martedì 19 maggio 2009

S.Melarangelo.A.M. Magno. N. Caserta. Passione e Ideologia

Passione e Ideologia
omaggio a
Frida Kahlo e Tina Modotti
di Carina Spurio

“Le mie sopracciglia sono i neri corvi del malaugurio che volano sopra il campo di grano di Van Gogh” così affermò Frida nel momento in cui creò la propria immagine ideale; un volto con le sopracciglia foltissime e unite, il labbro superiore scurito da una fitta peluria naturale e i capelli intrecciati verso l’alto, con nastri dai colori brillanti, fiocchi, mollette, pettini o fiori di buganvillea, lo sguardo severo, l’espressione pensosa di un’ancestrale dea terrestre. Frida Kahlo la ritroviamo nelle sale dell’elegante Palazzo Cerulli sito in Corso San Giorgio, 1 a Teramo dall’ 8 al 29 maggio 2009. Il Centro di Cultura delle donne “Hannah Arendt”, l’Associzaione Culturale “Collurania” e l’Assoziazione Logos Immagine dedicano “Passione e Ideologia” - dall’arte precolombiana alla rivoluzione messicana - a Frida Kahlo e Tina Modotti impresse nelle opere degli artisti Noemi Caserta, Anna M.Magno e Sandro Melarangelo. Musiche a cura di Enrico Borgatti. Venerdì 22 maggio, alle ore 18, la opere degli artisti saranno presentate dalla critica Anna Maria Cirillo. La serata dedicata all’arte si concluderà con la proiezione del Film “Frida”.

venerdì 15 maggio 2009

Calco.Monica Maggi.


Calco

Monica Maggi. LietoColle.

di Carina Spurio
Di poesia che costruisco/amore/so spiegati poco./ …trasformo in mongolfiere i pensieri./ Volo./ Sì, è vero. Io volo./

Sono molte e tutte impalpabili le dimensioni della poesia; sensazioni consapevoli e inconsapevoli che il poeta imprime sul foglio bianco che accoglie tracce di presenze. La parola di fronte al mistero del mondo risuona in tutta la sua inadeguatezza e riproduce la realtà in tutta la sua attinenza, nel quadro personalissimo di un verso in cui si colorano i ricordi. Così, le parole cadono come gocce d’acqua indissolubili e scorrono inevitabili una dopo l’altra.
Io scrivo./Impasto il rigurgito/ di queste scaglie/ frammenti calati a picco/ innestati nell’anima./
Scrivere, consapevoli della disarmonia del mondo e imprimere in pochi versi immagini intensissime che rimandano altre parti di noi in quelle stesse parole che furono fonte di ispirazione. Scrivere oltre noi, raggiungendo lo spazio che prima non c’era per trapassare l’ignoto e fermarsi davanti al montaliano “malchiuso portone” giusto il tempo di intravedere tra gli alberi di una corte, i gialli dei limoni. E godere della luce della verità dallo spiraglio, malgrado le parole dei poeti siano come i fantasmi; non si possono afferrare, non appartengono a nessuno. Eppure un cuore batte senza tregua negli attimi irripetibili in viaggio sulle ali di un verso, così come nel tempo. Quel tempo che dentro di noi ci trasforma senza chiedere, e ci fa saltare i passi necessari se rincorriamo impossibili progetti e chimere in seduzione rapida. Il tempo immemore dei ricordi/ della storia di noi/ della memoria di noi./ Nel presente restano le mani che scivolano sull’inquieto passo, “che si muovono, e non sanno di farlo”, tra voglie rincorse, un respiro e un gemito appena sussurrato, nell’attimo lento che innalza la voglia. E la poesia, scrive Monica, è bastarda: ricorda, tutto, implacabilmente. In Calco si possono scorrere versi intrisi del senso tempo che l’attesa esasperante scioglie, nel momento in cui la materia si fonde nei di gesti. Monica ne è consapevole e canta: Poi/ per averti snocciolo il tempo/ paziente come amanuense lontano/ ti stringo/ aspettando che il mio corpo si sazi./ Inizia la lotta. L’antico gioco-forza, l’incontro con l’altro che per un attimo illumina la nostra vita (nel bene e nel male). Dentro il nostro tempo, quell’attimo diventa eterno, ed è amore. L’amore strappa da uno stato quiete, trasforma, proietta in un vortice eccitante. E’ fatale lo strappo in nome del possesso, di conseguenza lacerarci e lacerare. Dove ho sbagliato?/ Magico momento del mattino/ insudicio di sperma/irreale. L’amore- passione annienta nello stesso istante in cui trionfa; si imprime come un calco sulla pelle e Monica Maggi trattiene il brivido sulla carta, nonostante tutto. L’intera esistenza è fatta di coincidenze dalle quali prendiamo energia. Dove vai? Mi dico/ saltando le scale con il fiato in gola./ Ad amare, vado./ Ad annusare un respiro./ A riprendere e lasciar andare./ La voce della coscienza intima di togliere l’ancora, e salpare, per spingersi al largo, toccare altre terre e inventare ancora l’altro, alla ricerca di un pretesto necessario alla rotta della passione. Non c’è risposta al potere di fascinazione dell’altro che nel momento in cui si pone di fronte a noi, ci proietta in un incantesimo. Il pregio del linguaggio poetico è il suo attingere alle immagini dell’anima e rendere muta la coscienza, per dare voce alle dimensioni interiori, al desiderio. Distesa sopra il tuo corpo/come un segugio percorre/periferie immaginarie/pieghe speziate/ gorghi turbinosi./ Ciò che il desiderio consuma e distrugge inesorabilmente la poesia cura, allevia e solleva, integrando gli aspetti contraddittori dell’essere e lasciando l’impronta profumata e calda, imbevuta di qualcosa che giace dentro di noi, in un respiro, più dentro. Un segno indelebile oltre i confini del conscio e del finito che alcuni chiamano fato.

giovedì 14 maggio 2009

Tra l'universo e il mare. Gianpaolo Altamura. Evoè Edizioni


di Carina Spurio
"Nella fissazione della parola lasciata in completa autonomia, l’autore indirizza il suo linguaggio all’immaginazione, all’interno di una scena imbalsamata che resta nel tempo in quanto forma, contro l’istante e il rumore, tra linguaggi evocati e sensi carichi di immediatezza che solo la poesia sa cogliere. Gianpaolo Altamura sa che nella parola è contenuto un messaggio, il quale, lo aiuta ad alleviare un peso, ma trema ugualmente nel profondo del suo essere con tutta la malinconia del suo canto quando la poesia gli parla dentro e il suo sguardo si posa su un volto, nel cielo, nel mare. Quel fragile suono entra nel quotidiano e vi resta, tra le assenze incolmabili e i ricordi struggenti che si depositano all’interno degli umori, incatenato al concetto di amore come unica salvezza del mondo in una poetica che vuole conservare la ricchezza dei sensi per continuare l’esplorazione della vita. Se così non fosse, non si potrebbe ascoltare il suono della memoria vissuta nella parola nera che batte sul palato e scioglie il nodo stretto del pathos rompendo il silenzio. Nulla è casuale mentre si fissano i frammenti della vita nelle parole, ogni piccola parte segue una logica e si inserisce come una tessera nel magico mosaico dell’esistenza. Tuffandosi nell’oscuro abisso interiore Gianpaolo Altamura ritorna alle origini, nel bianco flutto ritrova l’insoluto e lascia le orme della testimonianza sulla spiaggia seppur ancorato alla terra come riflesso tra le righe di un verso famoso di Eugenio Montale: “Ti guardiamo noi, della razza di chi rimane a terra."
Tra l’universo e il mare
Gianpaolo Altamura
Evoè Edizioni
23 maggio 2009 ore, 18.00
Sala Polifunzionale della Provincia
Via Comi n° 11
Teramo

mercoledì 13 maggio 2009

Teramo. Carina Spurio

“Poesia”
Mensile internazionale di cultura poetica.
Poesia è un mensile di poesia in edicola da vent’anni. Lo diffonde la casa editrice Crocetti . Il mensile è nato nel 1988 ed è il primo periodico a diffusione nazionale nella storia della nostra penisola, distribuito in tutte le edicole. E’ un atto di coraggio essere pionieri dedicandosi alla cultura poetica priva sul mercato di qualsiasi tipo di finanziamento. Dopo 20 anni, la rivista “Poesia” ha una tiratura costante, 20.000 copie. Del comitato di redazione di "Poesia" fanno parte Premi Nobel per la Letteratura, oltre a poeti di fama nazionale e internazionale, tra cui Joseph Brodsky, Derek Walcott, Seamus Heaney, Yves Bonnefoy, Tony Harrison. Nel numero 238 di maggio 2009 all’interno della rubrica “Testi dei lettori” la redazione ha selezionato e pubblicato “Montagna Madre” opera della poetessa teramana Carina Spurio.