martedì 24 febbraio 2009

Carina Spurio di Asteria Casadio

Carina, qual’ è stato il tuo approccio alla scrittura?

Direi per fascinazione. Ho sempre pensato che scrivere fosse un gesto affascinante. Ho amato spiare la mia penna muoversi nel bianco tra un tratto continuo e uno spezzato. Nello stesso bianco, senza più spazio, vedere riempirsi quel vuoto e in quel vuoto la penna insistere. Della mia adolescenza ricordo agende piene di appunti e fogli con minuscole annotazioni sparsi ovunque. Lasciare i pensieri liberi, nell’unico gesto che mi rendeva trasparente e preda di quella tentazione che non mi annullava ma mi ispirava, credo fosse il mio modo di ascoltarmi


Scrittura come straniamento e presa di coscienza o urgenza ed istinto?

Alcune volte la scrittura è stata urgenza, altre, istinto. Credo che la scrittura sia multiforme, non può ridursi ad una dimensione che sia sensazione, piacere, dolore o notizia ma andare oltre il limite del tempo.


Hai già pubblicato diversi libri e ottenuto un buon successo non solo a livello nazionale. Cos’è necessario, secondo te, per scrivere? Che posto occupa la lettura in questo processo?

Non so se sia necessario leggere per scrivere bene o frequentare laboratori di scrittura se non si è catturati dall’ispirazione che toglie il respiro e fa dannare. Con questo voglio affermare che se c’è il talento, la forza nel comunicare può essere magica, quella stessa forza, differenzia lo scrittore da colui che scrive. Il primo lo fa per predisposizione mentre l’altro mette in fila parole che possono essere sterili. Leggere è importante per confrontarsi con qualcos’altro, conoscere mondi diversi, ma è altrettanto importante per avere una padronanza della sintassi e della punteggiatura, affinché un contenuto scorrevole e perfetto nella forma possa avere un suo fascino. Ritengo sia molto utile spaziare nei vari generi senza trascurare lo stile personale. Ognuno di noi ha un libro preferito, quello che ha modificato alcune visioni o convinzioni precedenti o quello che ha contribuito ad arricchire il proprio lessico. Ricordo che da bambina mi angosciavano alcuni racconti del libro Cuore di Edmondo De Amicis, al contrario, fu una rivelazione leggere Il piccolo principe di Antoine de Saint_Exupéry; un libro divenuto ormai senza tempo e senza età tra il senso della vita, l’amore e l’amicizia. Mi sentii più grande quando lessi Un Uomo di Oriana Fallaci nel periodo dell’adolescenza, poco dopo, lessi Il Maestro e Margherita di Bulgakov, testo con il quale ai tempi ebbi un impatto troppo forte. Un libro che porto sempre con me è Il Codice dell’anima di James Hillman. Prossimamente mi sono riproposta di rileggere due libri: Narciso e Boccadoro di Herman Hesse e Le affinità elettive di Goethe; un romanzo fantastico in cui la chimica presta le sue congiunzioni e disgiunzioni alla natura umana e chiama “affini” quelle nature che si compenetrano tra l’Eros e lo scorrere del tempo.


Che rapporto hai con la tua città?

Amo Teramo, città incastonata alla confluenza del Vezzola e del Tordino, Via Carducci, l’Istituto Magistrale, Ivan Graziani e la Pizza da Mario. Amo Teramo, con tutti i suoi limiti di città di provincia anche quando diffida dei nuovi talenti e come una donna frigida non sente il piacere.

Quali sono le maggiori differenze che hai potuto riscontrare girando l’Italia nell’approccio alla cultura?

Essendo stata premiata più volte e in molte città italiane, posso affermare che le associazioni culturali ed i comuni che promuovono concorsi di poesia sono numerosissimi. Selezionano e diffondono poeti italiani e non, favorendo sia la diffusione delle opere poetiche, sia le interazioni tra i partecipanti. E’ naturale, quindi, approfondire il rapporto letteratura e poesia che molte volte lega nei progetti futuri autori emergenti e autori affermati. L’interazione culturale diviene in questo modo uno scambio di parole, emozioni, desideri e ricordi; soprattutto, quando i concorsi sono dedicati ai poeti importanti che hanno fatto la storia. Non ho riscontrato grosse differenze nell’approccio alla cultura girando l’Italia. Dopo aver partecipato al concorso di poesia dedicato al Beato Errico a Secondigliano, pensavo che Napoli fosse una città vivacissima a livello culturale, la città vanta anche altri premi poetici prestigiosi, fino a che non ho partecipato alla Terza Edizione del Premio-Concorso Nazionale “Dante Alighieri” di poesia classica italiana in metrica a Padova, anche in quel caso ho visto diffondere e difendere la poesia in metrica con la stessa tenacia. Ogni concorso per me è stato ricco di percorsi possibili soprattutto quando la poesia è stata abbinata a mostre pittoriche come nel caso della prima edizione del Premio Poesie al Mondo 2007 di Belforte del Chienti (Mc), al quale ho partecipato dopo essere stata selezionata. A Belforte, le poesie sono state esposte al Museo Midac accanto alle opere pittoriche di artisti internazionali. Il legame arte e poesia è antico. Il binomio innovativo oggi è molto interessante, perché i versi possono coesistere insieme ad altre forme d’arte; non mi sembra poco in questo tempo i cui si parla della crisi del verso poetico in maniera insistente.


Un desiderio…

Un mio desiderio era realizzare un’Antologia Poetica con una casa Editrice teramana. Narciso era il mio desiderio, ora divenuto realtà.

Un rimpianto…

Non rimpiango nulla, mai! Quando credo in qualcosa tento sempre l’impossibile. Tento e ritento senza tregua, per questo non posso poi rimpiangere nulla. Non basta volere qualcosa senza una ferma intenzione.

Una dedica…

A Pietro Maranella e Alberto Chiarini i miei professori all’Istituto Magistrale Giannina Milli; al primo per il suo cuore grande, al secondo, per avermi insegnato a guardare in alto.

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