sabato 31 gennaio 2009

Daniela Savini



Pensando a G. Montauti
2008, olio su cartone telato, 30 x 40 cm.
Daniela Savini
di Carina Spurio


……….una testimone silenziosa che percepisce attraverso la sua arte il mondo esterno mentre la sua realtà interiore sta urlando.

Daniela Savini nasce a Teramo e fino a 19 anni vive a Nerito di Crognaleto. Dopo il diploma di maturità artistica conseguito presso il Liceo Artistico Statale di Teramo, si trasferisce a Parma per frequentare il Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali. La sua passione per la pittura nasce durante l’adolescenza e si ripresenta nelle sue opere sottoforma di scintilla divina con cui illumina sulle tele le atmosfere paesaggistiche del suo paese natale alle pendici del Gran Sasso; la stessa montagna che ha visto nascere il grande talento Guido Montauti (Pietracamela 1918 –Teramo 1979). Anche dopo essersi trasferita a San Giorgio di Mantova, Daniela Savini continua a raccontare il paesaggio della sua terra nelle sue opere pittoriche. Si arrende ai colori adattati magicamente alle sue percezioni, per ridare vita alle immagini racchiuse in fondo alla sua anima, in cui, il paesaggio abruzzese è immerso tra i colori caldi dell’autunno e il bagliore accecante della neve. Il colore risulta carico di energia, perché solo quando si ama si attiva la fantasia, l’idea, la forma. Tra le sue Opere; Il Gran Sasso, Nerito, Il Corno Grande, L’ascesa, Il risveglio, “Pensando a G. Montauti; tela in cui è rappresentata una grande roccia tra terra e cielo. Daniela asseconda il suo istinto cercando il senso dell’esistenza, affinché l’arte, possa ricondurla al “realismo esistenziale”, partendo dai concetti opposti ma comunque complementari e sfuma tra i colori puri la sua inquietudine. Anche nelle tele in cui appaiono i ritratti, le immagini raffigurate acquistano un senso nei segni. Non manca nella sua produzione un dipinto particolare, quello in cui l’artista compare in un autoritratto con la figlia Lisa. L’opera, di forte suggestione visiva è in primo piano e sintetizza nel caldo abbraccio la magica intesa tra madre e figlia. La tela, dal titolo “Maternità” esprime la stessa nel senso più comune del termine anche quando lei stessa scrive:

“Cerco qualcosa -di non ben definito-, nei riflessi delle acque, negli specchi di sole che trapelano nel sottobosco oppure attraverso le nuvole, nella luce interiore che brilla attraverso gli occhi, tutto ciò che mi dà la sensazione di magico, caldo e di prezioso, una sorta di scintilla divina che può in parte placare il mio tormento interiore: il perché dell’esistenza, qual è lo scopo della mia vita? Le mie opere rispecchiano il mio mondo, il mio pensiero con un tocco nostalgico per i luoghi in cui sono cresciuta.”

Si nota, nelle affermazioni di Daniela, un bisogno di esprimersi attraverso l’arte pittorica per ridare un posto ai ricordi, fino ad arrivare alla ricerca dello scopo della vita. Poi, per non restare intrappolata nell’illusione dei tanti perché e delle tante possibili risposte che non arriveranno mai, illustra con precisione e rende eterno il territorio a lei caro nei suoi aspetti peculiari; come una testimone silenziosa che percepisce attraverso la sua arte il mondo esterno mentre la sua realtà interiore sta urlando.

Note Biografiche
Savini Daniela, nata a Teramo il 31/10/1975, ha vissuto fino a 19 anni a Nerito di Crognaleto. Si è trasferita a Parma nel (1995), dopo aver conseguito il diploma di maturità artistica presso il Liceo Artistico Statale di Teramo, per frequentare il Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali fino al 2001.
Curriculum vitae
-Laurea in Conservazione dei Beni Culturali -Facoltà di Lettere e Filosofia, Parma. -Diploma di Archivistica, Paleografia e Diplomatica conseguito presso l'Archivio di Stato di Mantova al termine del biennio 2005-2007.
Pubblicazione di un estratto di tesi: "Gli ex voto: l'Ospedale Grande di Mantova", in "Civiltà Mantovana", anno XLII, n. 124 -settembre 2007, pp. 28-39, Il Bulino edizioni d'arte, Modena 2007.
Agosto 2007 - Breve esposizione in occasione della Festa della Psina e dopo aver conseguito il diploma in Archivistica si dedica assiduamente al/la disegno-pittura unica vera passione sin dall'infanzia. Partecipa al Premio Italia per le Arti visive XXIII edizione con il quadro "Specchio" (Certaldo- Palazzo Pretorio 23 febbraio-2 marzo 2008), ottenendo un Premio mostra- piccola personale per due autori alla Galleria del Candelaio di Firenze. Partecipa al Premio Agazzi aprile 2008, per una Segnalazione per la Sezione di Pittura.Partecipa all'iniziativa del Comune di San Giorgio "San Giorgio Produce". 9- 8 - 2008 - Esposizione collettiva in concomitanza del Concorso-Premio Internazionale di Poesia "Diverso in Verso" indetto a Nerito di Crognaleto sul tema della Montagna. 9 – 8 - 2008 Antologia poetica di Verso in Verso" in copertina l’ Opera "Nerito" di Daniela Savini, olio su tela, 45 x 65 cm, 2008.
Mostra personale a due (con Samanta Milanesi) alla Galleria del Candelaio e redazione di Eco D'Arte Moderna di Firenze dal 13 al 25 novembre 2008.

venerdì 30 gennaio 2009

Teramo. Oggi sono nata sola. Evoè edizioni 2009

Oggi sono nata sola
Mariasara Cielo. Evoè Edizioni Teramo,2009.
di Carina Spurio

Le rivelazioni dell’autrice diventano scomode non appena il libro viene diffuso nella città di Teramo. Al centro del dramma vengono a trovarsi: un’adolescente, scottanti verità e molte polemiche.

“Non c’è reato. Se non il mio. Io sono la vittima e l’aguzzina di mia madre e di me stessa. Non so se la mia sia stata un’adolescenza rubata o un’adolescenza venduta. Ho ventidue anni e odio il mio corpo, passato di braccia in braccia in una città di cui conosco più le camere da letto che le strade. Da troppi anni mi lavo con le saponette rubate negli alberghi. Faccio quattro docce al giorno ma quell’odore non va via. Odore: nome maschile numero plurale.” Prologo tratto da Oggi sono nata sola di Mariasara Cielo. Evoè Edizioni.2009.

I libri autobiografici suscitano sempre molte critiche. Accadde a Lara Cardella nel 1989 anno in cui pubblica Volevo i pantaloni, Arnoldo Mondadori. Il suo racconto, scritto in maniera semplice sembra un colloquio tra amiche. Nel diario-denuncia, Annetta, la protagonista, racconta la sue giornate in famiglia, a scuola, con gli amici. La sua penna confida ai fogli di uno zio che vuole abusare di lei. Lara Cardella, di Licata, ebbe la sua buona dose di critiche. Anni dopo, nel 2003, una giovane scrittrice esordiente, narra le sue precoci esperienze sessuali in maniera fin troppo esplicita. Si chiama Melissa Panarello, è di Catania. Il suo romanzo dal titolo Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire, 2003, Fazi editore, nonostante le dure critiche, diviene in breve tempo un caso letterario e viene tradotto in molte lingue. Se per Lara Cardella il tema del suo romanzo era la repressione sessuale, per Melissa P. adolescente di giorno e Lolita di notte, l’autobiografico racconto, disegna un ritratto generazionale a dir poco inquietante in cui emergono scabrose verità.
E’ l’inizio dell’anno 2009. Questa volta siamo a Teramo. Regione del centro Italia che s’affaccia sul mare Adriatico. Al centro dell’attenzione, ancora un libro. L’ autrice del libro si chiama Mariasara Cielo, la quale, scrive nel suo diario un periodo della sua vita, dal 2000 al 2004. La sua storia viene pubblicata dalla Eovè edizioni di Teramo. Il libro narra una storia vera scritta sotto pseudonimo e s’intitola: Oggi sono nata sola.
Le rivelazioni dell’autrice diventano scomode non appena il libro viene diffuso nella città di Teramo. Al centro del dramma vengono a trovarsi: un’adolescente, scottanti verità e molte polemiche. La voce narrante di Oggi sono nata sola è quella di un’adolescente vissuta a Teramo, che ha scritto perché non riesce a dimenticare i fantasmi del suo passato. Per questo motivo affida i suoi segreti ad un diario, a cui confida le sue difficoltà di sedicenne che dopo il divorzio dei genitori si ammala di anoressia (una della malattie psichiatriche più gravi che coinvolgono la mente e il corpo fino a consumarli) e di bulimia. Entrambe le malattie presentano tratti comuni; angoscia, persecuzione e allontanamento dagli altri. La ragazza progressivamente si allontana dalla madre ed inizia ad usare il suo corpo anche per superare gli esami universitari. In questo caso, e per fortuna, la scrittura permette a Mariasara di svegliarsi, di tratteggiare la fatica del suo vivere quotidiano e i disagi che come muri invalicabili le hanno impedito di vivere serenamente la sua adolescenza. Dal libro di Mariasara si può dedurre che la scrittura sia stata un antitodo contro il dolore, la paura e il male dell’anima. Il suo diario le ha permesso di guardarsi dentro e di rinascere, non più, vittima di sé stessa ma libera di individuare le sillabe del suo silenzio interiore.
Dopo il 2004 Mariasara abbandona la città di Teramo. Il suo libro-diario si conclude con la seguente data: 20 agosto 2003.


Dopo il suo trasferimento a Roma scrive l’ultima pagina del suo diario.

Roma,18 settembre 2004
“Da quel giorno no ho più scritto, e mi sono trasferita. Sono andata via di casa com’era giusto che fosse. Ho seppellito Mariasara, ho cercato di farlo. Una nuova città non ti conosce, e ti dà la possibilità di ricominciare da capo. Ho lasciato l’università e ho lasciato mia madre.”

Poi, seguendo uno spiraglio di luce, prosegue:

“Ora mia madre inizierà un percorso, e guarirà dalle mie ferite. Devo perdonarla e devo perdonarmi, ma non è ora per me di tornare. Non ancora. Voglio guarire anch’io. Domattina andrò in ospedale: voglio curarmi, voglio farmi seguire da uno psicologo. Ho paura del cibo e non voglio più averne. Voglio vivere. Ho trovato lavoro come donna delle pulizie in una vecchia pensione dietro il Colosseo, e da lì, la sera, mi pare di vedere tutto il mondo. Mi lavo ancora con le saponette date in dotazione: all’albergo non sanno che sono io a prenderle. E’ perché non voglio dimenticare. Quando sarò in grado di lavarmi con un normale bagnoschiuma allora sarò guarita, e tornerò a casa.”

Il racconto autobiografico ha un grande potere. Trasmette dei messaggi che ci fanno scoprire altre storie, altre vite. Quello che c’è di veramente interessante in questo libro è l’epilogo, nel quale, Mariasara comunica che perdonerà sua madre e perdonerà se stessa. Nel trauma dell’aborto ha toccato il fondo, ha visto il suo inferno; visione che le ha permesso di sezionare il suo animo con tutte le sue fragilità, di trasferirsi a Roma per curarsi, guarire, colmare i vuoti, le assenze e di risolvere la sua storia da sola anche se nulla sarà come prima. La semplice elaborazione del testo descrive quanto i rapporti umani, seppur nelle loro varianti, possono essere devastanti e quanto i fantasmi interiori siano difficili da affrontare se i meccanismi che si innescano in determinati momenti, conducono l’essere verso un declino che nessuno può arginare. Tra le nostre mani resta un diario di un’adolescente che oggi è nata
sola e una verità; complessa, nuda e cruda.

sabato 24 gennaio 2009

Carina Spurio di Simone Gambacorta

Carina Spurio
di Simone Gambacorta

Vive a Teramo e sinora ha pubblicato “Il sapore dell’estasi” (Kimerik, 2005), “Il sapore dell’estasi”, in riedizione aggiornata (Kimerik, 2006), “Lacca di garanza” (Il filo, 2007), “Tra Morfeo e vecchi miti” (Nicola Calabria Editore, 2008), “Narciso” (Evoè, 2009).

Quando hai iniziato a scrivere versi?

«Durante il periodo dell’adolescenza, tempo in cui annotavo pensieri e sensazioni sui fogli. Successivamente ho dimenticato i versi nel solito cassetto per anni. Dopo il 2005, anno del mio esordio, tra una melodia armonica e una scansione diversa, la Poesia resta nella mia vita a reclamare il suo posto. Nelle nuove composizioni poetiche abbandono lo stile originario poco incline alla regolarizzazione, e il diario appartenente all’adolescenza, fitto di appunti e di versi sospesi, verrà sostituito da un verso che si nutre della potenza delle immagini in cui il linguaggio poetico, costruito osservando le opere d’arte tocca il confine ambiguo delle parole, all’interno delle quali resta sempre un fragile equivoco».

Come si è sviluppato, nel tempo, questo legame con la scrittura?

«Dal flusso anarchico del logos che dentro me sembra un desiderio in grado di ragionare».

Cosa significa scrivere poesie?

«Catturare gli episodi della realtà attraverso vocabili accuratamente scelti e il gusto di cimentarmi in costruzioni inedite e originali partendo dalla parola; l’elemento complesso in cui convivono verità ed illusione».

Come nasce una tua poesia? Di getto? Poco alla volta?

«Di getto; tra l’estrema audacia e l’estremo pudore».

Vorrei descrivessi in che modo lavori nel tuo “laboratorio” creativo.

«L’atto di comporre versi è enigmatico, poco chiaro anche a chi li scrive. Raramente l’atto compiuto coesiste nella persona che spesso è incapace di spiegare da dove nasca la prima idea. Quando un verso mi appartiene, perché nasce da una mia esigenza emotiva, lo scrivo di getto come se le emozioni del mondo fossero impresse sulla mia pelle. Diversa è la creazione di un verso realizzato al cospetto di opere d’arte. In quest’ultimo contesto cerco la vibrazione delle cose, ma alla fine le immagini lasciano trasparire lo stesso i miei turbamenti. Lo confermano alcuni versi nella fase della rilettura, all’interno dei quali tutto diviene unico sentire, l’opera, le mie emozioni e le cose osservate sono protagonisti della stessa scena. Questo spiega bene come la poesia sa intuire, avvertire e cogliere la direzione giusta, svelando le potenzialità contenute nell’opera per deformarle e riformarle in un silenzio pieno di parole».

Quand’è che capisci che una poesia è “finita” e che può camminare da sola verso chi vorrà leggerla?

«Quando rileggendo la poesia, il suono del componimento è continuo e il punto è solo alla fine».

Quali sono i libri di poesia che sinora hai pubblicato?

«“Il sapore dell’estasi”, poi “Il sapore dell’estasi” in riedizione aggiornata, “Lacca di garanza”, “Tra Morfeo e vecchi miti”, “Narciso”».

Vorrei dessi una “tua” definizione di ciascuno di essi.

«“Il sapore dell’estasi”: l’errore da cui nasce una ragione. “Il sapore dell’estasi”, in riedizione aggiornata: l’allegra insolenza. “Lacca di garanza” : les jeux sont faits. “Tra Morfeo e vecchi miti”: io non so ben ridir com’i’ v’intrai. “Narciso”: ethos anthropoi daimon, cioè il carattere è il destino».

Da un punto di vista intimo, da un punto di vista interiore, quanta scommessa c’è in ogni verso?

«Nessuna, ovviamente. Di fronte alle insidie di un mondo centrato su logiche economiste, malato di tecnologia e ipercomunicazione virtuale, quanta scommessa potrebbe esserci in un fragile verso? La follia estatica del canto vive dentro a chi la sa percepire. E in un tempo finito tra l’assenza, la mancanza, la rinuncia, l’essere cerca ancora di decifrare il codice terrestre e di raggiungere l’altro con un filtro di parole, pensieri e viscere. La poesia per molti rappresenta un bisogno, raramente una scommessa».

Mi riferivo a una scommessa intima…ma dimmi, il verso è ustione o lenimento?

«Entrambe le cose. A volte la forza astratta, nel suo insistere sembra un urlo pronto ad esplodere. Nel momento del risveglio, alcuni versi raccontano il gioco della vita: rivelando le fenditure dell’anima più o meno profonde, fatali, ustionanti; è così che il verso lenisce il dolore, attraverso l’esorcismo delle parole».

Che tipo di “ascolto” è quello che precede la nascita d’una poesia?

«Mi capita di ascoltare i suoni del silenzio, di respirare l’aria e sentirla scendere giù, sempre più giù, fino a percepirne il punto più profondo. Tutto è più nitido quando le parole arrivano dal silenzio. Le senti suonare come note fuori dagli spazi. Note perverse come sibili assordanti. Può avere un fascino perdersi nelle singole parole. Scoprirsi in un verso. Avviare un gioco di ruolo cercando le ragioni dell’ essere fino all’attimo in cui il corpo e la parola, vibrano nella tensione tra ragione e istinto. In quei momenti, il tempo si ferma e nel luogo in cui l’esistenza ha inconsciamente altre intenzioni, le cose si osservano con altri occhi».

Nella tua quotidianità cosa rappresenta la poesia?

«Il nostro è un tempo che scorre veloce. Gli uomini e le donne vivono immersi nel sovraccarico di lavoro e nello stress. Resta poco tempo per leggere, per ascoltarsi, per sentire con il corpo, l’anima e lo spirito. Le immagini reali sono frenetiche e il quotidiano è in lotta con un male divorante; l’individualismo. Siamo spesso chiusi in una stanza, vittime consapevoli della tecnologia. Chi scrive poesia sa che è un altrove di resistenza; da essa sgorga la consapevolezza dei limiti umani che aderisce perfettamente alla nostra natura interiore. Ma in una realtà che non ha una vera corrispondenza con i nostri bisogni interiori non scrivo solo poesia ma milito poesia, affinchè quest’ultima venga diffusa. Da due anni curo un premio di poesia internazionale. Seleziono la giuria e mi occupo della stesura dell’antologia che raccoglie le poesie dei partecipanti al premio. Realizzo personalmente anche la copertina del testo che illustro con le opere d’arte di nuovi talenti scoperti durante le mie interazioni culturali».

Che tipo di dettato poetico cerchi? Lineare, terso, oppure articolato e complesso?

«La parola è un rischio da correre affinchè si compia l’incontro con noi stessi, per questo, la lascio libera nel tratto di un verso, perché il verso possa mantenere intatto il suo senso, nato dal desiderio selvaggio e impresso in uno spazio che non può e non deve essere addomesticato. Cerco, per quello che posso, di proteggere l’autenticità del dettato poetico che prediligo terso e lineare».

Quali sono i poeti con i quali ti sei formata?

«Tre poeti mi hanno appassionato in passato: Foscolo, per aver mantenuto nalla sua poetica la drammaticità della vita. Baudelaire, il più famoso e il più letto in tutto il mondo, perchè chiude definitivamente la pagina della poesia romantica e apre quella (ancora) vergine della poesia moderna e sperimenta l’amore nella sua forma carnale e passionale. Neruda, per aver posto la donna dentro un mito cosmico tra uno scenario grandioso e selvaggiamente naturale. E’ relativamente recente il mio interesse per Thomas Stearn Eliot, poeta, drammaturgo e critico letterario statunitense che appartiene al movimento dei modernisti. La poesia modernista è una poesia di immagini, non presenta sequenze ordinate di pensieri, né, uno sviluppo logico; vive di una serie di fotogrammi non collegati. L’ associazione tra il miei versi e il pensiero di Eliot in questi ultimi anni è stata ricorrente, ciò mi ha fatto capire che avevo raggiunto l’ altro e gli altri, dunque avrei potuto esistere, tra il fiume del tempo, tra l’acqua e la terra, in un sogno da trasformare ancora».

C’è più menzogna o più verità, in una poesia?

«La poesia è in grado di mettere l’autore in relazione alla profondità del suo essere, pertanto si è portati a pensare che essa esprima la verità. Di tale asserzione, non sono assolutamente convinta. La lirica, si sa, trae origine da intense percezioni soggettive, alle quali, unisce l’esigenza della libertà creatrice coerente alle sue ossessive patologie, nel luogo in cui, il pensiero, si condensa in un’altra forma e tocca i territori della finitudine e del nulla. Questo per dire che nell’altro lato del sé, luogo praticamente inesplorato, possono tranquillamente giocare suggestioni, fascinazioni e un “sentire” del tutto personali. Ma chi ama la poesia sa che è necessario viverla entrando e uscendo dal suo ritmo, rispettando il suo canto, seguendo il suo percorso. E il poeta, che vive il presente, sa di essere estraneo al suo tempo ma non sa, da dove nasce e muore il canto, né, se il suo viaggio avrà mai un termine

martedì 20 gennaio 2009

Teramo. Poesia e Spettacolo. Narciso.

Poesia e Spettacolo
Teramo. 23 gennaio 2009. ore 21,00.
Sala del Mutilato. Piazza Dante.
Lettura scenica del testo “Narciso” Evoè Edizioni 2009 antologia poetica di Carina Spurio a cura della Compagnia Teatrale “Gli Sbandati” .

Narciso
Non si scrive per essere letti. Quasi mai. Si inizia a scrivere quando sul foglio bianco si vorrebbe fermare una parola che dentro alcuni di noi torna a cercare ragioni. Gli uomini e le donne sognano, certo, non allo stesso modo e nei luoghi riservati ai loro desideri ritrovano le immagini che vogliono vivere. Prossimamente, a Teramo, il suono delle pagine da sfogliare arriva in Teatro. In un caffè al centro della città, tra sogno e realtà è nata l’idea di realizzare un’ Antologia dal titolo Narciso (Evoè Edizioni, Teramo 2009) che raccoglie quattro libri di Poesia di Carina Spurio, con il commento di Dott. Ivan Pozzoni, direttore culturale della Liminamentis Editore casa editrice culturale nata in Brianza nel 2007 e la prefazione della scrittrice e regista teramana Asteria Casadio. In copertina Giampiero Pierini Ritratto: “Carina”, grafite su carta. Il libro sarà portato in scena dalla Compagnia Teatrale Gli Sbandati. La lettura scenica del testo avverrà nella “Sala del Mutilato” sita in Piazza Dante a Teramo, il 23 Gennaio 2009, ore 21,00.
http://www.evoe-casaeditrice.com/

Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976; si è laureato in diritto con una tesi sul filosofo ferrarese Mario Calderoni. Ha diffuso molti articoli dedicati a filosofi italiani dell’Ottocento e del Novecento, e diversi contributi su etica e teoria del diritto del mondo antico; collabora con numerose riviste italiane e internazionali. Nel 2007/2008 sono uscite sue raccolte di versi: Underground e Riserva Indiana, con A&B Editrice, Versi Introversi e Androgini, con Limina Mentis Editore, Lame da rasoi, con Joker; nel 2008 è stato inserito nell’Antologia Memorie del sogno, di A&B Editrice; nel 2008 ha curato il volume Grecità marginale e nascita della cultura occidentale. I Presocratici (Limina Mentis Editore). In un’azienda della G.D. è logistico; è direttore culturale della Liminamentis Editore.
Carina Spurio è nata a Teramo. Si è diplomata all’Istituto Magistrale Giannina Milli di Teramo. Ha scritto e pubblicato quattro raccolte poetiche: Il Sapore dell’estasi 2005 Edizioni Kimerik riproposto in edizione aggiornata nel 2006, Lacca di Garanza 2007 Ed. Il filo s.r.l Roma. Tra Morfeo e vecchi miti 2008 Ed. Nicola Calabria Editore. Le sue poesie sono state pubblicate in 25 Antologie Poetiche. Due sue Antologie Poetiche sono testo scolastico: Antologia “I Nuovi Poeti Italiani”. 2007, Vincenzo Grasso Editore e “Conoscere la Metrica” attraverso i Poeti Classici Contemporanei. 2008, Vincenzo Grasso Editore. Di recente redatto la premessa del testo poetico “Silenziosi frutti” di Stefania Pierini, edito dall’Accademia della Fonte Meravigliosa di Roma. Collabora con diversi mensili; Hermes Periodico Mensile Di Informazione e Cultura, Domus Periodico Di informazione Immobiliare, Buono e Bello tracciati di cultura, tradizione e società, Eidos Diario rosetano, Notizie Donna Editoriale della Provincia di Teramo, L’Unico quotidiano web di Roma, Il ReteGiornale .

Asteria Casadio è nata il 9 marzo 1986 a Teramo, ove risiede. Laureata in Lettere (indirizzo classico) con lode presso l'Università D'Annunzio di Chieti, è specializzata in Filologia e letterature del mondo antico presso la stessa Università. Ha partecipato a diversi concorsi letterari, risultando quinta classificata nel premio Prospektiva-Les Nouvelles (2002) e prima (2003) e terza (2004) al premio Sever d'oro dell'Accademia Severiade di Milano. Per la saggistica filosofica ha vinto il premio Vincenzo Filippone­ Thaulero (2003), con il saggio La società e la cultura occidentali tra crisi d'identità e il valore universale della Persona, di cui un sunto pubblicato in Prima Giornata di Studio Vincenzo Filippone-Thaulero: Sociologia Filosofia Poesia, Atti del Convegno, 20 maggio 203 - Roseto degli Abruzzi, a cura della Società Filosofica Italiana - Sezione di Teramo e del Centro Studi Vincenzo Filippone-Thaulero, Teramo 2004. Ha pubblicato nel 2006 il suo primo libro di narrativa, Passanti. È stata inserita nella terna finalista del 40° Premio Teramo - Sezione Mario Pomilio - con il racconto La porta pubblicato su I racconti XL Premio Teramo 2006-2007, Teramo, novembre 2007. E’ stata finalista al premio nazionale Albero Andronico 2007 e semifinalista al premio Penna d’utore 2007. Collabora con la rivista Pomezia Notizie, su cui pubblica racconti e saggi. È regista della compagnia "Gli Sbandati", che è in cartellone in diversi teatri italiani, dove porta in scena prevalentemente drammi dell'antichità classica E’ editor della Casa Editrice Evoé di Teramo.

In copertina: Giampiero Pierini. Il padre, pittore anche lui, lo inizia al gusto per l' arte, in particolare alla pittura naturalista e impressionista, portandolo con sé a frequentare gli ambienti artistici del momento. Nel 1981 consegue il Diploma di Maturità Artistica presso il V liceo Artistico di Roma. Frequenta il Corso di Pittura presso la Scuola di Arti Ornamentali "San Giacomo". Autodidatta nella tecnica dell' acquerello, assimila gli studi dei maestri J.M.W. Turner, Roesler Franz e degli "Acquerellisti della Campagna Romana". Ha fatto parte dell'Associazione Nazionale Acquerellisti d'Italia (A.N.A.D.I.). Fa parte di diversi gruppi artistici con cui espone periodicamente. Ha ricevuto premi in molte estemporanee di pittura ed esposto in personali e collettive anche all'estero ottenendo segnalazioni e premi.


Narciso
di Carina SpurioAnno: gennaio 2009Pagine:
80 pagine in brossuraPrezzo: €9,00
Descrizione: Torna con un’antologia curata direttamente dall’autrice, la poetessa che ha saputo emozionare il pubblico italiano e straniero (basti pensare al successo di Lacca di garanza – ed Il Filo – nelle librerie francesi). I suoi versi, di una musicalità unica, cantano il microcosmo delle percezioni e coinvolgono il lettore come solo la lingua dei veri poeti sa fare.Evocazione ed immedesimazione si fondono grazie alla forza emozionale di una voce che può considerarsi a buon diritto una delle più nuove delle letteratura.