martedì 9 marzo 2010

Flavio Pistilli di Carina Spurio

Flavio Pistilli

Un nome e un suono vibrano lungo la tastiera.

di Carina Spurio

Il suo esordio è comune a quello di molti altri artisti ma è bello ripercorrerlo insieme per donare ai giovani talenti la voglia di sperare che un domani il vero impegno possa essere premiato.

Quando ha scoperto che il suo strumento era la tastiera?

Dopo aver chiesto e ricevuto per natale una chitarra (parliamo di trent’anni fa), ho iniziato a prendere lezioni da un amico di famiglia. Strimpellando strimpellando mi sono ben presto accorto che non era il mio strumento, mentre impazzivo letteralmente per la tastierina bontempi che aveva mia cugina (la c.d. pianola). Vista l’esperienza non proprio positiva con la chitarra, ma per assecondarmi comunque nel desiderio di avere tasti bianchi e neri da suonare, i miei optarono per una “clavietta” a fiato, che, però, fu sufficiente a far capire loro che questa volta era nata una grande passione! Allora la mia famiglia viveva a Brescia e, dopo il trasferimento in Abruzzo, ho iniziato a prendere lezioni di pianoforte. Al tempo stesso coltivavo la passione per l’elettronica e l’informatica, ed ovviamente per la musica elettronica le tastiere anzi… proprio queste avevano su di me un ascendente molto forte.

Lei è autodidatta oppure ha seguito delle lezioni?
Dopo aver preso lezioni da un insegnante privato ho seguito un percorso didattico classico, fino a quando ho realizzato che il mio futuro musicale si modellava più attorno al mondo delle tastiere e della computer music che del pianoforte classico. Ho proseguito quindi il mio percorso didattico verso lo studio del pianoforte moderno e delle tastiere. Parallelamente ho studiato informatica, ed è stato molto semplice e naturale fondere le due ed approdare nel mondo della computer music.

Quali sono i pianisti/tastieristi che piu’ l’hanno influenzata?
Sin da bambino ero fortemente attratto dalle sonorità di tastieristi come Vangelis, Federico Monti Arduini (Il Guardiano del Faro), Joe Zawinul (Weather Report), Keith Emerson, Vittorio Nocenzi (Banco del Mutuo soccorso), Flavio Premoli (PFM), Richard Wright (Pink Floyd), Russel Ferrante (Yellow Jackets) e molti altri. Per quanto riguarda il pianoforte in senso più “stretto”, nel mio background ci sono Dave Grusin, Chick Corea, Oscar Peterson, Michel Petrucciani, Keith Jarrett, ma anche Glenn Gould, Arturo Benedetti Michelangeli, Maurizio Pollini… l’elenco potrebbe continuare per ore!

Il suo esordio?
Il mio esordio sul “palcoscenico” risale all’estate del 1985, quando mi sono ritrovato a sostituire saltuariamente il tastierista di un duo che si esibiva sulla costa… La prima formazione che ho fondato risale al 1987/88, con la quale abbiamo fatto molte prove e più o meno una quindicina di concertini. Poi ho fatto gavetta in varie formazioni di volta in volta più affermate, suonando in feste di piazza, sagre, chalet, alberghi, ristoranti, campeggi, matrimoni… e chi più ne ha più ne metta. Investivo tutto quello che guadagnavo nell’acquisto di nuovi strumenti musicali, per poter essere sempre tecnologicamente all’avanguardia ed accrescere il mio “arsenale musicale”. Ricordo che nel 1991 acquistai il mio primo vero computer per fare musica, un Apple SE/30, e ricordo anche che mi costò più della macchina! È stato in quegli anni ho fatto il mio salto di qualità, ed ho iniziato ad essere apprezzato e “richiesto” per ciò che sapevo fare. In poco tempo mi sono ritrovato a suonare con professionisti affermati. Il mio sogno si era realizzato!

Ci parli del sodalizio con i “Sosta Vietata” la band in cui suona e che ha all’attivo un numero notevole di serate oltre ad un leader carismatico, ma soprattutto della vostra decisione di creare una struttura dedicata alla musica a Teramo.
L’idea dei “Sosta Vietata” arriva in un momento in cui sentivo l’esigenza di chiudere una bella e gratificante parentesi, sino a quel momento positiva, ma che aveva esaurito le proprie risorse. Con alcuni amici decidemmo di convergere le nostre energie in un questo nuovo progetto. I “Sosta Vietata” nascono con un repertorio attentamente studiato e preparato prima a tavolino e poi con diversi mesi di severe prove. Arrivarono anche i primi brani originali scritti da me, con i quali partecipammo anche a concorsi nazionali con ottimi risultati. Nel corso degli anni il baricentro della band si è spostato verso un repertorio più commerciale (principalmente Dance 70/80 e Revival), ma sono rimaste inalterate le solide basi sulle quali si fondava. A distanza di circa 15 anni nei “Sosta Vietata” militano ancora i 4/5 della formazione originaria. È proprio questo grande sodalizio, sia artistico che umano, che ci ha spinto a creare una struttura dedicata alla musica nella nostra città: è così che nasce Faremusika!

La musica e i giovani! Un consiglio a chi vorrebbe fare musica?
Il consiglio che dispenso più di frequente ai giovani che si avvicinano a questo meraviglioso mondo è che la musica per loro potrà rappresentare una seria professione o un semplice hobby; questo dipende da tantissimi fattori. Di certo saranno l’energia, la costanza, l’attenzione e l’amore che profonderanno nel fare musica a fare la differenza, ed in ogni caso le emozioni che ne ricaveranno ripagheranno gli “sforzi”.

Cosa ne pensa della scena musicale del nostro territorio?

Penso che ci sia un grande fermento. Non credevo ci fossero così tante persone che coltivano questa passione, e che si cimentano in progetti musicali. Anche in questo caso mi sento di ribadire il consiglio di prima: esorto tutti quelli che credono in un progetto a portarlo avanti con grande dedizione. Potrà concretizzarsi in un grande successo discografico e di pubblico o magari no, ma se fatto con il cuore resterà scritto in modo indelebile nel libro dei ricordi più belli.

C’è qualche band che l’ha colpita in maniera positiva?
Ho sentito progetti interessanti ed altri meno, ho sentito cose che mi hanno colpito positivamente ma anche negativamente. La produzione di artisti locali è un’altra delle avventure nella quale Faremusika ha intenzione di buttarsi. Produrre le realtà locali più interessanti cercando di portarle all’attenzione del pubblico, grazie anche ai canali che nel corso degli anni sono stati creati con importanti produzioni nazionali.

L’esperienza piu’ bella della sua carriera?
Ci sono diverse esperienze belle nella mia carriera. Fra queste ricordo la prima volta che ho suonato in un teatro (era il 1993); la prima volta che ho suonato davanti ad oltre 15000 persone (era sempre il 1993); la volta in cui un brano arrangiato da me è arrivato al Festival di Sanremo (Giò Di Tonno); quando ho conosciuto e collaborato con uno degli artisti per me più significativi (Fabio Concato). Queste sono alcune delle cose che resteranno scritte in modo indelebile nel mio libro dei ricordi più belli. Ma ce ne sono anche di meno belle, o comunque dai risvolti meno belli: una fra tutte è quella volta in cui fui “artisticamente corteggiato” per lungo tempo da un importante artista e produttore, al quale dissi di no perché desiderava che solo io lo seguissi nelle sue attività artistiche, mentre non era interessato agli altri musicisti del gruppo con cui suonavo. Ahimé, allora ero molto giovane ed ingenuo (era il 1995). Se avessi accettato mi sarei ritrovato proiettato in una realtà altamente professionale che poi, nel corso degli anni, ha prodotto Tiro Mancino, Paola Turci, Alex Britti e molti altri…

Cosa si prova nel tradurre un pentagramma?

In un pentagramma ci può essere scritto tutto o niente. Credo che la cosa più importante sia dare la giusta importanza ad ognuna delle note che vi si trovano. Ho amato molto pianisti come Glenn Gould o Arturo Benedetti Michelangeli perché riuscivano sempre a fare la differenza, dando il giusto peso ad ogni singola nota scritta secoli prima e suonata da altri milioni di persone.

Un desiderio?
Vorrei risvegliarmi domattina ed avere vent’anni di meno, ma con la coscienza e l’esperienza di oggi. Rifarei quasi tutte le cose che ho fatto... quasi tutte!

L’ultimo libro che ha letto?
“Mondo senza fine” di Ken Follett. È un autore di cui ho letto tutto: mi piace molto il suo modo di scrivere e di descrivere. Ultimamente non mi riesce di avere tempo libero da dedicare alla lettura, spero proprio di trovarne perché ho sempre letto molto e riconosco che mi manca.

In futuro la vedremo…
Spero di si! Direi sempre più partecipe ed immerso nel mondo artistico. Faremusika rappresenta la mia nuova giovinezza musicale.

lunedì 8 marzo 2010

Sexton Soirée Montorio al Vomano

Sexton Soirée
8/03/2010

Di Carina Spurio

Si è svolta ieri sera la Sexton Soirée sottotitolata “L’altra donna” nella suggestiva casa del Dott. Gianni Celli sita in Montorio al Vomano in via Urbani, nel cuore del centro storico della città, dedicata a L’Aquila.

Letture
Andreina Sabatini

Fisarmonica
Alessio Fratoni

La serata è stata realizzata dalla Dott.ssa Gianna Esposito e concepita con il desiderio di far conoscere Anne Sexton attraverso alcune sue poesie scelte all’interno della raccolte “Love Poems” (1969), “The Book Of Folly” (1972), “The Death Notebook” (1974), “45 Mercy Street” (1976). Le opere selezionate formano un corpus scandito dalla scoperta della sessualità, la disillusione amorosa, la solitudine, la morte e infine la rinascita rappresentata dal canto celebrativo dell’utero della donna.

Sexton avrebbe voluto che ogni sua poesia fosse “l’accetta che rompe il mare ghiacciato dentro di noi”. Il suo intento è stato anche quello dell’organizzatrice della serata.

Programma
Il seno
Ostriche
Scalza

Ora
Quel giorno
Ancora, ancora, ancora
Voi sapete tutti la storia dell’altra donna
La ballata della masturbatrice solitaria
Divorzio, il tuo nome è donna
Vestiti
In celebrazione del mio utero
Stacchi musicali con brani di Einaudi, Piazzola e Yann Tiersen.