriele le scrive:"Io ti amo meglio di prima", e conclude: "Ti bacio le mani tanto che te le consumo." La morte di Eleonora Duse “La Divina”, a Pittsburgh il lunedì di Pasqua del 1924, suscita in Italia una commozione enorme. D'Annunzio si rivolge a Mussolini affinché lo Stato provveda a far tornare in patria la salma. Devastato dal rimorso affermò: " E' morta quella che non meritai." Al Vittoriale, ancora oggi, è presente nella stanza chiamata l'officina una statua raffigurante il volto di Eleonora Duse che il Poeta soprannominò musa velata poiché abitualmente teneva la statua coperta da un velo per non provare dolore nel rivedere quell'immagine che la mostrava giovane e ancora bella. E lui stesso, dopo aver partecipato attivamente alla guerra in terra, sul mare e nel cielo trascorse gli ultimi anni della sua vita al “Vittoriale” in cui morì il 1 marzo del 1938.

sabato 27 settembre 2008

Vasco: Teramo nel suo destino.

di Carina Spurio

“Cosa facciamo stiamo insieme stasera/dai non andare via non inventare adesso un'altra scusa/un'altra un'altra bugia/ cosa ne pensi di dimenticare/ di lasciarci andare/ma dimmi la verità/ forse stasera è una sera che ti sentivi sola/e sei venuta qua…”

Se la vita fosse un libro basterebbe voltare pagina e trovarsi davanti un foglio candido da vergare a nostro piacimento con una nuova storia. Ma ognuno di noi sa che le pagine della vita non sono scorrevoli come quelle di un libro e che il libro della vita è fatto di mutamenti, di coincidenze, di eventi che ci travolgono mentre stiamo facendo altri progetti. Lo stesso avviene per l’amore. Nelle nostre vite incontriamo persone che ci rendono felici solo per aver incrociato il nostro cammino. Alcune conoscenze ci accompagnano per molte lune, seguendo un percorso parallelo, altre, le scorgiamo appena.
1990. Vasco Rossi pubblica un doppio live “Fronte del palco” senza immaginare che di lì a qualche anno diventerà un mito per le giovani generazioni.
Alessandra vive a Teramo. Nell’estate del 1990 decide di trascorrere un week end a Rimini con un’amica. Durante una serata trascorsa in discoteca apprende che all’interno del locale si trova il cantautore modenese Vasco Rossi. Una folla enorme si raduna nella stanza. Vasco era arrivato. Alessandra si ritrova compressa nella ressa e finisce tra le braccia di Vasco, seduta sulle sue ginocchia. Per un attimo vede il mondo lontano anni luce. Non riesce a fare a meno di guardarlo, distratta dal numero di telefono che Vasco le ha scritto sul palmo della mano e dal bagliore che guizza nell’azzurro dei suoi occhi.

”Se ti guardo dentro 'gli occhi /se ti guardo Bene Bene /tu ti nascondi/ non ti vedo mai /tiralo fuori/ quello che hai /se ti guardo dentro 'gli occhi /IO NON TI CREDERÒ MAI/ Se ti guardo dentro 'gli occhi/se ti guardo bene bene /li vedo tutti/ i pensieri che hai /non sono brutti/ poi sono i tuoi /se ti guardo dentro 'gli occhi /IO M'INNAMOREREI/”

Alessandra gli telefona il giorno successivo. Da quel giorno sono trascorsi 18 anni. Non è raro che una semplice conoscenza si trasformi in amore, semmai, è difficile restare in contatto per anni, dopo che l’amore è finito. Negli anni successivi Alessandra e Vasco si perdono di vista, fino a quando, Alessandra nel 1999 si reca a Roma al Rewind tour.

“Vivere/ è passato tanto tempo/ Vivere! /è un ricordo senza tempo/ Vivere/ è un po' come perder tempo/Vivere.....e Sorridere!......./ VIVERE! / è passato tanto tempo/ VIVERE! / è un ricordo senza tempo/ VIVERE! / è un po' come perder tempo / VIVERE....e Sorridere dei guai/ così come non hai fatto mai/ e poi pensare che domani sarà sempre meglio /OGGI NON HO TEMPO / OGGI VOGLIO STARE SPENTO!”

Dopo pochi giorni dalla partenza del tour, muore Massimo Riva, chitarrista della band oltre che autore-coautore di musiche e testi. Alessandra non vedeva Vasco da sei anni e dopo il concerto lo aspetta per un autografo pensando di non essere riconosciuta. Malgrado gli anni trascorsi, Vasco la riconosce immediatamente e la invita insieme ai suoi amici ad una festa che si terrà dopo il concerto in un ristorante nel quartiere Parioli. Da Roma andrà Bologna alla presentazione del suo libro e poi alla vota del tour di Ancona. 2008:

”Ed è proprio quello che non si potrebbe che vorrei/ed è sempre quello che non si farebbe che farei/ ed è come quello che non si direbbe che direi/ quando dico che non è così il mondo che vorrei/ Non si può/sorvolare le montagne/ non puoi andare/ dove vorresti andare./ Sai cosa c'è/ ogni cosa resta qui./ Qui si può/ solo piangere.../ ...e alla fine non si piange neanche più.”

Teramo ha un nuovo stadio. Vasco incide Il mondo che vorrei .
Si parla di un concerto di Vasco a Teramo, data zero del tour autunnale dell’artista. Dal 28 al 5 settembre 2008, il nuovo stadio ha ospitato migliaia di fans e Vasco oltre alle canzoni, ha provato la disposizione del palco e delle luci. Il concerto del mitico roker è stato per Teramo l’evento musicale dell’anno. Alessandra è ancora emozionata, continua a dichiararsi incredula. Mai avrebbe immaginato che Vasco scegliesse la sua città per una “Data zero”. Le chiedo:

Alessandra, come hai reagito alla notizia ufficiale che confermava il concerto di Vasco a Teramo? Dicono che appena arrivato abbia chiesto di te.

Sì, ma se non fosse stato lui a dirmelo non ci avrei creduto. Non ti nascondo che il primo pensiero è stato “ perché avesse scelto Teramo” e se appena è arrivato ha chiesto di me, vorrà pure dire che Teramo gli è cara no? Sono stata felice di averlo qui, gli ho anche detto: finalmente sono io ad ospitarti!

E’ il caso di dire che la vita, quando meno te l’aspetti, ti mette davanti situazioni che fanno riaffiorare tutti i ricordi che sembravano perduti.

La vita ci ha fatto incontrare, poteva finire lì, ma qualcosa ci ha trattenuti ed ha fatto in modo che non ci dimenticassimo. Io gliel’ho detto appena l’ho visto “ che ci vuoi fare? Teramo è nel tuo destino…”
Certe cose sono difficili da spiegare, accadono e basta, senza nessun motivo apparente. Le cose vanno, cambiano, alcune invece sono sempre lì, ti volti e le ritrovi intatte, forti, belle…. Vasco è una persona bella e parlo dell’uomo vero, sensibile, buono. Sono contenta di sapere che pensare a me lo faccia stare bene e che anch’io per lui sia una persona bella.

Cos’è per te Vasco?

E’ un punto fermo. A volte vorrei che nulla fosse cambiato, forse non riesco a spiegarmi come vorrei, qui l’amore non c’entra niente. Vasco è un legame profondo, affetto sincero, direi quasi sublime molto più resistente e forte dell’amore.

E questa sera Alessandrà sarà a Bari allo Stadio S. Nicola al Concerto di Vasco.
Hermes mensile. Ottobre 2008

lunedì 22 settembre 2008

" Sollevò lo sguardo verso il cielo cercando di capire perché la luminosità aveva subito un lieve cambiamento malgrado non ci fosse nessuna nuvola dietro la quale il sole poteva nascondersi. Un flusso di immagini diventò consapevolezza del presente, scandito da ogni respiro in più. Nella curva, nel cui centro imperava la grande quercia, il sentiero era interrotto. Il sogno inviava dall'inconscio strani segnali quasi volesse mettere in evidenza per mezzo di un linguaggio figurato l'impossibilità di procedere. L'acqua dall'alto della montagna scendeva su spuntoni rocciosi e finiva in una pozza fra le rocce. Il sentiero bloccato costringeva lo sguardo più avanti, a scorgere un altro passo, una via d'uscita. Vide un varco e nello stesso istante seppe che da quella strada avrebbe potuto proseguire. Al risveglio evitò di parlare del sogno. Si astenne dal racconto. Non aveva voglia di discutere. Si ripromise di valutare eventuali significati onirici a tempo debito. La visione del percorso alternativo le evitò turbamenti inutili, qualsiasi cosa fosse accaduta, aveva trovato il sentiero e -lei- non aveva problemi di tempo. Il panorama era meraviglioso: un dipinto d'autore, perfetto nelle forme e nei colori come solo i sogni sono in grado di descrivere, e quell'aria da fiaba nei giorni seguenti la turbò non poco. La terra d'origine ricorrente nei suoi sogni era un mistero. Immaginò i suoi antenati vivere in quella terra fredda e quel bosco immenso, unico mezzo per integrare un reddito derivante da una stentata agricoltura e dall’allevamento di bestiame.
Le storie. Se le senti raccontare si trasformano in perfette sequenze, come facce della realtà mai viste prima. La fantasia dei popoli è piena di immagini che una volta tramandate acquistano energia e si legano fra loro con un filo invisibile e restano impresse nella memoria di un’ infinità di persone tra passato e futuro. La montagna, sullo sfondo del cielo si lasciava corteggiare da un’enorme Aquila in volo che disegnava cerchi perfetti sulla vetta. Si chiese se ci fosse un reale motivo per il quale si nasce in certi posti invece che in altri, quasi a voler rubare i segreti divini al cielo di quel mattino. Il suo primo antenato aveva il viso sporco di carbone. Partiva al tramonto con un mulo da soma e tra le curve dei sentieri, ogni tanto, alzava gli occhi verso il Gran Sasso. Intorno, i tronchi inclinati degli alberi, in basso, un pugno di case immobili, in alto, il campo in cui avrebbe allestito la carbonaia; l’avrebbe controllata giorno e notte per 15 lunghi giorni. La vita in alta montagna era dura. Il lavoro di carbonaio era un lavoro duro, nero come l'inferno. Otto mesi nella macchia in una capanna di legno e terra, per una paga di ventiquattro soldi ogni due sacchi colmi di carbone. Un lavoro di quattordici ore comprese le ispezioni notturne alle carbonaie La colazione di un carbonaio era un caffè d'orzo. Il suo cibo era lardo o ventresca, gialla polenta e un pò di formaggio. Il suo letto, un sacco imbottito di foglie in cui riposava tra l’ululato notturno dei lupi e la compagnia dei topi, lesti a recuperare le briciole durante il silenzio della notte.”
Un romanzo dimenticato in un cassetto e la montagna, sono diventati il tema su cui creare versi, ispirandosi ai ricordi, alle favole, ai nonni, all’amore per la terra che ci riconduce alle memorie di appartenenza. Molti filosofi, in passato, hanno elaborato in vari modi la teoria dell’eterno ritorno, secondo la quale, i fatti dell’Universo, si ripetono ciclicamente. Anche in letteratura ci sono grandi ritorni alla terra natale. Foscolo e Ulisse sono uniti da un destino comune: il viaggio avventuroso, il viaggio dell’esilio. Il crudele destino li vuole lontani dalla loro terra natia, luogo in cui ci sono i legami più saldi. Ulisse rivedrà la sua terra. Foscolo sa che non potrà più tornare. L’uomo arricchisce la sua esperienza lungo il cammino chiamato vita, intensifica conoscenza e saggezza mentre il suo destino si manifesta passando dall’attaccamento al distacco fino al ritorno; “l’atto di ritornare nel luogo dal quale ci si era allontanati mossi da un bisogno di riflessione o da un necessità di ritrovarsi per ripristinare l’equilibrio perduto.” Alle origini c’è sempre una strada, una casa, una chiesa dal campanile - bianco d’inverno – che si staglia (nel nostro caso) di fronte al Gran Sasso e si trova a Nerito di Crognaleto, luogo in cui si è svolta la Seconda Edizione del Concorso Internazionale di Poesia “diVerso in Verso”2008. In questo luogo riposano le anime di coloro che hanno lavorato la terra, bruciato gli alberi, trasportato le pietre per costruire le case e le persone che sono rimaste. Molti sono andati via e ritorneranno periodicamente, altri non torneranno mai. Il poeta, attraverso il tema proposto, è stato invitato a proiettare sulla terra il suo essere modificato dalle esperienze e tra le fiabe e le storie ha rincorso sentimenti e ricordi vergandoli con parole precise e veloci, leggere e profonde, assecondando l’altro essere che si palesa al momento della creazione. La poesia è un’illusione che nasce dalla lucida ragione, si associa alle verità ricercate o sfuggite che riaffiorano nei ricordi in modo misterioso, opponendosi alle leggi del tempo come un’illuminazione improvvisa. La Terra, intesa come origine, suscita la proiezione dell’inconscio del poeta, il quale, entra in rapporto con il ricordo e narra in versi il processo della propria trasformazione che si fonde con un nuovo stato di coscienza.
L’anima è in relazione con gli aspetti sconosciuti della coscienza e riproduce il potenziale della psiche legato ai contenuti dell’inconscio collettivo, trasmessi nelle sensazioni e nella dimensione corporale dell’uomo. Anche tutte le poesie presenti in questa Antologia Poetica sono nate esplorando l’inconscio, superando i confini dell’immaginazione per raggiungere lo spazio di un verso in cui, la fantasia, dona forma alle cose e come una specie di magia tra immagini, colori e aromi, rappresenta le idee.
Carina Spurio

mercoledì 10 settembre 2008

Goran Kuzminac


di Carina Spurio

Goran Kuzminac
“Dio suona la chitarra”.
E’ il titolo del nuovo CD di Goran Kuzminac che uscirà il 1 Ottobre 2008, composto di dodici brani nuovi piu’ diversi Bonus track e registrato presso lo “Skunk Studio” di Bellante (TE) dal quale verranno estratti due singoli e un video. L’album, a cui Goran ha dato la sua impronta con la sua voce inconfondibile è stato realizzato con uno strumento che ha grandi possibilità di suoni diversi; la chitarra baritono che riesce a combinare voci armoniche incredibili e impossibili da ottenere con una chitarra standard oltre alla Batteria, Chitarra e Basso e con le collaborazioni di: Alex Britti, uno dei migliori chitarristi blues italiani in grado di produrre suoni energici e vitali che rivelano un’ottima conoscenza del linguaggio musicale; dopo il successo di “Milano”, ha riproposto la cover de “L’isola che non c’è”, cantata dal suo amico Edoardo Bennato. Glauco Di Sabatino, reduce dalla registrazione di un CD per un’etichetta giapponese con i “Sinthesis Trio” di Paolo Di Sabatino sempre allo Skunk Studio di Bellante. Oltre al cuore di Alex Britti, c’è la chitarra Jazz “Partenopea” di Antonio Onorato , l’energia di Charlie DeAnesi, la precisione di Lincoln Veronese, la giovinezza di Andrea Valeri, il basso di Anchise Vetuschi.

“Dio suona la chitarra” è un titolo originale! Parlaci di questo tuo ultimo CD!
Dio suona la chitarra, di questa cosa sono convinto. Non suona il violino che è lo strumento del diavolo, no. Immagina il Dio di Michelangelo: grandioso, armonioso, e sono anche sicuro che beve la birra e se la ride di quelli che si ammazzano. Dio è un chitarrista, è una mia profonda convinzione, gira il mondo con la chitarra e suona il blues.

Un brano del CD a cui sei particolarmente legato?
“Parole semplici”. E’ un pezzo che gli italiani non avrebbero mai scritto.

Perche'?
E’un testo strambo e molto anglosassone.Parla di uno slavo che vende rose rosse e fumo “o ha i brividi o ha la tosse”. All’interno dell’album c’è anche un altro brano molto simpatico “Bimbi Buoni e Belli” una favoletta per bambini, i quali, mentre attraversano il bosco per tornare a casa, scoprono che il lupo, la strega e l’orco sono scappati perché ci sono i politici feroci….è un’allegoria, un divertimento.

Hai registrato spesso in Terra d’Abruzzo?
L’Abruzzo è una bella terra con ottimi musicisti. “Dio suona la chitarra” è il terzo album che registro in Abruzzo.

Canti e suoni da 32 anni, libero dalle mode e dai compromessi, dal passato ad oggi cos’è cambiato nel tuo modo di fare musica?

Ho lavorato al nuovo CD mettendomi semplicemente a nudo, privilegiando strumenti ritmici che amo da sempre con la mia voce e la mia chitarra cercando di fare un album semplice come l'ho sempre desiderato, facile da cantare. Ho cercato di comunicare l'amore che sento per alcune persone, i dubbi che ho sul clima sociale attuale,i pensieri in libertà sul tempo che passa sui sogni e sulle speranze che tutti noi abbiamo.
Di una cosa sono sicuro: non venderà molte copie, come non ne hanno vendute altre mie produzioni forse piu' "commerciabili", ma sarà una cosa che riascolterò con piacere anche nei prossimi anni. Ho suonato in maniera più rilassata rispetto al passato e vorrei che tornasse di moda il buon senso.
Forse pretendo troppo?

E dopo aver assistito per 3 giorni alle registrazioni per le ritmiche; basso e batteria “Torno a casa” canticchiando una canzone del suo CD:
Torno a casa
E mi prepari una festa già lo so
Per ubriacarmi un pò si..
torno a casa
che il mondo è un circo di impuniti e
cattivi
di veline e sportivi

e poi ti dico caro amore dove sono stato
quante avventure e pericoli che ho passato…



http://www.teramani.net/

http://www.essepicomunicazioni.it/index.php?option=com_content&task=view&id=6548&ac=0&Itemid=28

http://www.napoli.com/viewarticolo.php?articolo=23305

mercoledì 20 agosto 2008

Teramo.Bibliografia.Carina Spurio

Bibliografia di Carina Spurio:

2005 - Il sapore dell'estasi, kimerik

2006 - Sensazioni d'autore, antologia poetica, kimerik

2006 - Il sapore dell'estasi, Edizione Aggiornata, kimerik

2006 - Il silenzio, antologia poetica, Napoli

2006 - Navigando nelle parole, antologia poetica, Il filo s.r.l.

2007 - Verrà il mattino ed avrà un tuo verso "Poesie d'amore" vol IV°, antologia poetica, Aletti Editore, Guidonia (Roma).

2007 - "Antologia del Concorso di Emozioni", antologia poetica, Kimerik .

2007 - "Cento poesie e una lyra", antologia poetica di poesia classica italiana “I Nuovi Poeti Italiani”, Vincenzo Grasso Editore, 2007.

2007 - Florilegio Concorso di poesia "Occhiettineri associazione culturale", Rende. CS.

2007 - " Donne in Poesia" antologia poetica, Giulio Perrone Editore.

2007 - "diVerso in Verso" I, antologia poetica. Versi in copertina e Prefazione di Carina Spurio. Edizioni Simple.

2007- Poeti e Novellieri Contemporanei, Golden Press.

2007 - Lacca di garanza, Il filo s.r.l. di Roma.

2007 – Antologia poetica "La poesia nel cassetto" Pubbligrafica Romana di Roberto Saulli.

2007 – Antologia poetica "Dedicato a…Poesie per ricordare" Vol.III. Aletti Editore. Roma.

2007 - "Di quel fuoco" versi erotici, Giulio Perrone Editore, Roma.

2007 - Enciclopedia Dei Poeti Italiani, Aletti Editore.

2007 - "Liberi"Antologia poetica, Napoli.

2007 - Antologia Poetica, La Zisa Comunicazione, Palermo.

2007 - Antologia Poetica "Verba Agrestia" V Edizione, 2007, LietoColle.

2008 - Agenda Poetica. Nicola Calabria Editore.

2008 - Antologia poetica "Dedicato a…Poesie per ricordare" Vol.IV. Aletti Editore. Roma

2008 - Antologia Poetica, Poesie al mondo. Edizioni Simple.

2008 - …Emozioni in Bianco e Nero, fiabe, poesie, racconti…Storie di carta, Antologia Poetica, Edizioni Del Poggio.

2008 – Tra Morfeo e vecchi miti. NicolaCalabriaEditore, 2008.

2008 - "diVerso in Verso" II, antologia poetica. Prefazione di Carina Spurio. Edizioni Simple.

2008 – Antologia Poetica, Il sogno: tra realtà e immaginazione. V° Concorso Internazionale di Poesia “Giuseppe Longhi” Bg.

2008 - "Conoscere la metrica" Vol.1 attraverso i poeti classici contenporanei , Vincenzo Grasso Editore,2008.


2008 - Silenziosi frutti. Silloge poetica di Stefania Pierini. Presentazione dell'Opera di Carina Spurio.

mercoledì 13 agosto 2008

Teramo, Giornata missionaria per Amazzonia


Giornata missionaria per Amazzonia, il 17-08-2008 a Intermesoli
Promotore: Padre Valerio Di Carlo; Moderatore: Vincenzo Di Michele

Domenica 17-08-2008 alle ore 16,00 , si svolgerà ad Intermesoli frazione di Pietracamela ( TE) la giornata missionaria per l’Amazzonia. Il programma prevede l’esibizione della corale Marietta Alboni di Città di Castello ( PG) e a
seguire, un interessante forum cui prenderà parte anche il Vescovo di Teramo Michele Seccia sul tema delle missioni in Amazzonia e sul contributo di Padre Samuele e Padre Geremia, entrambi di Intermesoli, alla causa missionaria. Promotore dell’iniziativa, il vulcanico Padre Valerio Di Carlo,” Segretario del Centro missionario di Assisi in Amazzonia, anch’egli di Intermesoli, che con l’occasione saluterà i propri compaesani e tutta la Comunità per recarsi poi definitivamente in Amazzonia per adempiere al suo incarico spirituale. Grazie alla sapiente trattazione di Padre Egidio Picucci verrà illustrativa in conferenza la tematica “ 100 anni di presenza dei Frati Cappuccini dell’Umbria in Amazzonia”. Sarà dunque presentato il libro del Professor Mario Tosti dell’università di Perugia che ne ha curato la stesura “ Vita di Padre Samuele Di Diodato e Padre Geremia Di Nardo”.
La poetessa teramana Carina Spurio, omaggerà i presenti con dedita poesia in onore del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II.
Moderatore del forum, lo scrittore, giornalista romano, ma originario di Intermesoli, Vincenzo Di Michele.
Roma 10-8- 2008 Vincenzo Di Michele
http://teramo.ebacheca.it/giornata-missionaria.html
Foto di Vanessa Di Sabatino

lunedì 4 agosto 2008

Modigliani a Giulianova

Modigliani a Giulianova
Programma degli eventi in occasione della mostra su Modigliani dal 2 al 24 agosto 2008, ingresso libero, dalle ore 19:00 alle 24:00,
Piazza Dante Alighieri, 2 - 64021 Giulianova alta, cuore del centro storico giuliese

Con il Concerto “Dedo” è la presentazione in musica dell’opera musicale di Delilah Gutman “Dedo”: all’esecuzione di temi tratti dall’opera e dal repertorio pianistico e vocale di Erik Satie – Laura Catrani, soprano, e Delilah Gutman al pianoforte - ieri, si è aperta ufficialemnte la mostra dedicata a Amedeo Modigliani. Nella cornice del centro storico giuliese si sono alternati con i testi poetici tratti dal libretto dell’opera e recitati da Gianluca Reggiani. Il libretto, scritto da Salvatore Ritrovato ed elaborato con la partecipazione di Delilah Gutman, racconta con la Parola e la Musica, della Poesia, della Bellezza e dell’Amore nella Vita e nell’Opera del grande Maestro Amedeo Modigliani. Il Concerto “Dedo” è la parte spirituale del progetto che la Galleria Rosini ha dedicato ad Amedeo Modigliani raccogliendo da sempre i suoi capolavori al fine di scandire le tappe più significative della vita del grandissimo Maestro con le sue opere.

Sono circa 10, le opere, fra disegni tecniche miste e sculture saranno esposte per l’occasione. Questi capolavori di Modigliani, vengono esposti dal 1999 in Gallerie e Musei con il nome di “Collezione Rosini ”. Negli ultimi 3 anni la “ Collezione Rosini ha partecipato alle mostre di Modigliani della Biennale di Venezia, poi trasferita a Cagliari, Domodossola e appunto Roma.
Il programma dei prossimi giorni
Domenica 03/08/2008

Ore 21,30 Cinema sotto le stelle Proiezione del film “I colori dell’anima” ispirato alla vita di Amedeo Modigliani Con Andy Garcia e Elsa Zylberstein
Martedì 05/08/2008
Ore 21,30 Evento dedicato ad Anna Magnani nel centenario della sua nascita Proiezione dei film più importanti della sua carriera L’evento continuerà anche nei seguenti giorni: 17/19/21/26 Agosto VERSI VERSO IL MARE – Rassegna di poesia con autori teramani a cura del circolo culturale “Il Nome della Rosa”di Giulianova Alta
Venerdì 22/08/2008
ore 21.30 Nuvole e spume” Presentazione di: Francesco dott. Camerino (Prefetto di Teramo) “Tra Morfeo e vecchi miti” presentazione di Carina Spurio Serata condotta da Azzurra Marcozzi Lettura di poesie a cura di Anita Di Marcoberardino
Sabato 23/08/2008
Ore 21.30 “In punta di piedi” Presentazione di Eugenia Di Giovanni Libro Italiano World Presentazione di Gabriella Falanga Serata condotta da Simone Gambacorta. Lettura di poesie a cura di Anita Di Marcoberardino CONCERTO di Lorenzo Piccioni ”La chitarra senza frontiere”
Domenica 24/08/2008

Ore 21.30 “Treno in corsa. Treno in sosta” Presentazione di Giuliana Sanvitale “Grandangolo” Presentazione di Nicola Catenaro Serata condotta da Simone Gambacorta Lettura di poesie a cura di Anita Di Marcoberardino e CONCERTO JAZZ “Fabrizio Mandolini e Walter De Federicis duo” (sax e chitarra)

sabato 26 luglio 2008

Il crepuscolo si arrende alla notte..................


Il crepuscolo si arrende alla notte. E' nera. Senza stelle. La Luna, nascosta tra la Terra e il Sole agita i fantasmi e l’aria profuma di nuovi destini legati in sottili fili di tenerezza."Non so se tu lo sai ma io non mi sento mai sola. Non credo più a nulla. Non ho più un pensiero. Osservo il mondo, lo esploro, cammino volando nel vuoto perdendo e ritrovando un senso al ricordo di un sogno. Spesso dietro il volto della vita non vedo niente e se colgo il mistero è per un attimo solo. Mi ubriaca la prima goccia di luce al mattino. Assaporo il piacere di essere ancora viva, spesso sorrido al vento che soffia tra i rami e le foglie, alle nuvole grigie e gialle, alla sensazione d'immenso che spesso non contiene suoni e parole."Questo, avrei voluto dirti di me, se il suono delle mie parole non si fosse perso in un niente! E quel niente è diventato un nuovo istante da cui ricominciare. Oltre il niente ci sono le anime, ci sei tu che in questo momento della storia mi vieni a cercare su paralleli lontani. So che prima non potevi vedermi, forse, mi sentivi. So che c'è qualcosa nei nostri risvegli. Nei silenzi. Nell'abisso delle nostre terre. Non voglio pensare al domani e tu vuoi fermare il tempo. Mi vuoi accanto. Tra i sibili della notte e gli umani errori, vuoi svegliarti al mattino con me accanto. Per me ogni notte ha le ali del vento e tra nuvole e cielo non voglio sapere da dove arrivi, né, dove mi porti. Vorrei solo oscillare senza fine incollata al tuo respiro, urlare parole di gioia che risuonano nei cuori del mondo e vivere di attimi abbracciata alle mille paure dell'amore. Spesso ho bisogno di perdermi nei frammenti dei nostri esseri. Rubarti gli sguardi ad occhi socchiusi, prima che la notte, vestita di inganni, ci riempia l'anima di nuove emozioni. Solo allora vaneggio illusioni, entrando ed uscendo dalla mia confusione e con essa, ti desti. Ti muovi nei miei gesti. Ti amo, se dormi. Le mie dita dello stesso colore del cielo ti sfiorano gli occhi. So di averti. Il tempo passa. Anche quando non ci saremo più, passerà. Vorrei vedere la mano che allenta i nodi di mille vite e libera le anime dal filo dei ricordi, recarmi nel luogo in cui riposano gli amori finiti per affrontare il dilemma. Il fato, adesso, ci lancia nell'aria come un arcobaleno di farfalle e nelle notti d’amore, inseguo il tuo odore, ringraziando quella stella che ha mentito ed è andata ad illuminare sentieri proibiti senza diminuire il suo splendore. Se la vita è solo fantasia, volerò sulle ali dell'incertezza e ti racconterò una storia in cui nuvole bianche corrono da sempre sui soliti cieli e i destini, spesso, sono aborti di coraggio. Il colore della nostra pelle è diverso. Diverso è il suono delle nostre parole, eppure, nei silenzi e nei respiri sono uguale a te. Il paradiso è senza mura. La nostra voce è una sola. Se penso che tutte le anime tornano perchè hanno peccato, comprendo che il mondo non lo pieghi, gira, è la ripetizione noiosa di un sogno rotondo, infinito, vuoto, che ruota ansioso tra giorni, notti, meteore ed eclissi. Il mondo non chiede perdono, continua a girare e non esisterà oasi o miraggio, delirio o perdono, all'urlo sepolto nelle scure viscere."Scatta una foto, dai! Una foto con perle, conchiglie, coralli e giada. Lega un laccio alla mia caviglia. E che sia per un minuto la mia prigionia! Prima che arrivino i soffi del vento. Prima che il sogno diventi un'invenzione e il cielo finga di essere il mare in un posto qualunque, in un posto che non si dimentica."Una storia d’amore è sempre la stessa. Inizia con i suoni che non avevi mai udito prima e l'aria, la senti scendere giù, sempre più giù, quasi ne percepisci il punto più profondo. I silenzi diventano musica. Li senti suonare come note fuori dagli spazi. Note perverse dai sibili assordanti; ed è Amore. Al suo arrivo la Luna diventa verde, nero il ghiaccio e la nave scivola su un mare rosa tenue. Chi è Amore? Forse una porta chiusa e mentre il tempo scorre, sai che da Amore non si torna più indietro. Strane percezioni acquistano vita in certi momenti è come se il cuore ad un tratto diventasse leggero, un'ala di gabbiano uscisse dall'anima in volo e le sensazioni diventassero una miscela di energie provenienti da un tempo remoto. Sono questi i momenti in cui è necessario lasciarsi andare raggiungendo la vera completezza, riproducendo semplicemente un atto primordiale affinchè la vita continui ad esistere. Dopo mille vite, più che comprendere, dovremmo cercare di prendere, l'unico gesto capace di metterci pace. Di notte, nel sonno, ti osservo dormire. Sospiro. Mi giro su un fianco. Il mio naso è sul tuo. Ti bacio. La notte occulta il mio essere schiava di un corpo, un odore, un sapore e immagini, danzano nel tempo e in terre lontane."Io ti ho vista già." mi dici."Io mai." rispondo."Ma i ragazzi che si amano/non ci sono per nessuno/ e se qualcosa trema nella notte/ non sono loro ma la loro ombra/." ...un verso famoso mi suona nella mente. Non sono una ragazza.Lampi brevi ed improvvisi mi tagliano la mente. Violente sensazioni sincopate mi straziano l'anima. Vivo di forme di amore, di nostalgie e di follia, tra mille fogli sparsi nel letto che tingo di nero come il flusso della mia coscienza. Mi chiedo dove sono le tue donne? Legate ancora alle catene di un amore finito? Imprigionate nei sensi? Ti cercano ancora nei secoli? Sopportano ancora in silenzio come solo le donne della tua terra sanno fare? Ed io, nel tuo letto, non ho più paura e con la lingua tra i denti, cerco un sospiro d’amore che mi salvi. Forse è la fine di tutto, o l'inizio di qualcosa, oppure è l'inevitabile passo di danza che suona di fato. Da mesi respiro parole dal suono diverso, le fermo fra le tue labbra chiuse mentre lascio scivolare le mie dita sui tuoi occhi neri; è un sogno d'inverno ma accanto a me, tu non ci sei, e nei caldi frammenti dei sensi cerco i ricordi per cancellare le interminabili attese. Sulla mia pelle, da ieri, ho tatuato tre stelle e ancora ti aspetto nel buio della notte, nero, come le sere sporche nella casa del vento perse dietro alle schegge di lontani ricordi tra il pozzo e il giardino in cui candide verità volarono come fumo di incensi bruciati sulle speranze in una notte senza fede. Ormai ci sono dentro, ad ogni sguardo ti dico: "Resta!" e mangio neve, sillabando piano le nostre parole d'amore. Ho sperato di lasciarmi alle spalle l'inverno, ho immaginato le tue mani sempre smaniose su un corpo nuovo da stringere forte. Intanto è arrivato Natale e noi siamo ancora qui che incolliamo le stelle al soffitto, in attesa di lui, del suo primo respiro. Siamo qui, con le mani intrecciate. Tra poco mi chiederai di stringerti a me, nudo, come un segreto sospeso al centro delle nuvole per oscillare abbracciati nel sapore di un bacio, al confine di un gesto fragile come noi.La mia voce arriverà dal profondo e tra i gesti, il viso, la bocca, i gomiti, le braccia e le gambe, ti sussurrerà;"Fa che sia amore, solo amore!"Le notti d'amore non hanno tempo, scivolano nei respiri confondendo ragioni e ci stupiscono come l'ultimo aquilone appeso nel blu che accarezza un pezzo di cielo, diventano eterne tra il desiderio e la gioia e si perdono nei frammenti d’azzurro che cancellano i rigidi confini della tua terra. Tra poco, ti sentirò dire “noi” con un suono intimo e diverso e avrò ancora il fiato sospeso.
carina.spurio@libero.it

venerdì 25 luglio 2008

Carina Spurio. Poesie.

Seta

Soffierai sui fili invisibili
della nostra storia,
voleranno liberi
mostrando il colore
nei varchi del vento.
Il giallo del sole
illumina il rosso del mio bacio.
Le tue mani
libere sul mio corpo
seguiranno la via della seta.

Carina Spurio

http://piccolavenere26.spaces.live.com/blog/cns!C6F655D16AFCCA26!546.entry



Carina Spurio, Italia
Sesto senso


Vivimi così,
intenta ad unire fiaba e desiderio
tra le righe di una poesia
lontana dal mondo.
Tienimi così,
tra le mani,
ignorando la mia anima inquieta
in balia dell'umore
di un attimo.
Prendimi così,
accesa come scintilla di fuoco
che illumina la notte,
mentre antitetiche parti di noi,
ballano in silenzio,
in cerca di un suono percettibile.

http://isla_negra.zoomblog.com/archivo/2008/07/02/carina-Spurio-Italia.html

venerdì 4 luglio 2008

Teramo. Alter Ego. Rainska

Rainska
di Carina Spurio

I Rainska, alle ore 19, presso Alter Ego Internet Cafè a Largo S.Carlo presentano il singolo dal titolo; “Le Notti” che anticiperà l’uscita (prevista per settembre 2008) del nuovo album dei Rainska “Lo specchio delle Vanità”.
La presentazione sarà accompagnata da un fresco e ricco aperitivo e da un ascolto dei pezzi tratti dal singolo.
Il gruppo sarà a vostra completa disposizione per spiegare la lavorazione del nuovo album ed esporre i numerosi progetti futuri.

Formazione Rainska

Lorenzo Reale: Voce
Pierpaolo Candeloro: Sax
Angelo Di Nicola: Chitarra
Lorenzo Mazzaufo: Batteria, percussioni
Daniele Giannattasio: Basso
Giovanni Candeloro: Tromba
Michele Ginestre: Trombone

Contatto: www.myspace.com/rainska

martedì 24 giugno 2008

Teramo. Carina Spurio

tracciati di cultura, tradizione e società
Buono e Bello
n.07_giugno 2008

Genio e follia
di Carina Spurio

Molti personaggi geniali nel corso della loro esistenza hanno incontrato la follia. In varie culture ed epoche storiche si è spesso riscontrato un legame tra lo stato maniaco-depressivo e il temperamento artistico e per via di queste testimonianze, tramandate nei secoli, “arte e psicosi”, hanno formato un connubio di grande fascino. Sia l’Arte che la Psichiatria hanno un punto in comune; le esperienze emotive. Se la psicosi corrisponde ad uno stato di perdita, l’arte permette alla mente di accedere nel luogo in cui la creatività è libera di manifestarsi ed esprimersi. Arte e follia sembrano coincidere nel momento in cui la sofferenza viene dominata dalla creatività e l’anima si rivela attraverso l’espressione artistica; forse la follia spiega le ali del genio?
Nel soggetto psicotico avviene una graduale perdita di contatto con la realtà, un distacco che in alcuni casi pregiudica la capacità di comunicazione. Quando la logica di pensiero e quella di comunicazione si alterano, la continuità tra passato e presente viene compromessa.
Il cervello di fronte alla realtà si modifica, la cambia, e il soggetto che soffre di psicosi confonde la realtà esterna con quella interiore dando origine ad un rapporto diverso con la vita concreta. L’Arte, sembra l’unico processo in grado di portare alla creazione di nuove realtà, di stimolare un canale di comunicazione in grado di contenere nuove percezioni nell’innocenza di mani intrecciate che scorrono su forme e colori tra realtà e fantasia. La psicosi è un vuoto; l’impercettibile pensiero dominante di un’assenza che nuvole dense all’orizzonte colorano di grigio. Parole e suoni sono lontani. Nella trappola del suo sentire, la malattia mentale, altera le capacità percettive ed emotive dell’artista e interferisce sull’espressione pittorica, musicale, letteraria. Il soggetto colpito, sente di non appartenere a se stesso e inizia a subire influenze e persecuzioni di forze esterne ed il treno della vita, viaggia su un “doppio binario”, pervaso da deliri e popolato, in alcuni casi, da individui fantastici. La relazione tra creatività e follia affascina e inquieta gli esseri umani da secoli, attraversa epoche storiche nell’occidente, si attenua nel Medio Evo, ritornerà attuale nel Rinascimento, subirà ancora trasformazione nel Romanticismo, quando, arte e psicosi sembrano ospitare il genio della sregolatezza che tormentò artisti come Michelangelo e Caravaggio.
L’artista è imprigionato da un pensiero fisso che lo esclude e quel vuoto dentro, si dilata a dismisura, tanto, da colmare l’universo.
Non sente più nulla fuori di sé. Dentro di sé, cattura l’angoscia, che diventa la condizione per creare la formula, il colore o il suono imprevisto.
“Genio e follia” sembrano un binomio ideale per produzioni creative, vivono ancora intrecciati nella leggenda del genio incompreso. Fu durante il Positivismo, reazione al Romanticismo, che il legame tra genio e follia verrà valutato in maniera diversa. In quel periodo, Cesare Lombroso (Antropologo, criminologo e giurista italiano, 1835 - 1909), cercò una relazione tra il genio, il folle e il criminale. Le potenzialità all’eccesso sembrerebbero ereditarie. L’ereditarietà per alcune malattie è un dato riconosciuto. Sulle teorie di Lombroso si intersecano gli studi di uno psichiatra inglese H. Ellis. Una sua statistica, condotta su 2000 personaggi famosi britannici, confermò il 5% di psicosi, confutando le teorie di Lombroso. Altri studi e statistiche compiuti successivamente tra la Germania e l’Islanda confermarono un legame tra creatività artistica e disturbi schizofrenici e tale associazione si riproduceva anche sui discendenti.
Sembra chiaro che nel dolore della perdita, si attiva la fantasia. Si crea. Si notano cose insospettate. Tutte le porte sono aperte. E l’artista racconta la sua storia personale mentre fugge dalla realtà esterna e se la malattia è un disagio, il suo vuoto, diventa un terreno fertile.
La storia ce lo racconta con la creatività forsennata di van Gogh, l’allucinata disperazione di Edward Munch, in cui, genio e follia inventano un cammino su un percorso che unisce due mondi, quello normale e quello diverso.
Molti personaggi famosi nel corso dei secoli, sono stati preda di varie patologie psichiatriche (politici, grandi scienziati, pittori, scultori, musicisti, scrittori, registi e poeti) ad iniziare dalla depressione all’asocialità, dall’anoressia alle ossessioni, ed hanno trovato nella follia la spinta per creare. Dunque "l'Opera contiene tutte le contraddizioni dell'essere, le stesse possono appartenere al mondo intero". Questa affermazione sembra contenere la catarsi delle emozioni aristoteliche, secondo cui, l'opera teatrale, esercitava potere sullo spettatore perchè scioglieva in quest'ultimo le tensioni accumulate nel quotidiano. Se ne deduce che l'arte può ricongiungerci con l'altra parte di noi e illuminare i lati bui della mente umana.


In “De Tranquillitate Animi” Seneca afferma che nessun grande ingegno fu mai senza una mistura di follia.

Il discorso – spiega il Dott. Gianferruccio Canfora, Direttore del centro di Igiene Mentale di Teramo- va definito. Se ci riferiamo alla “follia” in quanto “malattia” il discorso cambia perché nella malattia il pensiero non è logico ma alterato. Se invece la “follia” è intesa come pensiero diverso dal razionale e non ad alterazioni della forma del pensiero questo ci può ricondurre all’intelligenza creativa.


Genio e follia sembrerebbero proporzionali negli individui: chi ha più ragione potrebbe avere anche più follia? La domanda sembrerebbe giustificare la compresenza di genio e follia nelle biografie di molti artisti e scienziati.


Non c’è mai una sola forma di intelligenza ma tante. Di solito noi ci riferiamo all’intelligenza logico-razionale ma ce ne sono molte altre, ad esempio, quella analitica, legata alla capacità di scomporre e di esaminare, quella pratica, che si riscontra nell’organizzazione e quella creativa; la capacità di intuizione, immaginazione e di produrre novità. Se quella che noi chiamiamo follia non è altro che l’intelligenza artistica , una forma di pensiero analogico,questa allora non è malattia , che è intesa invece intesa disgregazione delle funzioni sia logico- matematiche che creative.


Per quanto la riguarda; addentrarsi nei meandri della psiche umana la ritiene una fortuna?

La considero una fortuna. Sono legato alla mia professione che ho scelto e che sicuramente può essere pesante solo relativamente alla routine che essa comporta.

La nostra epoca è narcisista, individualista, paranoica. Siamo tutti invitati a godere degli stessi oggetti, ci isoliamo, ci rifugiamo nei riti del nostro malessere. L’inadeguatezza alle condizioni standardizzate può corrispondere ad un disagio?


No. Non ritengo sia l’inizio di un disagio, anzi, la ribellione rispetto alla standardizzazione delle proposte comunicative del mondo moderno è in realtà l’espressione di una sanità, è la ricerca di un qualcosa in più rispetto a ciò che la consuetudine ci propone. Se l’uomo si appiattisce entra in un mondo di asfissia ed una persona sana allora ne sente il disagio e va alla ricerca di qualcos’altro. La ricerca di altro è la ricerca normale e umana della conoscenza. Ritualità e consuetudine sono forme di controllo, ci si adegua per paura o per eliminare l’angoscia ma dopo, manca sempre qualcosa.

domenica 27 aprile 2008

E non finisce mica il cielo.

tracciati di cultura, tradizione e società
Buono e Bellon.08_Luglio 2008




E non finisce mica il cielo.

La famosa cover dell’indimenticabile Mia Martini a Sanremo Famosi e al Festival di Saint Vincent, interpretata dalla cantante abruzzese Anna Pompetti.


di Carina Spurio


Un talento fuori dal comune ed un successo che poche cantanti emergenti possono vantare sono le qualità di Anna Pompetti che ne fanno un caso unico nel suo genere. La storia di Anna è recente. Inizia per hobby cantando nei karaoke e nei locali di piano bar. Studia canto dal 2001 con una costanza senza eguali. Il suo insegnante di canto è il Prof. Pierpaolo Salvucci, (management teatrale e grande lirico che ha collaborato con Giovanni Allevi) il quale vanta scoperte importanti, alcune, dai nomi prestigiosi; è stato prima insegnante e poi personal trainer della cantante Linda Valori, terza classificata la Festival di Sanremo 2004. Ho una personale e particolare simpatia per i nuovi talenti, li trovo positivi e pieni di energia, caratteristiche che puntualmente ritrovo in Anna Pompetti.



Come nasce Anna Pompetti a livello artistico?


Su consiglio del professor Pierpaolo Salvucci, partecipo al Festival dell’Adriatico e vinco il Premio “Alex Baroni” come migliore interprete cover, successivamente vinco il Festival Canta Beach, organizzato dai bagni “La Primula” di Alba Adriatica.


In che modo arrivi alle selezioni di Sanremo famosi? Racconta!


Durante una serata di piano bar, accompagnata dal pianista Fabrizio Tucci, vengo notata dal direttore generale della B.N.L (Marche, Abruzzo e Molise) Giulio Porrini, il quale mi consiglia di partecipare alle selezioni Sanremo Famosi e al Festival di Saint Vincent. Cerco gli indirizzi su Internet e vengo contattata poco dopo per partecipare al primo casting che è avvenuto a Frosinone con la giuria presieduta da Pino Mango. Vengo selezionata e concorro in finale insieme a 36 cantanti. Contemporaneamente vengo contattata anche per partecipare al casting di Saint Vincent e partecipo alle preselezioni che si sono svolta a Milano con la cover di Mia Martini “E non finisce mica il cielo” superando la selezione alla grande.


A questo punto?


I produttori mi consigliano di presentarmi con un pezzo inedito. Contatto Aldo Ruggieri (cantautore) che scriverà per me alcuni brani inediti con le musiche di Flavio Pistilli (arrangiatore del cantante di origini pescaresi Giò Di Tonno). L’incontro con questi due artisti segnerà una svolta nella mia carriera, con uno di questi testi supero le preselezioni per il Festival di Saint Vincent e arrivo ad esibirmi come finalista tra l’emozione e la felicità al Teatro Culturale Albertoni di Ivrea..


Hai conosciuto molti artisti e cantanti famosi a livello internazionale chi ricordi in maniera particolare?


Ricordo il cantante Gatto Panceri durante la premiazione al Festival dell’Adriatico, il quale, mi ha definita una ragazza dalla grande voce e dal grande talento ha poi concluso dicendo che in tanti anni di carriera non aveva mai sentito interpretare così intensamente una cover di Mia Martini. Del casting di Sanremo Famosi ricordo con emozione il mio incontro con il cantante Pino Mango, anche lui ha elogiato le mie doti vocali ed ha terminato affermando che “Vincere o non vincere Sanremo Famosi non era tanto importante quanto andare avanti”.


Una tua esibizione indimenticabile?


Al Mion Grand Hotel di Silvi Marina, durante una serata dedicata ad uno stilista di gioielli, mi sono esibita con il maestro Fabrizio Tucci al cospetto di due opsiti d’onore; Andrea Pelusi (musicista dell’orchestra della scala di Milano) e Piero Mazzocchetti (Finalista a Sanremo con Schiavo d’amore).


Qualcuno ha associato la tua voce a quella di interpreti famose?


La mia voce è stata paragonata alla voce di Nicky Nicolai, Giorgia (i suoi pezzi li eseguo in tonalità originale) e Whitney Houston

martedì 22 aprile 2008

Teramo.Poesia








Intervista di Marco De Federicis


E' uscito da poco i tuo terzo libro di versi "Lacca di garanza", una raccolta di 48 poesie che rappresentano la tua consacrazione in campo internazionale. Cosa ha rappresentato per te questo volume?


Quasi tutte le poesie presenti nel libro sono nate osservando opere d'arte e nel libero errare dei sensi ho fissato in versi la mia totale immedesimazione con esse. La scrittura e l'immagine si sono fuse nel mio inconscio diventando unico sentire che scivolando sui colori delle opere degli artisti è diventato un colore nuovo che mi ha fatto condividere i versi Pessoa "Il poeta è un fingitore...." nella Poesia "Nero di vite", nata osservando l'Opera d'arte di Giovanna Liberatoscioli dal titolo "Elisabetta", oltre a rivivere l'atto creativo dell'artista, ne ho percepito anche lo stato d'animo " e così scrivo: “ti dipingo con i colore dell'anima: invento l'amore!" E il poeta arriva a sentire con l’immaginazione come dice Pessoa; "Finge così completamente/che arriva a fingere che è dolore/il dolore che davvero sente".

"Lacca di garanza" è un piccolo universo in versi in cui , la vaghezza musicale, si affida al viaggio solitario tra le opere d'arte che si compenetrano tra sintassi e ritmo mentre riflettono colori e sfumature sorprendenti. Questo volume mi ha dato la consapevolezza di esistere nella letteratura "ufficiale”. La Casa Editrice romana consente alle pubblicazioni dei nuovi autori la massima visibilità per mezzo vari strumenti diffusivi come la Radio e Internet, io stessa ho partecipato alla trasmissione radiofonica "La luna e i falò" e sono stata inserita sul sito www.ilfloonline.it e sui siti che ospitano le principali case editrici italiane www.ibs.ir e www.unilibro.it. Di recente, "Lacca di garanza", dopo un’attenta e accurata selezione da parte della casa editrice "Il Filo", è stato inserito tra i titoli alla festa del Libro e delle Culture Italiane che si è svolta a Parigi l'1, 2 e 3 febbraio, 2008.



Da dove ha origine il titolo “Lacca di garanza”?


Nasce da una lezione di pittura alla quale ho assisito. Il rosso era un colore ricorrente nelle opere degli artisti che ho commentato in versi, dunque, non mi sono limitata ad osservare solo le figure nel globale o camminarci dentro ma ho voluto conoscere anche i nomi specifici dei colori. La radice della garanza o robbia contiene sostanze coloranti e principalmente: l'alizarina e la porporina. Dalla radice essiccata si ricava un pigmento laccato rosso che si impiega per realizzare un colore ad olio.



Scoprire la Poesia è stato il risultato di un processo o è stato per illuminazione?


Direi il risultato di un processo. Ho iniziato a scrivere da giovanissima ma ho pubblicato le prime poesie tardi. A causa della mia eccessiva immaginazione i miei stati d'animo possono sconfinare l'uno nell'altro e in pochi minuti oltre al solito gesto scontato e quotidiano riesco ad assecondare un pensiero che mi trascina altrove. Sono una sintesi di due entità a spasso tra il reale ed il fantastico. Per me l'elemento inconscio ha sempre avuto una grande importanza, per questo l'ho lasciato libero sulla carta, considerando a priori che in certe affermazioni avrei anche potuto non riconoscermi. La mia penna a contatto con la carta non ha mai seguito un tratto continuo, sono sempre andata a capo. Tecnicamente la Poesia è più ardua della prosa, ha bisogno di una dose di perfezionismo e di ricerca nei termini e a me piace moltissimo concentrare in esili versi parole vigorose che rotolano nei suoni e non osano domande perchè temono risposte.


Scrivere una Poesia è come scrivere un'autobiografia?


Sì. Ci sono momenti di estrema intimità in un verso in cui attimi di esaltazione rielaborano ricordi, momenti, l'amore.



Quali sono stati i poeti che hai amato di più?


Da adolescente amavo Foscolo. Il mio insegnante di Italiano, Don Mario Quaranta, aveva uno strano modo di comunicarci la letteratura italiana. Durante le lezioni sembrava entrare in una sorta di catarsi poetica fino ad arrivare ad un' immedesimazione talmente forte che lo rendeva ultraterreno e "all'ombra dè cipressi e dentro l'urne" sembrava di esserci davvero. Foscolo mi accompagnò fino alle superiori diventando il protagonista degli esami di maturità. Successivamente conobbi Neruda e mi innamorai della sua poesia dai suoni dolcissimi e avvolgenti. Ammiro anche alcune donne, ad esempio la Merini ( alla quale ho dedicato un articolo su "Hermes" mensile dell'alto aterno, L'Aquila.), la Cvetaeva. Leggo poesie in base ai giorni ed agli umori, come tutti, credo.



L’ultimo libro che hai letto?


La biografia di Gabriele D’Annunzio.


Un libro a te molto caro?


Il codice dell’anima di J. Hillman



Qualche notizia sui tuoi progetti futuri?


E’ in stampa il mio quarto libro di versi dal titolo “Tra Morfeo e vecchi miti” questa volta il titolo nasce da un verso estrapolato dalla poesia “Euritmia cromatica”, vincitrice del II° Concorso Nazionale in metrica Dante Alighieri che si è svolto a Padova. La poesia e stata gentilmente concessa e commentata dal Dott. Vincenzo Grasso Editore. Il libro avrà la prefazione di un importante e storico giornalista abruzzese il Dott. Sandro Galantini. Il 2008 prevede un doppio appuntamento con l’estero, sono stata invitata al Convegno Internazionale “Dìtet e Naìmit” che si svolgerà a Tetovo (Macedonia), dedicato al più grande poeta del rinascimento albanese, Naim Frasheri.