mercoledì 5 novembre 2008

Frida Kahlo

Omaggio a Frida Kahlo, olio su tela di Anna Maria Magno. Quadro in permanenza presso la Galleria D'Arte "Il grifone", Lecce.

Frida Kahlo

di Carina Spurio


“L’amoroso abbraccio dell’universo”, 1949 di Frida Kahlo.
Nel dipinto l’abbraccio è triplice, concentrico. Frida stringe l’universo, con esso, la fertile Madre Terra e Diego Rivera, suo marito.
Frida Kahlo, sensibilissima pittrice dalla vita tormentata è abbracciata al suo grande amore, il famoso pittore di murales, Diego Rivera.
La sua vita fu un continuo contrasto tra fatalità e tenerezza, piaceri e rinunce a causa di un incidente in cui un’asta di metallo le trapassò la schiena fuoriuscendo dall’addome. Per un lungo periodo fu costretta a letto. Inizia a dipingere. Decide il suo destino nella pittura.
L’altra fatalità della sua vita sarà Diego Rivera incontrato nel 1938 quando Frida aveva 21 anni e lui 41. Frida, giovane artista va a trovare Diego, pittore affermato.
Al suo cospetto afferma spavaldamente di non essere andata da lui per divertirsi ma di avere qualche quadro da mostrargli perché voleva comprendere se avesse talento sufficiente per andare avanti.
La forte personalità di Frida travolge e affascina Diego che inizia un corteggiamento serrato fatto di costanti visite nella natia Coyoacàn, città in cui, un anno dopo, la coppia si sposa.
Inizia così la loro vita matrimoniale uniti empaticamente da una stessa intensità emozionale.
Entrambi passionali, ebbero duri scontri, distacchi gelidi e sofferti, scanditi da due matrimoni, un divorzio e varie relazioni parallele. Nella loro lunga storia ebbero occasione di viaggiare insieme, di conoscere nuova gente e nuove culture.Nel dipinto “Frida e Diego”, 1931, Frida raffigura se stessa, piccola, minuta, fragile, con uno sguardo pungente, accanto, il marito gigantesco.
Il loro era un matrimonio tra un elefante e una colomba, come disse una volta Frida.
Diego era alto più di un metro e ottanta e pesava 150 chili, lei, al suo confronto era alta meno di un metro e sessanta e nei suoi 49 chili somigliava ad una bambola di porcellana. Nel dipinto sembra evidente l’inconscia consapevolezza di Frida di non poterlo possedere, non solo per la sua mole ma anche a causa delle sue tante passioni fra le quali l’arte, le donne e il marxismo.
Nell’estate del 1931, Diego tradisce la moglie con la sorella Cristina. Divorziarono nel 1939 dopo una breve relazione di Frida con Lev Trockji, il russo dagli occhi blu, arrivato in Messico nel 1937 come esule. La relazione con Lev Trockji dura pochi mesi e il divorzio da Diego Rivera fu l’unico mezzo per salvare la loro amicizia. Il cammino della coppia si arresta. Frida dipinge un doppio autoritratto subito dopo il divorzio “Le due Fride” in cui oltre alla scissione delle due anime è presente anche quella dei due corpi. Malgrado il distacco Frida e Diego continuarono a vedersi. Nel 1940, dopo alcuni eventi dolorosi, Diego propone a Frida un secondo matrimonio, contemporaneamente alla malattia di lei. Si risposarono nel dicembre dello stesso anno. Dopo le seconde nozze la vita coniugale sembra scorrere più serena. Frida nel 1953, appoggiata da Lola Alvarez Bravo, allestisce la sua prima mostra personale in Messico nella “Galleria de arte contemporaneo”. La pittrice vi partecipa trasportata in barella. Frida è sempre più sofferente. Nei suoi schizzi intreccia elementi pagani a tradizioni cattoliche. Morirà il 13 luglio del 1954. La grande tristezza di Diego fu dipinta da lui stesso nel “Ritratto di bambino” in cui era raffigurato un bimbo dall’aria indifesa, celata dietro lo sguardo dolce e affettuoso. Diego rivedrà le “due ali nere” ( le sopracciglia di Frida) tre anni dopo. “Le mie sopracciglia sono i neri corvi del malaugurio che volano sopra il campo di grano di Van Gogh” così affermò Frida nel momento in cui creò la propria immagine ideale; un volto con le sopracciglia foltissime e unite, il labbro superiore scurito da una fitta peluria naturale e i capelli intrecciati verso l’alto, con nastri dai colori brillanti, fiocchi, mollette, pettini o fiori di buganvillea, lo sguardo severo, l’espressione pensosa di un’ancestrale dea terrestre.
La malattia spinse Frida verso l’arte, come se fosse preda di un magico incantesimo che ipotizzava “la chiamata del destino”.
In alcuni percorsi umani la creatività si oppone all’ordine creando uno stato mentale fuori della norma quando un fattore esterno, chiamato fatalità, non può essere accettato e confinato entro i limiti della ragione. La vita è un susseguirsi di eventi separati che si sfiorano ai margini e un lieve sussulto, potrebbe mutarne o deviarne il corso come nel caso di Frida in cui, un evento tragico, diventa percorso. Il caso genera il caso e quest’ultimo, sembra, per strane coincidenze, assumere le sembianze del destino.

Hermes Periodico Mensile di Informazione e Cultura

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