sabato 25 luglio 2009

Francesco Olivieri

Francesco Olivieri
La milonga dei maroni cotti

di Carina Spurio

La milonga dei maroni cotti.
E’ il titolo del cortoromanzo pop di Francesco Olivieri, scritto in maniera ironica e divertente. L’autore, servendosi di espressioni comiche affronta il comune senso del pudore e del buon gusto senza remore. All’interno del libro, i malesseri della nostra epoca si susseguono in capitoli, tra accenti di costume, politica e psicopatologie di vita quotidiana che contribuiscono alla danza dei “maroni cotti” , i quali, “ruotano” anche su ciò che le donne da sempre fingono di non sapere e di non vedere, come in questo passo:
Spendi e spandi
“Io capisco il calvario di Gesù. Sì, sì, io non solo lo capisco, ma l’ho provato varie volte. E tutte le volte ho tentato di esimermi da questa tortura tutta al femminile, ma nulla fa fare. O calvario o niente gnocca. Vuoi il triangolo delle Bermuda? Allora soffri in silenzio, non rompi le palle e subisci le vagonate di chilometri a piedi verso i negozi di profumeria, di abbigliamento, calzature e gioielli. Le tappe erano quattordici per Cristo, io invece so quando si comincia, ma non so quando si finisce. L’iPod non lo puoi portare, sembra che te ne sbatti. Non puoi neanche telefonare agli amici. Devi dimostrare un atteggiamento d finto interessato, mentre già al secondo negozio dove la tua lei ti scarrozza a mò di cagnolino hai le palle che, a ritmo sincrono, stanno ancora nuotando nella piscina olimpionica che hai lasciato pochi minuti fa per iniziare un viaggio negli inferi, senza sapere se ci sarà un Virgilio che verrà a prenderti. La voce, che al principio è normale, quasi possente, già a metà pomeriggio, circondato da commesse isteriche, abiti inguinali, profumi di ogni genere, aria condizionata a palla che ti annienta la possibilità di girare il collo, dicevo, la tua voce diviene sempre più flebile. […] Intanto, mentre lei si prova mezzo negozio, tu ti fai uno screening della gnocca che circumnaviga i quattro lati di quel posto fatto apposta per il genere femminile, Vedi, al di là della sala prove, uno sguardo vuoto, ti riconosci e ti accorgi che un altro come te sta passando lo stesso calvario. […] Ma tu sei uno stoico, anche se sei lì quasi sul punto di dire ma vai a fare in culo te e le tue stupide compere. Pazienti, cerchi il nirvana in te, ti senti un asceta, reciti il mantra con l’Om cosmico, e focalizzi il tuo pensiero su quel meraviglioso organo che ha la lei tra le gambe e che tra poche ore avrai in premio. […] Torni a casa con la lei illuminata come una madonna dopo l’ascesa al cielo. Porti, sì tu porti il tutto a casa, lei si butta sul letto, ti dice: <>. Le alternative sono due: o la uccidi, oppure la trombi e la uccidi. Decidi per la terza, dormi e speri si svegliarti in un altro mondo.”

Tradizione comica, che vede “gli ultimi uomini”, come li definisce Nietszche, ripercorrere lo stereotipo che celebra l’edonismo e convogliare le energie vitali verso i bisogni del proprio ego, nel tempo in cui, il nuovo individuo si uniforma socialmente e si frammenta spiritualmente, schiavo, in alcuni casi, delle leggi del mercato e del culto dell’immagine. Francesco Olivieri, entra in maniera consapevole nelle tristi verità della nostra vita, legittimata da ritualistiche cerimonie e dai riti del quotidiano che provengono dalle famiglie benedette, le quali, ciclicamente tramandano di padre in figlio violenze psicologiche che i discendenti adottano in nome dell’amore. Evidenzia le difficoltà degli adolescenti, il desiderio del posto fisso, le ansie sessuali, dando vita ai pensieri prigionieri di elementari condizionamenti, da cui, lo stesso autore trae l'autoironia. Francesco Olivieri, verga le difficoltà della nostra epoca che tra doveri, piaceri, ansie, ossessioni danzano in un grottesco realismo, irrigidito dagli schemi e narcotizzato dalle convenzioni a cui, una massa conforme e contenta, si amalgama per insicurezza.

La milonga dei maroni cotti
Cortoromanzo pop
Editore Leone. Milano
Giugno 2009
Francesco Olivieri è nato a Bologna nel 1975. Vive a Verona. Laureato in Scienze della comunicazione, dopo aver collaborato per quattro anni con il Corriere del Veneto e il Corriere di Verona. Attulmente scrive su quotidiano gratuito Dnews e sulla riviste di NoemaPress. Nel suo cuore c’è sempre la musica: ha scritto per Jazzit. Oltre ad occuparsi di giornalismo, lavora presso la direzione commerciale di poste Italiane. Ama profondamente le donne, la buona tavola e festeggiare con gli amici ogni piccolo evento della vita.

sabato 11 luglio 2009

Teramo. Il mensile della città.Giugno 2009

CARINA SPURIO, NUOVO TALENTO DELLA SCRITTURA
La poesia intesa come fluire dell’anima e folgorazione dei sensi
di Lucia Mosca

Carina Spurio, talento della scrittura. Nata a Teramo, si è diplomata all’Istituto Magistrale Giannina Milli di Teramo. Ha pubblicato varie raccolte poetiche: “Il sapore dell’estasi” (Kimerik, 2005), “Il sapore dell’estasi”, in riedizione aggiornata (Kimerik, 2006), “Lacca di garanza” (Il filo, 2007), “Tra Morfeo e vecchi miti” (Nicola Calabria Editore, 2008), “Narciso” (Evoè, 2009). Trenta le antologie poetiche che in tutto contengono sue opere. Di recente ha redatto la premessa di “Silenziosi frutti” di Stefania Pierini, edito dall’Accademia della Fonte meravigliosa. Collabora con diversi mensili: Hermes, Domus, Eidos, Notizie Donna, L’unico; Il ReteGiornale. Affascinata dal mondo della scrittura, Carina dichiara di aver sempre “amato spiare la penna muoversi nel bianco tra un tratto continuo e uno spezzato. Nello stesso bianco, senza più spazio, vedere riempirsi quel vuoto”. Folgorata da Il piccolo principe di Antoine de Saint_Exupéry; libro “divenuto ormai senza tempo e senza età tra il senso della vita, l’amore e l’amicizia”, ha poi proseguito nella propria crescita con Un Uomo di Oriana Fallaci nel periodo dell’adolescenza. Porta sempre con sé Il Codice dell’anima di James Hillman. Dice di amare Teramo, “con tutti i suoi limiti di città di provincia anche quando diffida dei nuovi talenti e come una donna frigida non sente il piacere”. Narciso è un’antologia poetica che contiene liriche autobiografiche selezionate dai quattro libri di versi pubblicati nel triennio 2005-2008. Sei liriche sono inedite e tra queste si trova appunto la poesia “Narciso” dalla quale prende il nome la raccolta. Si tratta del quinto testo poetico edito in cui si capta la folgorazione di Carina per la poesia. “Narciso - spiega Carina - si specchia da secoli nel mito e nella sua immagine, tra limpide acque e silenziose nostalgie, rapito dal suo mistero; proprio come ho fatto io stessa cercando all’interno della mia produzione poetica la mia essenza. Di conseguenza l’immagine di copertina realizzata da Giampiero Pierini, acquerellista romano è un ritratto, il mio”. La sua scrittura è rivolta ad un pubblico “sveglio che comprenda i dolori che restano ignoti al mondo, uno fra questi è il dolore del poeta simile ad un rovello avvilente, compulsivo”. Scrive di lei Maurizio di Biagio, giornalista: “In Carina Spurio anche l'amor - che move il sole e le altre stelle - fa rima con cuor. Garcia Lorca nella mente e nell'anima, e umori, e braccia, e colli sfiorati, per mondi sensibili e dannatamente terrestri, viscerali. In poche parole "Syn e aisthànestai", per la poetessa "insieme e percepire", associazioni vaganti all'interno di un'unica immagine, completa di sostantivi e aggettivi appartenenti a sfere sensoriali diverse, che in un rapporto di reciproche interferenze danno origine a un'immagine vividamente inedita.