venerdì 27 agosto 2010

Carina Spurio di Pietro Serrani

SCRITTORI DELLA NOSTRA VALLATA: CARINA SPURIO

Originaria di Nerito di Crognaleto, Carina Spurio è nata – e vive e lavora – a Teramo. Per alcuni anni è vissuta anche a Montorio al Vomano nella caratteristica via Giuseppe Urbani, meglio nota ai montoriesi con l’appellativo di “Strada di Sotto”.
A dire il vero, Nerito, grazioso borgo della nostra bella montagna teramana, è il paese del nonno paterno ed è il luogo dove lei ha trascorso i periodi più belli della sua fanciullezza e al quale è rimasta profondamente legata, tant’è vero che una sua poesia, che ha ricevuto ottimi consensi al “Premio Myricae” di pascoliana memoria, descrive ed è dedicata interamente a Nerito.
Carina Spurio compie i suoi studi presso lo storico Istituto Magistrale “Giannina Milli” di Teramo e, attratta dal demone della poesia, inizia a scrivere giovanissima. Ma come sempre, a quell’età, i racconti, le poesie e… i sogni rimangono sempre nello stagionato cassetto vergati su foglietti volanti e dispersi. Il suo esordio nel mondo della scrittura avviene, nell’agosto del 2005, quando nella città aprutina viene allestita la prima edizione di “Villa Suite”: salotto serale di cultura, musica e cabaret all’interno della Villa comunale. Infatti nel 2005, vede la luce la sua prima raccolta poetica: Il sapore dell’estasi (Patti, Messina, Kimerik); nell’anno successivo, sempre per la Kimerik e sempre sotto lo stesso titolo, cioè Il sapore dell’estasi, esce una riedizione aggiornata. Nel 2007 pubblica Lacca di garanza (Roma, Edizioni Il Filo), seguono Tra Morfeo e vecchi miti (Patti, Messina, Nicola Calabria Editore, 2008) e Narciso (Teramo, Editrice Evoè, 2009).
La nostra poetessa vive per la Poesia – quella con la P maiuscola – e con la poesia ha iniziato un percorso di ricerca interiore:«Tutti sappiamo» scrive su un blog «che qualcosa di magico e irripetibile deve essere accaduto un tempo lontano e che il Tutto ha origine dall’Uno. L’atomo, la cellula, il sole, le stelle, tutti hanno rispettato una legge, dall’organismo più semplice a quello più complesso, mentre noi essere viventi, abbiamo sempre la stessa esigenza: scoprire i segreti della vita». Alcune sue poesie sono state incluse in diverse antologie nazionali e il suo nome figura in testi scolastici, fra i quali ricordiamo I nuovi poeti italiani (2007) e Conoscere la metrica (2008), entrambi editi da Vincenzo Grasso Editore, di Padova. Altre sue liriche sono state pubblicate in riviste specializzate internazionali. Il già citato Lacca di garanza, dopo un’accurata selezione da parte della Casa Editrice Il Filo, di Roma, è stato scelto ed inserito tra i titoli alla “Festa del Libro e delle Culture Italiane” che si è tenuta a Parigi dal primo al 3 febbraio 2008. Esimi critici letterari si sono interessati alla sua poetica, come il teramano Simone Gambacorta, il giuliese Sandro Galantini e il napoletano Antonio Spagnuolo, solo per citare alcuni nomi.E’ segretaria del concorso di poesia “diVerso in Verso” che è giunto alla sua quarta edizione. Scrive su periodici culturali e di informazione: “Hermes”, “Domus”, “Notizie Donna”, “Eidos”, “Il Giornale24ore”, “Il mensile della città” “Teramani.net”, “Il ReteGiornale.it”, “ Buono e Bello”, “Piazza Grande” ed anche sul nostro “Gente del Vomano”. E’ superfluo aggiungere che nella sua ancora breve carriera ha collezionato premi, riconoscimenti e attestati, anche perché a lei interessa cibarsi solo di versi e strofe, senza chiedere nient’altro alla vita.
Pietro Serrani

martedì 22 giugno 2010

Sandro Galantini

Un libro di Sandro Galantini pubblicato da Ricerche&Redazioni nel 2004 nell'Archivio Storico del Museo dell'Omeopatia di Roma.

Il libro dello storico giuliese Sandro Galantini, Scritti di Rocco Rubini, pubblicato nel 2004 per la casa editrice teramana Ricerche&Redazioni di Damiani&Marramà, è stato recentemente inserito nell'Archivio Storico del Museo dell’Omeopatia di Roma, sorto per iniziativa della Fondazione Negro. Il Museo dell'Omeopatia, nella sede di Piazza Navona 49 a Roma, vuole proseguire l’opera di Antonio Negro che, in tale sede, nel 1950 fondò l'Accademia di Medicina Omeopatica.Libri, manoscritti, documenti ed oggetti riferiti all’omeopatia italiana ed estera, dalle origini ai giorni nostri, si accompagnano ad un’ampia raccolta di opere di Samuel Hahnemann e ad una ricca collezione di antichi contenitori di rimedi omeopatici.Il Museo vuole essere centro di ricerca e studio per quanti si interessano all’Omeopatia e desiderano collaborare alle finalità dell’Archivio e alle iniziative della Fondazione.Il volume di Galantini, che ha restituito vita e opere di Rocco Rubini, nato a Cellino Attanasio e tra i più importanti esponenti italiani della medicina omeopatica dell'800, sin dall'indomani della pubblicazione ha suscitato grande interesse ed apprezzamento nella comunità scientifica nazionale.Il VolumeSCRITTI DI ROCCO RUBINIa cura di Sandro Galantini, Teramo, Ricerche&Redazioni, 2004"Piccola Biblioteca Scientifica Abruzzese" (1)228 pagine - ISBN 88-88925-02-3 - € 12.00La ristampa in anastatica degli scritti di Rocco Rubini, medico omeopatico di Cellino Attanasio vissuto a Napoli nel XIX secolo, inventore della canfora Rubini. Il volume, che inaugura la collana Piccola Biblioteca Scientifica Abruzzese, ripropone tre rarissimi scritti del Rubini, che testimoniano del suo impegno di omeopatico, della generosa e intensa attività spesa a beneficio della salute pubblica. Maestro riconosciuto e figura eminente nella pratica e nella diffusione dell’omeopatia in campo internazionale, Rubini viene ricordato, tra i pionieri in Italia della scienza omeopatica, da Thomas Lindsey Bradford nella sua opera Pioneers of Homoeopathy (1897). Tra gli scritti ristampati: “Statistica dei malati di cholera morbus curati colla sola canfora in Napoli” (1885) e “Cactus grandiflorus patogenia” (1864). Con saggio storico di Sandro Galantini.

lunedì 21 giugno 2010

“Federico II. Vento di soave” e “Masaniello. 1647 a Napoli è rivoluzione” di Manuele Morgese.

Teramo, mercoledì 23 giugno 2010, ore 19:00,
presso il Ghost Bar, via M. Delfico 10D (ex Cine-teatro Apollo).

La Zikkurat Edizioni&Lab presenta “Federico II. Vento di soave” e “Masaniello. 1647 a Napoli è rivoluzione”, due opere teatrali del Premio Gassman 2010, per la sezione Giovani Talenti, Manuele Morgese.

La Zikkurat Edizioni&Lab, casa editrice che fa della sperimentazione, del rapporto con il territorio e della contaminazione tra discipline e campi del sapere differenti la propria mission, presenta i due volumetti, due opere teatrali, ma anche due libri:

Federico II. Vento di soave, una tragedia in due atti, che narra del rapporto fra l'imperatore Federico II e la sua giovanissima amante Bianca Lancia di Agliano;
Masaniello. 1647 a Napoli è rivoluzione, che vanta l’autorevole prefazione di Riccardo Reim, narra della storica vicenda partenopea, che ben si adatta al contesto storico attuale, dominato dal qualunquismo e dalla banale devozione alle apparenze propria del consumismo di massa.


Già insignito nel 2009 del premio Ennio Flaiano, Manuele Morgese, nonostante la giovane età, svolge da anni la sua attività di attore, autore, regista e produttore di teatro in Abruzzo, dove è impegnato nella diffusione della cultura teatrale e nella formazione di giovani attori.
Laureato in Lettere moderne ad indirizzo spettacolo, si è poi diplomato presso l’Accademia nazionale d’arte drammatica dello Stabile di Napoli. Attualmente è impegnato su vari fronti: direttore artistico e fondatore della Compagnia TEATROZETA e del Piccolo Teatro Studio (L’Aquila); direttore artistico di Teatri Possibili (L’Aquila) e della stagione teatrale "Volo libero" in collaborazione con l'Atam. Dal 2008 è direttore artistico del Teatro EUR di Roma.

Interverranno:
Marco Santarelli - Direttore Zikkurat Edizioni&Lab e Associato di Ricerca CNR/ISC
Irene Merlini - Redazione Zikkurat Edizioni&Lab, esperta in Philosophy for Children
Luca Serani - Attore
Mauro Gambini - Moderatore

Sarà presente l’autore

mercoledì 16 giugno 2010

IV° Concorso di Poesia "diVerso in Verso" 2010

Il Comune di Crognaleto Presenta:

IV° Concorso di Poesia “diVerso in Verso”

Parco Culturale 18/08/2010 h:16:00

Nerito di Crognaleto incontra i Poeti

di Carina Spurio

“I Poeti vivono per sciogliere i silenzi delle attese in attesa di niente. Di notte s’aggirano tra le macerie del plesso solare e sui percorsi senza bussola. Sobbalzano davanti ai tronchi spezzati dal dolore, slogandosi caviglie immaginarie. Scendere dentro sé raramente è dolce. Tra polveri antiche e cimiteri personali, capita di incrociare una coda di cometa che ispira una sillaba che illumina tutti i nostri ieri come una nuova alba da vivere.”

La rassegna letteraria, organizzata dal Comune di Crognaleto, ha lo scopo di presentare, dopo una selezione, le opere poetiche degli autori partecipanti. L’interazione culturale si prefigge di individuare i poeti presenti sul territorio e andare oltre la conoscenza astratta, elaborando un’esperienza conoscitiva che miri al contatto reale tra autore e pubblico, per conservare e rendere visibile la cultura locale restituendo alla comunità il frutto dell’ingegno dell’artista. Il progetto, riservato a tutti gli autori, intende rappresentare un momento di incontro, al fine di dare una maggiore visibilità e di conseguenza una maggiore diffusione alle opere letterarie degli stessi, percorrendo il sentiero culturale già intrapreso negli anni scorsi al fine di incentivare la creatività artistica.

REGOLAMENTO E BANDO DI CONCORSO

Art 1. La partecipazione al concorso è aperta a tutti i cittadini italiani e stranieri residenti in Italia.
Art 2. Una Poesia (a tema libero) che non superi i 25 versi.
Art 3. La partecipazione è assolutamente gratuita.
Art 4 L’ opera dovrà essere inviata entro e non oltre il 20 Luglio 2010 alla seguente e-mail :
carina.spurio@gmail.com
Art 5. Il Materiale inviato non sarà restituito e l’organizzazione si riserva di divulgare opere, con ogni mezzo pubblicitario, nulla è dovuto all’autore, pur garantendo la citazione dell’autore medesimo .
Art 6. I Poeti vincitori saranno avvisati tramite l’indirizzo di posta elettronica indicato nella scheda di partecipazione. I Poeti esclusi o non vincitori saranno invitati alla cerimonia di premiazione.
Art 7. Non sono previsti rimborsi in denaro, spese viaggi e pernottamento.
Art 8. Ai Poeti classificati saranno assegnati i seguenti premi: Trofei e attestati di merito


PREMIAZIONE
La premiazione avverrà il 18 Agosto alle ore 16 all’interno del Parco Culturale adiacente alla Chiesa dei SS. Pietro e Paolo sito in Nerito di Crognaleto, Teramo.


Segreteria
Carina Spurio

Presenta
Maria Rita Piersanti

Voci recitanti
Ilario Lorusso
Letizia Palumbi

Interverranno
Fabio Sorrentino
Gian Franco Manetta
Danilo Scastiglia

Giuria:
Fiorella Zilli (Insegnante)
Dott.ssa Cesira D’Innocenzo (Architetto)
Anna Cortellini (Insegnante)
Maria Savini (Insegnante)
Dott.ssa Valentina Savini (Archeologa)
Dott.ssa Roberta Pilotti (Magistrato Onorario)
Dott.ssa Alessia Mocci (Lettere, critico letterario e cinematografico)
Caterina Falconi (Scrittrice)
p. Vincenzo D’Antico
Dott. Sandro Galantini (Storico e Giornalista)
Beniamino Biondi (Critico Letterario)
Raul Ricci (Giornalista)

La casa editrice Ricerche&Redazioni di Giacinto Damiani
sarà presente durante la cerimonia di premizione.

Intervalli Musicali
Quartetto “Darius Milhaud”

Allestimenti Artistici
Daniela Savini
Gianni Di Francesco

Materia e Movimento
Foto artistiche
Cristiano Del Grosso

Allestimento floreale
“Progetto Verde”
di Alessandro Di Donatantonio


Foto Nerito
Giuseppe Ceci

martedì 11 maggio 2010

Danilo Scastiglia, autore teatino si racconta.


Danilo Scastiglia, autore teatino si racconta:

di Carina Spurio



Il tuo primo libro dal titolo“Alchimie” (Edizioni Simple, 2009) è composto da cinque racconti in cui descrivi la quotidianità priva di ipocrisie. Da quale esigenza nasce e qual è l’aspetto piu’interessante del testo?

“Alchimie” è nato dall’esigenza di descrivere situazioni della quotidianità, senza filtri e censure, in maniera asciutta e più veritiera possibile. Molto spesso determinati scrittori cercano di scrivere quello che vorrebbero che i lettori leggessero. Non si mettono in gioco descrivendo anche cose scomode che non condividono. Io ho cercato proprio questo, raccontare situazioni che nella vita di tutti i giorni accadono, in alcuni passi anche forti. Intendo in situazioni erotiche quando si descrive un’approccio tra due esponenti dei due sessi o ciò che alle volte può accadere anche al primo appuntamento. Tutto ciò lo si può condividere o meno. L’obiettivo prioritario è far interrogare chi legge i miei racconti, scuotere le coscienze ed entrare nelle storie. Credo che questo sia riuscito visto i vari attestati che ho avuto il piacere di ricevere.


Hai avuto riconoscimenti al livello nazionale. Il 7 novembre 2009 uno dei racconti inseriti in Alchimie è stato premiato alla “1° Edizione del Concorso Internazionale di Poesia, Prosa ed Arti Figurative” organizzato dall’Associazione No-Profit La Finestra Eterea. Racconta…

Aver partecipato al concorso internazionale organizzato dall’Associazione No-Profit La Finestra Eterea, mi ha permesso di poter far conoscere anche al di fuori dei confini locali i miei scritti. A Cinisello Balsamo (MI), ho intanto avuto l’occasione di conoscere tante altre persone motivate, che consumano con passione e amore quello che fanno, che scrivano poesia, prosa o che trattino la pittura o la scultura. Tutte persone che commentano la realtà o i sogni in modo genuino e competente. Da Trapani al Brennero. Essere stato uno tra i premiati e rappresentare Chieti e l’Abruzzo mi ha riempito di orgoglio. Ti cito le motivazioni per cui hanno premiato il racconto “I fantastici quattro”.
“ L’autore descrive come scorre la vita quotidiana dei nostri giorni dove incomprensioni, speranze, innamoramenti si consumano e quando sembrano esaurirsi si ripropongono di nuovo. E fortunatamente alla fine non tutto ritorna noiosamente da capo ma qualcosa di positivo germoglia e vive…”

Per te scrivere è una passione o qualcosa da cui non puoi prescindere?

E’ stato un sogno che cullavo da tanti anni, diciamo una passione che molte volte è stata repressa o tenuta nel cassetto. Poi non ce l’ho fatta più ed ho deciso di riaprire quella passione che non è mai sopita. E devo dire che visti i buoni risultati devono essere fiero di me stesso. Lo scrivere alle volte ti fa da terapia, ti permette di esprimere concetti o modi di vedere la vita che molto spesso determinate persone non hanno desiderio ma soprattutto fegato di stare ad ascoltare…

Credi che il mondo dell’editoria sia aperto a nuovi talenti?

Mi fai una domanda che mi sta particolarmente a cuore. Molti non sanno che per i nuovi talenti o scrittori emergenti la strada è ardua e totalmente in salita. Molti non sanno che quasi la totalità delle case editrici, una volta che hanno letto i manoscritti e che danno parere favorevole alla pubblicazione ti chiedono poi dei compensi anche molto onerosi. Non ritengo che se si ha la stoffa per scrivere bisogna al tempo stesso pagare un compenso che il più delle volte stronca la voglia di scrivere di tanti nuovi talenti. Come ben sai anche io mi sono trovato ad un bivio ed ho deciso di intraprendere la strada più ardua, difficile ma che mi sta dando innumerevoli soddisfazioni. Infatti, mi sono autofinanziato e mi autodistribuisco in proprio “Alchimie”. E considerando che il libro è possibile acquistarlo tramite il sottoscritto ed in un’unica libreria, aver raggiunto quasi 250 copie vendute ha dell’incredibile. Ci tengo a sottolineare anche che per mia scelta il libro lo vendo a 9 euro perché reputo che la lettura, di qualsiasi genere si tratti non debba avere costi insostenibili per chi divora libri.

Quali sono i tuoi generi letterari preferiti, quelli che senti piu’ vicini al tuo modo di essere?

Diciamo che adorando la narrativa, leggo diversi autori, posso citarti Coelho, Brizzi, Irvin Welsh, Fabio Volo, adoro Nick Hornby, Bukowsky oppure Zàfon o Sheakspeare… Ce ne sarebbero altri ma mi fermo qui.

Stai lavorando ad un nuovo romanzo?

Da poco ho terminato di tradurre “Alchimie” in spagnolo, perché credo che la lingua iberica sia molto più idonea ad accogliere il mio libro, vedremo. Al mio nuovo romanzo, mancano pochi dettagli, non tarderà ad arrivare J

Che rapporto hai con Chieti la città in cui risiedi?

Come credo tutti gli scrittori che non risiedono in una grossa città metropolitana. Ho avuto modo di sentirne la mancanza e di assaporarne tutti i pregi solo quando l’ho dovuta abbandonare per ben cinque anni per un lavoro in Piemonte. Tra pregi e difetti non cambierei mai Chieti con un’altra città. Chieti mi ha permesso di vivere e fruire di quella cultura e quella storia intrinseca di fascino che emana passeggiando per le vie storiche o ascoltando il misere il venerdì santo ad esempio….


Un sogno….

Riuscire ad avere un seguito più ampio grazie a ciò che scrivo, senza dover barattare nulla che coerentemente difendo…

Una dedica…

La dedica, forse a me stesso. Tantissimi non avrebbero mai creduto in ciò che sono riuscito a fare, ma diciamo che la dedica può andare anche a chi mi ha dato fiducia e sostegno e me ne darà ancora…

Un ringraziamento…

Indubbiamente a te Carina, che ti reputo prima di tutto una cara amica e poi una collega. E tu sai il perché. Ringrazio anche tutti coloro che hanno avuto l’occasione di leggere “Alchimie” e che attraverso il “passa parola” hanno fatto si che i miei racconti avessero l’opportunità di essere letti non solo a Chieti. Da Torino ad Ancona, da Verona a Como... Grazie a tutti ancora. Sostenete i nuovi talenti che non si vogliono arrendere a certe regole…

Silenzi di Pietra Sergio Scacchia di Carina Spurio

Martedì 11 maggio 2010 Ora: 18.00 - 20.00
Luogo: Gazebo del Grand'Italia - piazza Martiri a Teramo

"Silenzi di pietra" è un libro concepito con felicità, con freschezza, con la purezza e il respiro dell'aria aperta.Un viaggio che l'autore compie nella parte più recondita del centro Italia, nei monti della Laga e i Sibillini, tra paesi abbandonati, memorie di pastori e carbonai, storie e leggende, tradizioni e curiosità. Sullo sfondo una natura incredibilmente bella che riserva sorprese, genera avventura, in un mondo dietro casa imprevedibile, assolutamente remoto, tutto da raccontare.


Una certosina, attenta e appassionata opera di Sergio Scacchia, escursionista e viaggiatore, pronto a fermarsi attratto da ogni possibile richiamo dato dalla montagna e dai suoi abitanti. Zone percorse in lungo e largo, nelle varie stagioni, dall’alba al tramonto, inseguendo storie, racconti e leggende, recuperando testimonianze preziosissime degli ultimi “personaggi” sopravvissuti e ancora tenacemente abbarbicati in queste lande sempre più deserte. Un documento che si srotola nelle varie località, intrecciato con i ricordi delle persone incontrate e con suggestioni evocate, a volte impalpabili, altre evidenti e nette.
Si tratta di un miscuglio a tratti esplosivo, tra conoscenza e esperienza in ambiente, sui sentieri della montagna, da paese a paese. Dalle pagine trasudano importanza e radici di un’agognata “cultura della montagna”, di una rivisitata occasione per “cittadini” di riappropriarsi di segni e valori prossimi, prima della loro definitiva scomparsa, prima che immobilismo e tecnologia acciambellino tutto in spazi virtuali.
Sergio Scacchia ci provoca e ci invita a diventare “viaggiatori” e ci indica che tutto il percorso è la meta. Ogni passaggio dei racconti è fonte di inspirazione per una descrizione, un’osservazione, un aspetto naturalistico, un manufatto e tanto altro ancora. Impariamo così a scoprire quanto è accaduto nelle tre regioni dei Monti della Laga: Abruzzo, Lazio e Marche e si accende la voglia di partecipare e condividere, decisi a ripercorrere alcuni avvenimenti.
Ci attendono torrenti e cascate tra le più belle dell’Appennino che nei rigidi inverni si trasformano in palestre ideali per le arrampicate su ghiaccio. I piccoli borghi costellano la montagna, pochi gli abitanti tanta la ricchezza di storia e natura, tra boschi nei quali sono presenti anche l’abete bianco e rare orchidee. In quota anche l’eccezionale lago di Campotosto. Versanti diversi con il più ripido e sgarupato quello laziale, aspro e selvaggio quello marchigiano, ondulato e accattivante quello abruzzese.
Luoghi da esplorare a piedi, lungo i sentieri, accompagnati dal Club Alpino Italiano, interessato descriverli e segnarli, recuperando le antiche vie di comunicazione
Filippo Di Donato Cai Abruzzo
rappresentante Cai nella FederParchi

www.caiabruzzo.it www.caicastelli.it

giovedì 29 aprile 2010

Narciso - Carina Spurio di Alessia Mocci

Narciso – Carina Spurio
di Alessia Mocci
La raccolta di poesie “Narciso” si apre con la lirica omonima per spezzare la linea di confine tra il nostro presente, la nostra vita, e ciò che è dato sapere ai poeti. Un estro antico, tramandato sin dai primordi dei pensieri percepito dalle anime altre, rivive nel versificare dell’autrice del libro Carina Spurio. La Spurio intrattiene un personalissimo rapporto con il figlio di Liriope e Cefiso, uno scavare incessante (“Raccontami di te/…Dimmi/…Parlami…”) verso la verità di ciò che accadde allo sventurato, uno scavare logorato dai misteri del tempo e dai flussi delle acque che rapirono la sua illibata immagine. Non si percepisce una forte contrapposizione tra il presente ed il passato. I versi, nel loro incedere, si riempiono di mattiniera foschia e l’io diviene una benevola controparte dell’altro. Si può sussurrare che la tematica portante della raccolta di poesie è proprio questa illuminata comprensione verso l’altro, il diverso, un profondo interesse da parte della Spurio nei confronti della comunicazione, della trasmissione dell’ istante che ripete ciclicamente il suo mutare da attimo a “senza principio né fine”. La Spurio palesa questa sua presa di posizione anche nella struttura della raccolta, infatti, le liriche si susseguono trascinate da un filo conduttore diatropico, il titolo. Non è stato il caso, né l’ordine alfabetico né l’ordine temporale a determinare l’ubicazione delle liriche nella raccolta. Ci troviamo davanti ad un ingegnoso telaio che racconta una storia parallela ed, allo stesso tempo, obliqua. Leggendo, infatti, i titoli delle liriche, “Narciso”, “Assenze”, “Sequenze”, “Libera”, “SS80”, “Fly On caffè”, “Un attimo”, “Il sapore di un bacio”, “Montagna Madre”, “Tempo”, “Dilemmi”, “L’eterna storia”, “Euritmia cromatica”, “Respiro”, “Selene”, “Petali di pensieri”, “ad Alessandra”, “Il sacro e il profano”, “Nasco da…”, “Sesto senso”, due liriche senza titolo, “Incanto”, una lirica senza titolo, “Ritmo inquieto”, “Lacca di garanza”, “Sogni preziosi”, “Osservando Kandisky”, “Pregno antico”, “Verso il futuro”, “Metafore”, “Noi”, “Percorsi”, “Vocazione”, “Seta”, “Brama”, “Ieri”, scorgiamo una musicalità ed una geometria strutturale e semantica che l’autrice, forse, voleva tenere nascosta così come Narciso, per troppo amore, celò il suo viso agli altri stringendolo solo a se. L’ultima poesia, “Ieri”, (“Ti ho sognato,/ le mie dita fra le tue dita/ nessuna distanza./ In un istante ho immaginato/ di chiedere alle stelle/ di fermare il tempo,/ per allungare l’attimo in cui/ ti avrei dato un nome,/ un colore, un motivo.”) vede l’armonia tra presente e passato, tra tempo ed attimi, tra “io” e “tu”; quasi si può scorgere l’angelica forma del “Narciso” iniziale mentre il sogno diviene realtà e l’“io” intrattiene una conversazione con l’altro, un lucido e circolare procedere verso la Pura Poesia senza il completo estraniamento dalla realtà.
Leggendo diverse recensioni sulla tua nuova raccolta di poesie, ho notato una parola associata al tuo versificare che si ripete: “urgenza”. Sapresti darmi una spiegazione? E’ la chiave di lettura per le tue opere?
“Urgenza”, la parola ricorrentemente associata al mio versificare è “una” delle tante definizioni contenute nella forza tentacolare che assale il poeta e si insinua in ogni angolo del pensare e del vivere. Per questo, penso che il termine “urgenza” non sia l’unica parola-chiave per le mie opere, malgrado scrivere spesso sia una “necessità”. “Necessità” non intende cedere, non può farlo: ne + cedere. “Notwendigkeit” (ciò che non potrebbe essere altrimenti) avrebbe detto Kant se fosse stato in vita. Eppure, non fui preda del fascino di questa inflessibile dea all’inizio. Il mio verso, come hai ben scritto, esplose dal piacere, affidato ad “un lucido e circolare procedere”. La mia prima Poesia nacque dall’ “assenza”, dall’attimo in cui la consequenzialità della sillabe si arrese al gesto mosso dalla privazione. Senza quel vuoto dentro non avrei potuto catturare quel fiato sinistro in cerca di uno spazio. Versai: “Cosa ho se non ti ho?” (da “Noi”). Un verso, una domanda! Avevo racchiuso un istante in un grumo che perse calore prima della finitura. Da quel giorno Poesia fu comunicazione dei sensi, per non costringerli al silenzio affinché il binomio “io/tu” potesse diventare “noi”. Oggi so che Poesia non è una formula. Piu’ che un profitto è una perdita e non si avvale di strumenti logici. Ci sono giorni in cui ancora mi tenta, soprattutto quando proviene dall’immobilità, dal vuoto di me, dalla gioia e dal dolore altrui e come una spettatrice decide di testimoniare. Continua a resistere sgorgando dalla mia mano, mentre labbra serrate conservano il senso deglutito nelle tenebre. “Senza il completo estraniamento dalla realtà” la imprimo nel candido niente, invaso da pericolosi enjambements, innocui come una farsa teatrale e adagiati come le bugie automatiche sul mio fiato e resto a “guardarla” come un atto d’amore che non merita i miei brividi.

La tua raccolta ha una struttura inusuale, infatti, la maggior parte delle poesie sono seguite da un commento critico e stilistico. E’ stata una scelta che muove prettamente dal bisogno di diverso ed originale?
“Narciso” è un’antologia poetica che contiene liriche selezionate dai miei precedenti quattro libri di versi pubblicati nel seguente triennio: 2005 / 2008. Nei capitoli scanditi anno per anno i relativi commenti critici e stilistici sono rimasti invariati, non per un bisogno di originalità o di differenziazione, ma per legittimare quanti avevano collaborato attivamente alla realizzazione del testo.
In foto: Alessia Mocci

mercoledì 28 aprile 2010

Riccardo Raimondo - Intervista 2010 di Carina Spurio


Riccardo Raimondo - Intervista 2010 di Carina Spurio

Hanno detto di lui:
«[...] oscilla tra prosa poetica e verso. Pratica la prima con ritmi incalzanti, cercando di assecondare l'ansia del sentimento».Maurizio Cucchi (LASTAMPA 19/03/2010)
Riccardo Raimondo è nato a Siracusa nel 1987. Studia Lettere Moderne a Catania. Collabora con le seguenti riviste: Potpourri e Tribeart. Ha collaborato anche a progetti d'arte visiva con la fotografa Jessica Hauf (atelierhauf.com). Ha scritto testi per alcune canzoni tra cui Tre sul rouge con Adriana Spuria (myspace.com/adrianaspuria). Ha pubblicato nelle antologie: Il Potere dei Coriandoli a cura di Antonino Di Giovanni, Giovanni Caviezel e Chiara Tinnirello, A&B 2009,In Albergo, Perrone Lab 2010. Cose a parole II ed., Perrone Lab 2010. Nel 2009 pubblica la sua prima raccolta di versi dal titolo Lo Sfasciacarrozze, A&B.

Chi è Riccardo Raimondo?
Bella domanda. Chi sono? Sono io?Mammifedo bidepe, anima in viaggio (?).
Cosa comunichi con la tua poesia? Come definiresti la tua poetica?
Mi chiedono di parlare della mia poesia? Per quanto ne so io la poesia è sempre un atto anarchico, c’è sempre un margine di ribellione in chi compone versi. Perché il verso è qualcosa che sconquassa il linguaggio e lo costringe ad arrivare al limite della sua funzione. Bisogna sfasciarlo dunque questo linguaggio, per farlo poi brillare di nuova vita.Dal comunicare al supercomunicare.
Scrivi di getto o assecondi delle pause?
Cerco di trovare il giusto equilibrio tra geometria e passione
Attualmente quali sono gli autori che trovi interessanti ?
Trovo interessante Maurizio Cucchi o Andrea ZanzottoQuale è il tuo rapporto con la tradizione, con gli autori del passato?L'evoluzione è dimenticare la storia a memoria...Quali le letture che ti hanno in qualche modo “formato”?Non mi sono mai formato. Cerco ancora la mia forma, e forse in fondo non voglio trovarla. Non la troverò mai. Ciò che mi sento di dire però è che non amo il feticismo di certi poeti che leggono solo libri di poesia. Sembrano drogati. Un “poeta” dovrebbe dedicarsi a leggere di tutto (filosofia, fumetti, etologia, botanica, critica letteraria, riviste glamour): il mondo intorno a noi è spaziosissimo e contiene estremissime estremità.Mi piace spaziare.
Internet è la distruzione oppure è la rinascita della poesia?Internet è solo un mezzo. La risposta sta negli uomini che lo usano.

Internet è solo un mezzo. La risposta sta negli uomini che lo usano.
In che modo arrivi alla tua prima pubblicazione?
Racconta…
Su facebook ho spammato alcune poesie all'editore Mauro Bonanno che non ha potuto fare a meno di leggerle.
Lo Sfasciacarrozze la tua prima raccolta di versi quale messaggio contiene?
Mi piace pensarla come un'opera giovanile. Volevo che la ricerca del mio linguaggio passasse attraverso uno sfascio. Mi sono divertito. Mi sono sentito vivo. La mia curiosità si è accesa solo sulle macerie del senso, tra i rottami della forma.
Un tuo sogno?
Riuscire a vivere solo vendendo libri di poesia.
A chi dedichi la tua creatività?
A volte alla mia compagna, a volte a un amico, a volte al cielo, a mia madre, a mia sorella, a un sasso, a una nuvola. A volte la dedico a me stesso. Ma nella maggior parte dei casi non ci sono dediche: è solo la parola che mi attraversa.
In futuro nel tuo cassetto cosa c’è…
Una nuova raccolta di versi.

mercoledì 21 aprile 2010

Alessio Pelusi - Moleskine nera


Alessio Pelusi - Moleskine nera
di Carina Spurio
Nel 2008 ha pubblicato il racconto dal titolo “Ana non può baciare” sull’antologia “Una storia sbagliata” della casa editrice “Mediando” ed ha frequentato un Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo presso la Società Eidos Communication di Roma. Nel 2009 con la vittoria del Concorso per Giovani Autori della Fondazione Pescarabruzzo, ha potuto pubblicare il suo primo romanzo dal titolo la “Moleskine nera” che presenterà in Via Piave a Roma il 28 maggio 2010 alle 18:10 presso la libreria Mondadori. Saranno presenti il relatore Plinio Perilli, poeta e critico letterario e L'autore Alessio Pelusi.
Alessio, l’atto materiale dello scrivere cos’è per te; catarsi, momento di riflessione, piacere, narcisismo, ribellione, o cosa?
Scrivere mi da soddisfazione, mi fa sentire utile, mi offre la possibilità di esserci, di sentirmi reale, sebbene conquistato da una dimensione completamente fantastica. Scrivere è la mia personalissima euntanasia, una morte dolce, un sonno ristoratore ed un bagno tiepido. La cosa più importante, però, quella che più delle altre mi fa apprezzare questa folle passione è la dimensione del sogno che la include. Per me scrivere è la speranza di essere qualcosa d’altro.
Pensi che chiunque possa essere uno scrittore o una scrittrice?
Si, basta sentirsi tali. Per diventare un professionista, invece, e scrivere per lavorare c’è bisogno del riconoscimento sociale. Io per adesso lavoro per scrivere, vale a dire… affinché mi lascino in pace.
Quali sono gli autori a cui ti sei ispirato?
Kerouac, Bunker, Bukowski, Marquez, Hemingway e molti altri che si sono sedimentati nel fondo dei miei pensieri come detriti sul letto di un fiume.
Per emergere conta essere innovativi e sperimentali, oppure è meglio ripercorrere strade classiche per mettersi al sicuro?
Non lo so, probabilmente basta avere una buona casa editrice o, meglio, un grande gruppo editoriale che ti sostiene. Il problema è trovarlo, avere la fortuna che qualcuno si accorga di te. In Italia si pubblicano centinaia di libri ogni giorno, ci sono una selva impressionante di piccole e piccolissime case editrici che vivono grazie ai soldi degli stessi autori e non delle vendite, dunque è molto difficile farsi notare, emergere, perché se pubblicano tutti allora non pubblica nessuno. Se scrivono tutti non scrive nessuno. Forse la cosa migliore e aspettare, aspettare di essere veramente bravi e meritevoli di una pubblicazione, aspettare che qualcuno in una casa editrice di cui abbiamo stima ci risponda, aspettare di vincere qualche concorso, aspettare, insomma, che valga la pena prima di disboscare una foresta per dar forma cartacea alle nostre storie.

Credi che il mondo dell’editoria sia aperto a nuovi talenti?
Il mondo dell’editoria nella sua accezione più ampia del termine (Vd selva impazzita di piccole case editrici) è apertissimo a chiunque voglia essere l’imprenditore di se stesso ed autofinanziarsi il libro, ma l’accesso alla grande distribuzione e alla promozione è chiuso, non dipende dal talento, ma dal proprio nome od, in alternativa, dalla fortuna od, in alternativa, dalle proprie conoscenze.Quanti libri di personaggi più o meno famosi escono ogni settimana? Basta farsi un giro alla Mondadori o alla Feltrinelli e si trovano più biografie di calciatori e veline che libri di poesie. Insomma, molti di questi VIP un libro non l’hanno mai aperto, nemmeno durante la scuola dell’obbligo.
Nel 2008 hai pubblicato il racconto dal titolo “Ana non può baciare” sull’antologia “Una storia sbagliata” della casa editrice “Mediando” ed hai frequentato un Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo presso la Società Eidos Communication di Roma. Racconta…
Non c’è molto da dire, ho partecipato ad un concorso e non ho vinto, però, ho meritato la pubblicazione su un’antologia di questo racconto su Ana, una prostituta. Sono molto affezionato a questa storia, perché Ana è parte di me, di quello che sono: una prostituta masochista a volte, altre un pappone, altre ancora solo un cliente innamorato di una puttana.Per quanto riguarda il Master, era doveroso provarci. Dovevo avvicinarmi al giornalismo della Capitale, almeno sbirciarlo dalla serratura. Da anni scrivo per piccole e medie testate giornalistiche qua in Abruzzo, ma non sono mai riuscito ad entrare, cioè, a farmi assumere. Penso di darmi qualche altra possibilità con questo Master.
Nel 2009 con la vittoria del Concorso per Giovani Autori della Fondazione Pescarabruzzo, hai potuto pubblicare il tuo primo romanzo dal titolo la "Moleskine nera”. Partiamo dal titolo. Che cosa significa?
La moleskine è un diario con le pagine bianche che anni fa comprai con un amico a Pescara, alla Feltrinelli e che mi ripromisi di riempire con i miei pensieri. Invece di quelle pagine, ho riempito i files Word del mio computer. L’idea, però, del ritrovamento di un diario con cui ho cominciato il romanzo, viene grazie alla moleskine, che un giorno dal divano di fronte alla scrivania, fissavo inebetito, stordito dal vino. Vedevo questo libricino nero e non mi ricordavo che cosa fosse, allora l’afferrai e dall’interno cadde una foto…
La storia è ambientata in parte a Chieti e in parte a Roma e comincia con un ritrovamento fortuito. C’è un messaggio che vuoi far arrivare attraverso il tuo romanzo?
Il messaggio l’ho trovato dopo aver finito il libro, prima di una presentazione. Mentre cercavo qualcosa d’intelligente da dire, capii che avevo scritto quel romanzo per alcuni motivi. Il primo riguardava l’ipocrisia, volevo combatterla, sia quella rivolta verso gli altri, sia quella rivolta verso me stesso. Poi, volevo dimostrare che dentro un uomo c’è tutto. Può starci un assassino, un omosessuale, un poeta, un intellettuale, un genio, una capra, un misantropo ed un benefattore dell’umanità.
L’ultimo libro che hai letto?
“Le cose dell’amore” di Galimberti
Cos’è l’Abruzzo per te?
Non lo so, forse un rifugio, forse una galera.
Alessio Pelusi Vive a Chieti ed ha 30 anni. Ha studiato e lavorato a Roma per 5 anni, laureandosi in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi “la Sapienza”. E’ tornato in Abruzzo e si occupa di qualità, sicurezza, finanziamenti pubblici ed organizzazione aziendale. Collaboro con alcuni giornali locali. Ha lavorato per la “Cronaca d’Abruzzo” . Scrive per due mensili: “Buono e bello” e “Abruzzo sport”. Nel 2008 ha pubblicato il racconto dal titolo “Ana non può baciare” sull’antologia “Una storia sbagliata” della casa editrice “Mediando” ed ha frequentato un Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo presso la Società Eidos Communication di Roma.Nel 2009 con la vittoria del Concorso per Giovani Autori della Fondazione Pescarabruzzo, ha potuto pubblicare il suo primo romanzo.

martedì 9 marzo 2010

Flavio Pistilli di Carina Spurio

Flavio Pistilli

Un nome e un suono vibrano lungo la tastiera.

di Carina Spurio

Il suo esordio è comune a quello di molti altri artisti ma è bello ripercorrerlo insieme per donare ai giovani talenti la voglia di sperare che un domani il vero impegno possa essere premiato.

Quando ha scoperto che il suo strumento era la tastiera?

Dopo aver chiesto e ricevuto per natale una chitarra (parliamo di trent’anni fa), ho iniziato a prendere lezioni da un amico di famiglia. Strimpellando strimpellando mi sono ben presto accorto che non era il mio strumento, mentre impazzivo letteralmente per la tastierina bontempi che aveva mia cugina (la c.d. pianola). Vista l’esperienza non proprio positiva con la chitarra, ma per assecondarmi comunque nel desiderio di avere tasti bianchi e neri da suonare, i miei optarono per una “clavietta” a fiato, che, però, fu sufficiente a far capire loro che questa volta era nata una grande passione! Allora la mia famiglia viveva a Brescia e, dopo il trasferimento in Abruzzo, ho iniziato a prendere lezioni di pianoforte. Al tempo stesso coltivavo la passione per l’elettronica e l’informatica, ed ovviamente per la musica elettronica le tastiere anzi… proprio queste avevano su di me un ascendente molto forte.

Lei è autodidatta oppure ha seguito delle lezioni?
Dopo aver preso lezioni da un insegnante privato ho seguito un percorso didattico classico, fino a quando ho realizzato che il mio futuro musicale si modellava più attorno al mondo delle tastiere e della computer music che del pianoforte classico. Ho proseguito quindi il mio percorso didattico verso lo studio del pianoforte moderno e delle tastiere. Parallelamente ho studiato informatica, ed è stato molto semplice e naturale fondere le due ed approdare nel mondo della computer music.

Quali sono i pianisti/tastieristi che piu’ l’hanno influenzata?
Sin da bambino ero fortemente attratto dalle sonorità di tastieristi come Vangelis, Federico Monti Arduini (Il Guardiano del Faro), Joe Zawinul (Weather Report), Keith Emerson, Vittorio Nocenzi (Banco del Mutuo soccorso), Flavio Premoli (PFM), Richard Wright (Pink Floyd), Russel Ferrante (Yellow Jackets) e molti altri. Per quanto riguarda il pianoforte in senso più “stretto”, nel mio background ci sono Dave Grusin, Chick Corea, Oscar Peterson, Michel Petrucciani, Keith Jarrett, ma anche Glenn Gould, Arturo Benedetti Michelangeli, Maurizio Pollini… l’elenco potrebbe continuare per ore!

Il suo esordio?
Il mio esordio sul “palcoscenico” risale all’estate del 1985, quando mi sono ritrovato a sostituire saltuariamente il tastierista di un duo che si esibiva sulla costa… La prima formazione che ho fondato risale al 1987/88, con la quale abbiamo fatto molte prove e più o meno una quindicina di concertini. Poi ho fatto gavetta in varie formazioni di volta in volta più affermate, suonando in feste di piazza, sagre, chalet, alberghi, ristoranti, campeggi, matrimoni… e chi più ne ha più ne metta. Investivo tutto quello che guadagnavo nell’acquisto di nuovi strumenti musicali, per poter essere sempre tecnologicamente all’avanguardia ed accrescere il mio “arsenale musicale”. Ricordo che nel 1991 acquistai il mio primo vero computer per fare musica, un Apple SE/30, e ricordo anche che mi costò più della macchina! È stato in quegli anni ho fatto il mio salto di qualità, ed ho iniziato ad essere apprezzato e “richiesto” per ciò che sapevo fare. In poco tempo mi sono ritrovato a suonare con professionisti affermati. Il mio sogno si era realizzato!

Ci parli del sodalizio con i “Sosta Vietata” la band in cui suona e che ha all’attivo un numero notevole di serate oltre ad un leader carismatico, ma soprattutto della vostra decisione di creare una struttura dedicata alla musica a Teramo.
L’idea dei “Sosta Vietata” arriva in un momento in cui sentivo l’esigenza di chiudere una bella e gratificante parentesi, sino a quel momento positiva, ma che aveva esaurito le proprie risorse. Con alcuni amici decidemmo di convergere le nostre energie in un questo nuovo progetto. I “Sosta Vietata” nascono con un repertorio attentamente studiato e preparato prima a tavolino e poi con diversi mesi di severe prove. Arrivarono anche i primi brani originali scritti da me, con i quali partecipammo anche a concorsi nazionali con ottimi risultati. Nel corso degli anni il baricentro della band si è spostato verso un repertorio più commerciale (principalmente Dance 70/80 e Revival), ma sono rimaste inalterate le solide basi sulle quali si fondava. A distanza di circa 15 anni nei “Sosta Vietata” militano ancora i 4/5 della formazione originaria. È proprio questo grande sodalizio, sia artistico che umano, che ci ha spinto a creare una struttura dedicata alla musica nella nostra città: è così che nasce Faremusika!

La musica e i giovani! Un consiglio a chi vorrebbe fare musica?
Il consiglio che dispenso più di frequente ai giovani che si avvicinano a questo meraviglioso mondo è che la musica per loro potrà rappresentare una seria professione o un semplice hobby; questo dipende da tantissimi fattori. Di certo saranno l’energia, la costanza, l’attenzione e l’amore che profonderanno nel fare musica a fare la differenza, ed in ogni caso le emozioni che ne ricaveranno ripagheranno gli “sforzi”.

Cosa ne pensa della scena musicale del nostro territorio?

Penso che ci sia un grande fermento. Non credevo ci fossero così tante persone che coltivano questa passione, e che si cimentano in progetti musicali. Anche in questo caso mi sento di ribadire il consiglio di prima: esorto tutti quelli che credono in un progetto a portarlo avanti con grande dedizione. Potrà concretizzarsi in un grande successo discografico e di pubblico o magari no, ma se fatto con il cuore resterà scritto in modo indelebile nel libro dei ricordi più belli.

C’è qualche band che l’ha colpita in maniera positiva?
Ho sentito progetti interessanti ed altri meno, ho sentito cose che mi hanno colpito positivamente ma anche negativamente. La produzione di artisti locali è un’altra delle avventure nella quale Faremusika ha intenzione di buttarsi. Produrre le realtà locali più interessanti cercando di portarle all’attenzione del pubblico, grazie anche ai canali che nel corso degli anni sono stati creati con importanti produzioni nazionali.

L’esperienza piu’ bella della sua carriera?
Ci sono diverse esperienze belle nella mia carriera. Fra queste ricordo la prima volta che ho suonato in un teatro (era il 1993); la prima volta che ho suonato davanti ad oltre 15000 persone (era sempre il 1993); la volta in cui un brano arrangiato da me è arrivato al Festival di Sanremo (Giò Di Tonno); quando ho conosciuto e collaborato con uno degli artisti per me più significativi (Fabio Concato). Queste sono alcune delle cose che resteranno scritte in modo indelebile nel mio libro dei ricordi più belli. Ma ce ne sono anche di meno belle, o comunque dai risvolti meno belli: una fra tutte è quella volta in cui fui “artisticamente corteggiato” per lungo tempo da un importante artista e produttore, al quale dissi di no perché desiderava che solo io lo seguissi nelle sue attività artistiche, mentre non era interessato agli altri musicisti del gruppo con cui suonavo. Ahimé, allora ero molto giovane ed ingenuo (era il 1995). Se avessi accettato mi sarei ritrovato proiettato in una realtà altamente professionale che poi, nel corso degli anni, ha prodotto Tiro Mancino, Paola Turci, Alex Britti e molti altri…

Cosa si prova nel tradurre un pentagramma?

In un pentagramma ci può essere scritto tutto o niente. Credo che la cosa più importante sia dare la giusta importanza ad ognuna delle note che vi si trovano. Ho amato molto pianisti come Glenn Gould o Arturo Benedetti Michelangeli perché riuscivano sempre a fare la differenza, dando il giusto peso ad ogni singola nota scritta secoli prima e suonata da altri milioni di persone.

Un desiderio?
Vorrei risvegliarmi domattina ed avere vent’anni di meno, ma con la coscienza e l’esperienza di oggi. Rifarei quasi tutte le cose che ho fatto... quasi tutte!

L’ultimo libro che ha letto?
“Mondo senza fine” di Ken Follett. È un autore di cui ho letto tutto: mi piace molto il suo modo di scrivere e di descrivere. Ultimamente non mi riesce di avere tempo libero da dedicare alla lettura, spero proprio di trovarne perché ho sempre letto molto e riconosco che mi manca.

In futuro la vedremo…
Spero di si! Direi sempre più partecipe ed immerso nel mondo artistico. Faremusika rappresenta la mia nuova giovinezza musicale.

lunedì 8 marzo 2010

Sexton Soirée Montorio al Vomano

Sexton Soirée
8/03/2010

Di Carina Spurio

Si è svolta ieri sera la Sexton Soirée sottotitolata “L’altra donna” nella suggestiva casa del Dott. Gianni Celli sita in Montorio al Vomano in via Urbani, nel cuore del centro storico della città, dedicata a L’Aquila.

Letture
Andreina Sabatini

Fisarmonica
Alessio Fratoni

La serata è stata realizzata dalla Dott.ssa Gianna Esposito e concepita con il desiderio di far conoscere Anne Sexton attraverso alcune sue poesie scelte all’interno della raccolte “Love Poems” (1969), “The Book Of Folly” (1972), “The Death Notebook” (1974), “45 Mercy Street” (1976). Le opere selezionate formano un corpus scandito dalla scoperta della sessualità, la disillusione amorosa, la solitudine, la morte e infine la rinascita rappresentata dal canto celebrativo dell’utero della donna.

Sexton avrebbe voluto che ogni sua poesia fosse “l’accetta che rompe il mare ghiacciato dentro di noi”. Il suo intento è stato anche quello dell’organizzatrice della serata.

Programma
Il seno
Ostriche
Scalza

Ora
Quel giorno
Ancora, ancora, ancora
Voi sapete tutti la storia dell’altra donna
La ballata della masturbatrice solitaria
Divorzio, il tuo nome è donna
Vestiti
In celebrazione del mio utero
Stacchi musicali con brani di Einaudi, Piazzola e Yann Tiersen.