venerdì 13 maggio 2011

Prima Donna di Azzurra Marcozzi




"Prima Donna" raccolta di poesie di Azzurra Marcozzi (Evoé Edizioni)

La radicale verità dell’amore, anche di quello non più vissuto e sofferto nella sua immediatezza ma che ancora schiude i propri argini e cerca un’opportunità di risurrezione («E sogni a testa in giù appena si può, / appesa alle redini del giorno, / fluttuando tra nubi e lenzuola»), e poi il passato annodato all’anima, la nostalgia, lo struggente distacco da stagioni trascorse e la memoria non doma, come pure un presente che a volte sembra infrangersi contro i ruvidi argini di cesure e contrasti rendendo perciò precaria la libertà della propria anima, donde gli interrogativi cruciali che frugano nei dolori antichi e recenti dell’essere, sono alcuni dei temi sui quali fa perno la palpitante poesia di Azzurra Marcozzi raccolta in Prima donna, suo volume d’esordio. Mostrando di possedere un già autonomo e sicuro codice espressivo che, per scelta consapevole, non stravolge lessico e sintassi tramite compiaciuti rimandi intertestuali restituendo perciò alla parola, senza mai pregiudicarne la capacità seduttiva, tutta la sua limpidezza e probità di dettato, Azzurra Marcozzi apre ampi varchi sul suo prismatico mondo interiore, dove la corsa dell’anima e del pensiero aduna vibranti pronunce, e, allo stesso tempo, offre la misura dell’anelito a restituire senso e valore, e magari le negate epifanie del sogno, ad una contemporaneità arida, stremata dalle liturgie imperanti dell’apparire e dell’effimero («adoriamo la carne e tutto ciò che ha odore umano, / non dei valori di ognuno, ma della carnalità di tutti»). Cose, persone, eventi vengono dunque catturati nel discorso poetico dell’Autrice - che su di essi posa uno sguardo diremmo di nativa purezza - e rilucono come segnali ed emblemi, intessendo tra loro trame e svelando in prospettiva un insieme di corrispondenze segrete. Su tutto alita, sempre, una dolcezza non languida ed estenuante ma flebile, filtrata attraverso una sensibilità quanto mai tenera e delicata (Ricordi di Natale, Tempo di pioggia, Con semplicità, Angelo blu), sebbene spesso affiorino d’improvviso, come i corsi dei fiumi carsici, toni vivacemente colorati, di elevata temperatura. Grammaticature, diciamo così, fosforescenti, crepitanti, laviche, carnali (Passione infedele, Hero, Oggi sei tu, Natura animale, Sensi, Aria di noi, Il volto) le quali donano al «viaggio» del cuore di Azzurra Marcozzi, che è itinerario verso e dentro la vita nutrito certamente di memorie e di ricerche metafisiche, di inquietudini («Voliamo incalzati sul fato imminente, / c’è ombra su terre increspate d’autunno»), di pene e di consuntivi talvolta amari, di solitudini e di dinieghi ma anche di orizzonti aperti, di riferimenti solidi che giovano a puntellare le gracili geometrie della vita (Un padre, Prima donna), brividi inattesi e marcature originalissime, invero non facilmente rinvenibili nelle produzioni degli esordienti. C’è insomma in Azzurra Marcozzi, la quale disvela con Prima donna i frutti già maturi della sua passione poetica, quella che potremmo definire, mutuando una felicissima espressione di Ferruccio Masini, una «alchimia degli opposti», giacché il senso di un’esplosione tellurica, ci si passi il termine, procede in parallelo con i tersi accenti di un’emozione perfusa, spoglia di ogni scoria terrena. Ecco, allora, che nella nostra Autrice l’amore – non importa se franto o piegato dalla dura esperienza del dolore – diviene irrinunciabile e privilegiato strumento per ristabilire un significato plausibile alla slabbrata topografia esistenziale, facendosi momento di vita dialetticamente congiunto ad altri momenti racchiusi nel cerchio del tempo, trascorso e presente.
Sandro Galantini

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