venerdì 29 luglio 2011

Davide Benincasa Intrecci di rime

Davide Benincasa

Intrecci di rime

Edizioni Gli Occhi di Argo, 2011

Intervista di Carina Spurio


“Intrecci di rime”, Edizioni Gli Occhi di Argo, è il titolo della sua raccolta poetica, comprende 13 poesie e l’introduzione a cura di Milena Esposito che definisce la sua poesia (tra terzine , endecasillabi con rima alternata e novenari con rima ripetuta), “acqua di musica”. Come è nato questo libro? E perché la scelta di questo titolo?

“Intrecci di Rime” nasce grazie al concorso “Nuovi Autori” indetto dal collettivo Occhi di Argo.Il bando del concorso prevedeva l’invio di una piccola silloge di poesie (almeno dieci e un massimo di venti). A pochissimi giorni dalla scadenza, ritagliando sdruciti scampoli di tempo, ho pazientemente intrecciato fili di parole per tessere alcuni componimenti. La raccolta è stata completata con l’inserimento di ulteriori tre liriche, che attendevano, in disparte, il momento per “uscire dal cassetto”. Le varie opere (tranne la quadrilogia sulle stagioni) sono impostate su tematiche appositamente slegate tra loro, abbracciano stili differenti e di diversa connotazione sono gli approcci alla poetica espressa. Dopo aver trasmesso la raccolta, una brevissima attesa e l’insperata notizia che la silloge era stata valutata positivamente dalla giuria. Riassumendo: questo libro è nato nell’intimità del silenzio notturno, dispensatore di stimoli poetici, come una sfida, soprattutto contro me stesso. Il titolo, deciso dopo molti ripensamenti, è una conseguenza logica della forma stilistica utilizzata: tutti i componimenti seguono volutamente una metrica, nella quale i versi, danzando in rima, s’intrecciano fra loro.


Lei è fine conoscitore della rima e della metrica in un’epoca in cui nella compulsiva frammentazione del verso giace l’essiccamento della parola messa in forma nelle espressioni imprevedibili della poesia racconto …

Onestamente non posso (…e non oso) definirmi “fine” conoscitore della rima e della metrica; preferisco asserire che si tratta di sbiadite reminiscenze scolastiche. Personalmente ho sempre avuto una predilezione per la poesia classica, dove, se non sempre vige la presenza della rima, il ritmo è comunque scandito da un metro preciso, che dona vita e connotati ben definiti al verso. Nelle mie opere ricerco continuamente la musicalità delle rime, costruendo versi seguendo una logica metrica; questa poi si evolve con il progredire stesso della composizione poetica.
La struttura di un componimento è l’elemento fondamentale, imprescindibile e inderogabile del mio modo di vivere e scrivere la poesia. A un primo approccio, comporre imponendosi vincoli metrici, sembrerebbe limitante e restrittivo. Ritengo, invece, che vedere la poesia sotto questa forma, è una sfida aperta, uno stimolo per lo scrittore, il quale esprime le sue emozioni, i suoi concetti, le sue sensazioni giocando con i vocaboli e si diverte a imbrigliare i suoi pensieri, muovendosi a ritmo tra paletti definiti.


Per lei la poesia è passione oppure libertà?

La poesia risiede in un lembo della nostra anima; nella sua intangibilità essa concilia passione e libertà allo stesso tempo. La poesia è ardente passione, un tramite per esternare le proprie sensazioni, le emozioni, le vibranti pulsazioni del cuore e tramutarle in parole; un mezzo di comunicazione per far conoscere se stessi e i propri ideali. La lirica è altresì libertà di sfogare questa passione, di lasciarla ardere senza soffocarla al proprio interno, per non scottarsi; è libertà di percepire, sentire ed esporre i sentimenti e gli ideali secondo una propria ottica, senza vincoli e compromessi; è libertà di plasmare a proprio piacimento l’astrattezza del pensiero attraverso la scrittura.


La poesia è sincera?

Probabilmente la poesia è sincera, poiché nasce come espressione del pensiero interiore del poeta, manifesta le sue sensazioni, le sue percezioni, le sue emozioni.
Se da un lato, quello passionale la lirica è sincera, come detto nella risposta precedente, è anche libertà di esprimersi senza accettare compromessi; questo m’induce a credere che, nella sua inconsistenza, la lirica sia espressione della predisposizione d’animo in un preciso momento e non in senso assoluto. Pertanto ritengo che un fondamento di verità stia alla base della “scultura poetica”. Il resto viene modellato a colpi di scalpello (più o meno delicati) dal poeta, che ne delinea, soggettivamente, le forme più esteriori in base allo stato di quell’istante.


“Vago, solingo, in un altro universo,/ alla ricerca di un lido migliore,/ ove cullare mi lascio; disperso:/ un giardino dove cogliere un fiore,/ per inspirarne la garbata aulenza/ […] […] Ma d’improvviso, nel mondo ripiombo,/ un sordo tonfo e ritorno al presente.”/ Da “Sogno di una fuga dal Mondo”…
La parola del poeta da dove viene?

Il poeta, ma ogni essere umano in generale, è un sognatore. La sua parola proviene dal turbinio di malcontento che ne lacera l’anima. Spesso la società, soprattutto quella moderna, frenetica, caotica, vuota d’ideali, ci veste di un abito che a noi sta stretto. Per non soffocare in queste vesti, per non cedere alla ripetitiva quotidianità, per estraniarci da ciò che non piace e fa soffrire, immaginiamo, sogniamo e fantastichiamo (vago solingo in un altro universo). Evadere dall’oppressione del quotidiano, ovvero fuggire dal Mondo, per non lasciarsi schiacciare dalla monotonia (alla ricerca di un lido migliore), riscoprendo le piccole cose (un giardino dove cogliere un fiore), insignificanti agli occhi di una comunità (o massa) spesso insofferente e insoddisfatta (per inspirarne la garbata aulenza).Purtroppo l’incanto svanisce (nel mondo ripiombo) e si deve tornare con i piedi in terra (un sordo tonfo), cercando la forza, il coraggio e le motivazioni per affrontare e per “vivere” la vita (ritorno al presente), con la piccola consolazione che mai nessuno potrà veramente toglierci la possibilità di sognare.



Quali sono i suoi poeti preferiti?

I miei poeti preferiti sono quelli studiati sui banchi di scuola. Su tutti, citerei Dante, Foscolo, Manzoni, Ariosto, Tasso. Scrittori che trovano nella metrica l’arte di fare poesia, maestri inarrivabili. L’elenco degli autori che mi piacciono (italiani e non) è comunque lunghissimo; ammiro anche tanti talenti “sconosciuti” dei quali ho avuto il piacere di leggere alcune opere all’interno di antologie poetiche.



Cosa legge un poeta?

Sinceramente, non so cosa legga un poeta; posso solo rispondere per me stesso.
Il risicato tempo libero non mi concede di dedicare il giusto spazio alla lettura e di questo molto mi rammarico, perché essa, oltre a essere fonte d’ispirazione, è la palestra ideale per tenere allenata la mente. Ad ogni modo, leggo di tutto, riviste storiche e scientifiche, romanzi di ogni genere, saggistica, ma anche fumetti, quotidiani e “settimane enigmistiche”… e, naturalmente, poesie, preferibilmente a pillole, per non farne indigestione. La poesia non deve essere letta con superficialità, non la si può fermare a un iniziale stadio epidermico, sul quale scivolerebbe via in pochi istanti, ma deve essere digerita, immagazzinata in uno strato più profondo, quello dell’anima. Perché ciò avvenga, la nostra mente deve essere “filosoficamente” predisposta ad accettare e capire il poliedrico pensiero poetico. Diverse antologie sono accatastate disordinatamente sul mobilio di casa mia, volumi contenenti decine, addirittura centinaia di opere, ma per apprezzarle appieno ne “ingerisco” solo alcune per volta, affidandomi alla sorte, sfoglio pagine a caso, mi soffermo su alcune, lasciandomi suggestionare dal titolo o dal nome dell’autore. Ho letto (e ogni tanto ripasso) i classici greci, l’Iliade e l’Odissea di Omero, le grandi tragedie di Eschilo, di Sofocle e di Euripide, la Teogonia di Esiodo; amo oltre misura la mitologia e il periodo storico a essa collegato. Non di meno, mi appassionano i capolavori latini come l’Eneide e le Bucoliche di Virgilio o la Metamorfosi di Ovidio. Adoro i grandi autori della letteratura italiana (Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Boccaccio, Foscolo, Manzoni), i libri che mi hanno fatto amare e mi hanno avvicinato alla letteratura.
Mi piace molto il romanzo-storico (Manfredi) e non disdegno il genere fantasy.



Quali sono stati gli autori che l’hanno influenzata - ispirata?

Apprezzo la letteratura in generale, e ogni genere letterario, poco o tanto, mi affascina; trovo ispirazione da tutto ciò che mi colpisce, indipendentemente dalle mode, dal periodo storico o dalla forma espressiva. L’ispirazione spesso la trovo leggendo opere di autori non famosi, comunque molto validi, comunicativi, scrittori che hanno pubblicato alcune poesie su pagine web o in antologie.
I grandi autori li ho citati prima, ma mi sento troppo distante da loro per affermare che mi hanno “influenzato”.



Cosa è per lei l’amicizia?

Infinite citazioni sono state espresse nei riguardi dell’amicizia. Alcuni poeti riuscirebbero a scrivere migliaia di versi su questo tema. Qualcuno si chiede se esista veramente, altri sostengono che sia un bene raro.
L’amicizia, per quanto facile sia da descrivere, è difficile da definire con esattezza, è impossibile delinearne i connotati per farle un identikit.
Ritengo sia impossibile fornire una risposta assoluta. In questo momento, per me di vaghezza, la descriverei “improvvisando poeticamente”, in terzine di novenari con rima ripetuta (ABC ABC):

è nel buio, un attimo di luce,
nel bisogno, una forte mano
che salda, afferra il tuo inciampare,

è il vento che nel cuore adduce
un vagar d’onde, e di lontano
s’ode aspro il balsamo del mare.

A parte tutto, di una cosa sono convinto: l’amicizia è un sentimento che dovrebbe essere coltivato con sapienza.



Che domande si fa più spesso?

Non mi pongo troppe domande, perché non saprei darmi risposta (e se avessi la risposta, non avrei necessità di farmi domande - perdoni per favore la banale disquisizione filosofica). Quindi i quesiti li serbo per gli altri. Dubbi infiniti, cosa voglio e cosa vorrei essere lo sapevo da bambino, certezze, queste, tramutate in remore nell’adolescenza e in rassegnazione nella maturità. Cosa mi riserva il futuro non lo voglio sapere, preferisco “assaggiare” ciò che mi viene offerto giorno per giorno, nonostante le delusioni, le amarezze e le sconfitte.



L’amore. Cos’è per lei l’amore?

Come per l’amicizia, un sentimento indefinibile, difficile da individuare, da non confondere con la semplice infatuazione, da non banalizzare come si fa nei rotocalchi e nelle riviste di gossip. L’amore teoricamente non può finire e non può esaurirsi. Non concordo con chi sostiene di essere stato innamorato, ma non lo è più. A quelle persone chiedo se sono sicure di essere state davvero innamorate.
Su quest’argomento, più assiduamente che sull’amicizia, i poeti hanno versato torrenti d’inchiostro (compreso il sottoscritto). Probabilmente è il tema più abusato nella poesia. Cosa esso sia realmente, non riesco a descriverlo; se ne sono mai stato veramente colpito, non posso saperlo. Comunque, “arrangiando” sul momento una sestina di decasillabi con rima baciata (AABBCC), se ne potrebbe abbozzare una traccia:

Dell’amicizia lo sconfinare
diventa amore; il lento ancheggiare
sullo sfondo sabbioso del cielo
nel trasparire di un molle velo.
Un filo di rossetto sbavato
da un bacio. E il vento… soffia, ostinato.



Il suo film preferito?

I miei film preferiti sono: “Lo chiamavano Trinità” e il suo seguito “Continuavano a chiamarlo Trinità”. Rispolverano bei ricordi. Li guardai per la prima volta da bambino; tutta la famiglia (genitori e i due fratelli), davanti alla televisione (all’epoca in bianco e nero) per condividere serenamente momenti piacevoli, ormai un po’ troppo lontani. Il mio cuore nostalgico rivolge continuamente uno sguardo al passato; ancora oggi, dopo anni (e nonostante l’ennesima visione), li rivedo volentieri. Sono amante del cinema, in particolare dei film d’azione; un elenco delle mie pellicole preferite sarebbe lunghissimo.


Che rapporto ha con internet?

Con internet ho instaurato un rapporto di dipendenza quasi assoluta. Lo utilizzo giornalmente per informarmi, per leggere, per scrivere, per contattare gli amici, per visionare la posta elettronica, per investire in borsa, per assecondare le mie passioni, per incrementare la mia collezione di dischi musicali, per conoscere altre persone, anche lontane. E’ un modo per rilassarmi e per distendere i nervi.
Internet è il mezzo d’informazione e comunicazione che ha rivoluzionato la società e che ha aperto al Mondo le porte su una nuova visione della vita, un ponte che unisce culture diverse, un portale spazio/temporale che riduce le grandi distanze. Spero che un giorno non lontano possa diventare l’arma per superare le avversità e le diversità socio-razziali.



Cosa sta scrivendo attualmente?

Al momento sto scrivendo pochissimo, qualche stentato componimento poetico per partecipare ad alcuni concorsi. Le idee sono molteplici, davvero tante, ma le capacità, il morale, gli stimoli e soprattutto il tempo scarseggiano…

…il tuono / della poesia vibra e scuote la penna; / sul candido foglio, riversa il suono / della scrittura, che ancora tentenna. / Nero inchiostro sporca la pergamena, / ma solo sterili parole – vuote – / il rasentare accidioso avvelena / il nido dell’anima di ombre – ignote –

Questi versi, tratti da “Vuota ispirazione”, rappresentano al meglio il mio periodo attuale.



Nasce in provincia di Modena e vive con la sua famiglia nel Comune di Maranello. Che tipo di rapporto ha con la sua città?

Di Maranello, grazie all’automobilismo, si sente parlare spesso sui giornali sportivi. Più precisamente abito a Torre Maina una frazione, fino a pochi anni addietro definita “di campagna”; sono sentimentalmente molto legato al mio paese, dal quale ogni tanto sono lontano. Il territorio, prevalentemente agricolo, è di natura collinare; si possono trovare pace e tranquillità e ci si può ancora svegliare grazie al canto di un gallo (…solo uno non di più ormai) o di una tortora.
Non partecipo molto alla vita comunitaria, preferisco godermelo dal punto di vista paesaggistico, nella solitudine, distante dalla sterilità di inutili argomentazioni. Essendo un podista ho percorso centinaia di volta tutte le strade; lo conoscevo molto bene, case, alberi, animali. Ora, è molto cambiato.


Lavora come impiegato, attività che condivide con la passione per il podismo e l’allevamento dei suoi amati gatti Nebelung. Riesce a trovare il tempo da dedicare alla scrittura?

Il tempo è come acqua raccolta con le mani, la si sente scivolare via, ma per quanto ci si affanni, non è possibile trattenerla. Ci voltiamo indietro, in apparenza per un attimo, ma quando torniamo a guardare avanti ci si accorge che è trascorsa una vita. Purtroppo non riesco a trovare il tempo da dedicare alla scrittura.
Il lavoro erode la maggior parte della giornata, le ore più belle. L’allevamento dei gatti (seppure fatto con piacere) richiede anch’esso la sua fetta di tempo. Il podismo, al quale mi dedico tutti i giorni (senza pause), non solo consuma le immediate ore del “dopo lavoro”, ma logora anche il fisico e la mente. Qualche minuto lo devo spendere per le “faccende” quotidiane e altri momenti (che vorrei non finissero mai) li dedico alla famiglia. Pertanto il mio approccio alla scrittura è limitato alle sole ore notturne (…e avviene in condizioni psico-fisiche a dir poco scadenti).

P.S: rispondo a questa domanda all’una di notte, dopo una giornata lavorativa lunghissima, dopo essere passato dal veterinario e dopo aver fatto un allenamento molto pesante.


A fine intervista vorrei dedicasse alcuni suoi versi ai nostri lettori …

…improvvisiamo appositamente qualche nuovo verso, riguardo un tema molto attuale… in terzine di decasillabi con rima ripetuta (ABC ABC)

Scontata nell’ordire proclami
su vesti d’organza trasparenti
l’indifferenza morde feroce.

Foglie attendono gialle sui rami;
tremule, nell’agonia dei fendenti
d’autunno, parlano sottovoce.

…ai lettori lascio l’interpretazione di questi versi, con la speranza che possano essere messi in pratica nella vita quotidiana.


Per finire, un doveroso ringraziamento a Milena e Francesco di Occhi di Argo.
Un grazie di cuore alla poetessa Carina Spurio per il tempo a me dedicato e per aver stimolato la mia sopita creatività con le sue domande.


Davide Benincasa nasce in Provincia di Modena il 21 Marzo 1975. Da sempre risiede nel Comune di Maranello, con la famiglia. Lavora come impiegato, attività che condivide con la passione per il podismo e l’allevamento dei suoi amati gatti Nebelung.
Tra gli estenuanti allenamenti e i vari impegni quotidiani, riesce a ritagliarsi qualche momento da dedicare alla scrittura. Nel 2010 inizia a partecipare ai suoi primi concorsi e, a sorpresa, arrivano diversi riscontri positivi, soprattutto in campo poetico.
Tra i risultati più importanti può annoverare: l’inserimento tra dei dieci vincitori del premio “Una poesia nel cassetto” 2010 (Flanerì), vincitore ex-aequo di “Una poesia per il Quadro” (MB edizioni) e la selezione per l’esposizione del collettivo “Decadence Suite”.
Altre soddisfazioni sono arrivate da selezioni per la pubblicazione nelle antologie “La biblioteca d’Oro” (Unibook), “Il Suono del Silenzio” (TA.TI Edizioni), “Il Federiciano”, “Tra un fiore colto e l’altro donato”, “Poesie del Nuovo Millennio” (Aletti Editore), “E’ solo poesia” (GDS Edizioni), “Calliope Regina” (Unibook).
Infine ha avuto il piacere di conoscere il collettivo di “poesiaèrivoluzione” ed essere selezionato per la pubblicazione sulle antologie “La Notte” e “La Maschera”, con le poesie “Soltanto, attendo La Notte” e “Dietro la Maschera”. Altre pubblicazioni in antologie di racconti e fiabe. Recente la selezione di una silloge poetica per il concorso “Nuovi Autori”, indetto al collettivo “Occhi di Argo”.

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