lunedì 21 novembre 2011

Schegge di vita Giuliana Sanvitale

Giuliana SanvitaleSchegge di vita
Duende, 2011

intervista di Carina Spurio

D:Il tuo nuovo libro mi arriva in una calda mattina di fine ottobre. Ti ritrovo tra le pagine di “Schegge di vita”. Mi perdo tra le tue pagine, avvolta in un clima di familiarità. Il primo racconto “Mustafà. La guerra dei poveri”, apre la porta dei miei ricordi, fissa l’immagine di un suo omonimo, anch’egli, intento a vendere biancheria sulle spiagge dell’adriatico. All’istante, ti invio un sms. Ti comunico che sono ammaliata dal tuo libro, schiava delle tue prose rapide: leggerti per pochi minuti è stato come incontrare un altro e trovare la porta di sé stessi …
R:Le tue parole mi confermano che l’empatia che mi auguravo di instaurare col lettore si è realizzata. “Mustafà-la guerra dei poveri” ha conquistato tanti. Non è difficile comprenderne il perché. Quest’uomo di straordinaria umanità e dignità rappresenta la nostra coscienza, ci scava dentro convincendoci a leggere in fondo, a riflettere, a ricoprire di nuovo smalto ciò che ci circonda e che non ci appartiene per diritto, ma è un dono.

D:Dentro “Schegge di vita” c’è una dedica: alla sensibile Carina, perché si diverta a riempire qualcuno dei miei “giri di compasso”. Con simpatia e stima Giuliana. Leggo nel foglio allegato che a te piace citare un’espressione del critico letterario Simone Gambacorta, premio Flaiano 2010 per la critica, che definisce il racconto breve “un giro di compasso”. Lo stesso Gambacorta, che ti segue da tempo, lo si ritrova nella premessa del tuo libro, intitolata: “Con altra voce. Una prefazione in forma di lettera” …

R:Con Simone si è instaurato nel tempo un rapporto di stima profonda e di amicizia che non gli impedisce tuttavia di conservare la sua dirittura morale e la sua ben nota professionalità. Ripete spesso che, al di là della mia scrittura, apprezza la mia umanità e il mio rispetto per la Letteratura. Sono lieta di incontrare il suo apprezzamento.

D:Le schegge sono corpi estranei che ti entrano nella pelle. Spesso per la loro esilità ci pungono in maniera superficiale, ma se non vengono rimosse rischiano di infettarci. Quanto è dura una rimozione affidata all’inchiostro?
R:Le mie Schegge sono nate tutte dall’osservazione della realtà e, prima di trasformarsi in parole, hanno subito una lunga macerazione del pensiero. Il dolore o anche solo la commozione arrivano quindi sulla pagina già somatizzate, anche se non prive di emozione.

D:Oggi più che mai è difficile dare l’eternità alla parola, la sua durata sembra infrangersi contro il rumore di una società confusa dalla chiacchiera e cede tra lo scadimento delle sintassi e dei linguaggi approssimativi. Consegnarsi all’altro con una scrittura chiara come la tua è un atto di coraggio?
R:Mettersi in discussione, aprendo agli altri il proprio animo, consegnandosi in toto, senza remore, richiede davvero tanto coraggio. Presuppone una tua pace interiore, una tua sicurezza, che non è presunzione, e deriva sempre dalla consapevolezza della propria sincerità, dalla coscienza di non vendere fumo, di riconoscere il lettore come una persona degna del tuo rispetto.
Quando alla base del tuo lavoro ci sono questi presupposti, quando operi con questi sentimenti, la tua autenticità viene riconosciuta.
Non so onestamente se sperare nell’eternità della Parola; quello che so con sicurezza è che sintassi e linguaggio approssimativo non vanno d’accordo con una buona pagina.


D:Com’è nata questa raccolta di schegge e qual è stato il tema che ha dato il via al libro?
R:I racconti sono stati scritti nell’arco di una decina di anni; molti erano stati premiati ai primi posti e pubblicati in riviste letterarie. Giacevano lì quasi in attesa di non essere dimenticati ed è stato proprio Simone Gambacorta a consigliarmi di pubblicarli.
Sono 33 “giri di compasso”, come asserisce il nostro critico, iniziano con un racconto che parla di un africano e terminano con un racconto che richiama un’idea di Africa. I temi sono vari e, anche se a volte ho adottato una veste fiabesca o poetica per creare quell’alone di magia che ti ha affascinato, le schegge hanno scavato in profondità e ci invitano a “guardare con gli occhi dell’anima”. Forse potrei affermare che, pure in questo caso come avviene generalmente per ogni mio scritto, tutto nasce dal bisogno di trasferire sulla carta il risultato di uno scavo profondo che avviene quasi contemporaneamente in me e attorno me. Non so con precisione se sono le situazioni che mi vengono incontro o se sono io che le afferro per farle mie.

D:Cos’è per te scrivere: catarsi, riflessione, piacere, ribellione, narcisismo o altro?
R:Tutto questo tranne che narcisismo. “Scrivo perché non so fare altro… vivo ormai con occhio narrativo” ha scritto Luce D’Eramo. Per me scrivere è una necessità dell’anima, una ribellione alle avversità della vita, un piacere che sfiora la sensualità ed è senza dubbio catarsi. Per i Greci scrivere era un farmaco, per Goethe veleno e medicina. In uno dei miei racconti “Amore disamore” scrivo: la scrittura come terapia contro la cecità del presente, la parola come catarsi.


D:Scrivi di getto o assecondi delle pause?
R:Da ciò che ho detto in precedenza si evince che per me la scrittura , soprattutto la poesia, è una folgorazione che si traduce in necessità di parola scritta. Quando scrivo, con pause anche di settimane o mesi, tutto però si è costruito nella mente, per cui scrivo come sotto dettatura, senza bisogno di labor limae.

D:A quali tue opere sei particolarmente affezionata e perché?
R:I figli si amano tutti in egual misura. Anche se è scontato, è difficile operare delle scelte. Considero infatti i miei libri figli di carta e come tali cerco di essere “buona” con tutti loro, anche perché, come bravi bambini, si sono comportati bene, arrivando al cuore dei lettori e dei critici e sostenendomi nei momenti bui con la loro presenza. “Angeli” tuttavia è un caso a parte. E’ rabbia, dolore, confessione, pianto, scavo, ricerca d’identità, liberazione, pace, perdono e ancora pianto, sfida, ribellione, ritrovamento, ritorno. “Angeli” è stata la mia conquista più significativa, la mia pagina più bella, quella in cui le parole si cercavano da sole e si ordinavano secondo un disegno tratteggiato dai miei angeli.

D:In che modo si organizza Giuliana madre e moglie durante la stesura di poesie e racconti?
R:Scrivo soltanto quando ho veramente qualcosa da dire o meglio da comunicare. L’arte in genere è qualcosa che si vive in solitudine,ma che poi va comunicata, donata. Quando scrivo, avendo già tutto organizzato mentalmente, sono veloce. Ho quindi tempo per fare la moglie, la madre, la nonna che attualmente è la cosa che più mi prende. Leggo anche molto e dedico parecchio tempo a coltivare il rapporto con familiari ed amici. Senza colloquio, per me, non si va da nessuna parte.

D:Qual è il tuo rapporto con la fede?
R:Oggi è una domanda difficile questa tua. Mi piacerebbe molto poterti rispondere che credo fermamente, ma spesso sono piena di dubbi. Sempre che tu ti riferisca alla fede cristiana, alla fede in Dio. Ad essere onesta, lo sento troppo in alto o io mi sento troppo inadeguata, troppo piccola per l’immensa epifania della fede.
Credo tuttavia nell’Uomo, nella Natura, in Gesù e nel suo insegnamento. Credo nella civiltà dell’arte. Non so se è una contraddizione, ma mi sento ricca di spiritualità.


D:“Angeli”, il libro in cui racconti la storia di tuo padre, un militare morto per rappresaglia, donava una bella immagine di donna che si guarda dentro per colmare il vuoto di un’assenza. Tra molteplici temi incorniciati (a volte) dalla poesia, ritorni con “Schegge di vita” e affronti: l’adozione, il razzismo, l’emigrazione, la memoria, l’amore, il sociale e il dolore. Cosa ci riserverà in futuro la tua penna?
R:Ho molto lavoro pronto per essere editato: un romanzo e un centinaio di poesie da organizzare penso in due temi che semplicisticamente potrei definire Io e le parole e Io e il mare..
Penso che a breve uscirà il romanzo “Rosa” che ha ceduto il passo ad Angeli per un’esigenza etica.

D:Quale libro stai leggendo?
R:Leggo decisamente tanto, più di quanto scrivo. Spesso sono saggi o comunque libri di letteratura da cui impari sempre. Li intervallo con libri più lievi, ma non meno belli, come “Il peso della farfalla “ e “I pesci non chiudono gli occhi”di Erri De Luca, “Emmaus” e “Mr Gwyn” di Alessandro Baricco. Da poco ho letto “La sottomissione delle parole” di Gianrico Carofiglio e ho pronto il suo ultimo “Il silenzio dell’Onda”. Leggo pure molta poesia e non solo poeti italiani. Torno spesso - la poesia va riletta sino all’esasperazione finchè la sua musica non ti penetra – “Poesia dal silenzio” di Tomas Transtromer. Tra un libro e l’altro porto avanti la lettura di “Alfabeto” di Claudio Magris, una serie di saggi sulla Letteratura che mi appassiona ed arricchisce oltremodo.

D:Qual è il tuo rapporto con l’Abruzzo?
R:Sono nata a Giulianova per caso, unica della mia famiglia, da padre ortonese e madre piemontese ma di origine umbra. Ho studiato in collegio in Romagna e poi a Urbino perciò ho avuto poco tempo e scarsi appigli per sentirmi abruzzese. Col trascorrere degli anni, precisamente da quando ho iniziato le ricerche sulla mia famiglia, ho scoperto parenti abruzzesi ed ho cominciato ad amare questa terra e a recepire che essa era anche altro oltre Giulianova. La mia cittadina l’amavo di diritto, mi sentivo legata da un patto di sangue. Il resto era una delle regioni d’Italia. Poi è avvenuto l’incontro ed ora ne sto scoprendo anche la lingua, oltre alle usanze. In casa mia non si è mai parlato il dialetto , ora lo sto scoprendo e trovo che sia quanto mai calzante e spesso mi scopro ad appuntare qualche espressione, qualche termine particolare.
Anche in questa mia conquista sto operando un “ritorno”, mi sto riappropriando di qualcosa che era mio e di cui io ero parte.
Inutile aggiungere che la scrittura è un “laccio d’amore” indissolubile.


Giuliana Sanvitale, nata a Giulianova il 6 dicembre 1938, laureata in Lettere presso l’Università di Urbino con una tesi su Salvatore Di Giacomo e la poesia napoletana, sotto il rettorato del Magnifico Rettore Carlo Bo, ha insegnato per un quarantennio presso vari tipi di scuole. Si è cimentata nella stesura di recensioni e relazioni, ha tenuto brevi conferenze e curato laboratori di poesia nelle scuole e corsi di aggiornamento sull’Ermeneutica. Un suo adattamento dell’Epistolario di Leopardi è agli atti presso il Centro Nazionale di Studi Leopardiano di Recanati.Ha vinto, a livello nazionale ed internazionale, diciassette primi premi, sia per la poesia che per la narrativa, numerosi secondi e terzi premi, medaglie d’oro, d’argento, medaglia del Presidente della Repubblica, premi speciali della giuria. Ha preso parte a convegni sulla Poesia (Università Montaliana), presso la Camera dei Deputati, letture pubbliche del suo libro ed è spesso citata e intervistata su riviste culturali ed antologie. Ricordiamo le interviste di Simone Gambacorta su “La città”, di Walter De Bernardinis in “Scrittori Abruzzesi”, di Adriana Paola Di Giulio per “Notizie Donne.”Ha pubblicato le sillogi: E le donne…, premio D’Annunzio 2002; Acquaria, Premio Poesia e Rete di Trapani, Premio Recchiuti di Teramo 2006; Frammenti e Aforismi, 1° Premio Como. Nel 2004 ha editato il romanzo autobiografico I cibi della memoria, finalista a Massa Carrara e a Basilea, nel novembre 2009 ha editato presso la casa editrice Ricerche e Rdazioni il romanzo Angeli ha vinto ex equo il 1° premio internazionale poetico-musicale di Basilea.Di prossima stampa il romanzo: Rosa.Treno in corsa Treno in sosta, pubblicato da Andromeda Editrice 2008, è il titolo del libro di poesie che ha fatto vincere all’autrice il 1° Premio Internazionale “Gino Recchiuti”, Teramo 2009.Dal 2004 insegna presso l’Università della terza età e del tempo libero di Giulianova. Nel maggio 2007 ha vinto il “Premio Donna Città di Teramo”, per la letteratura e la poesia ed è stata definita: “… una delle più interessanti espressioni della cultura contemporanea abruzzese…”. A gennaio 2008 ha vinto il 1° premio al concorso letterario “Racconti delle donne abruzzesi” alla Regione, col racconto L’assenza. Nel luglio 2008 ancora un primo premio di poesia a Torano 2008 un secondo premio per il racconto a Garrufo. È inserita nell’antologia “Medialibro del’Albo degli Scrittori” e fa parte dei Poetionline. Ha ricevuto inoltre la nomina di Socio Onorario dell’Associazione degli Scrittori Italiani.La sua poesia è stata definita dal prof. Trequattrini: “di grande tensione lirica… la macerazione stilistica e la lavorazione delle immagini sono tali che uscendo da una dimensione privata, si rivolgono ad un pubblico assai vasto…”.

giovedì 17 novembre 2011

Il canto del cigno rosso di Federica Ferretti


Federica Ferretti

Il canto del cigno rosso

Rupe Mutevole, 2011


Intervista di Carina Spurio


“Il canto del cigno rosso” è la sua prima opera poetica, contiene 28 liriche: “un inno all’Amore impossibile, ovvero, quello che quotidianamente ci solletica gli occhi ed il cuore.” (dalla premessa) …
Risp: Questo, è un romanzo epistolare, in realtà, in cui un giovane donna si racconta attraverso un diario intimo “speciale” … in cui cioè ognuna di noi può di certo rispecchiarsi, specie nella folle disperazione che si prova ad un certo punto, nello smarrire il contatto vivo, umano, con il destinatario del proprio sentire, il depositario di ciascuna emozione, negativa e positiva al contempo, rigenerante e distuttiva …


Da dove nasce l’idea del titolo?
Risp: Ho una cultura classica a cui mi ispiro sempre nei momenti creativi, in questo caso, però,ho voluto reinterpretare un mito platonico, colorando di Rosso il cigno morente … il suo canto allora, diviene particolarmente armonioso: lancia un grido di speranza, si rialza e guarisce infine le sue ferite, per quanto profonde.



Il delicato color glicine della copertina è lo sfondo in cui si staglia una “Ragazza al piano” da lei realizzata. All’interno dell’intera raccolta poetica si possono ammirare altri suoi lavori che ripropongono l’antico e affascinante legame tra grafica e versi …
Risp: Le immagini hanno il loro peso, rivestono un loro preciso ruolo , hanno infatti tutta la forza di narrare ciò che Elisa non riesce ad esprimere. Sono disegni a matita e/o carboncino,fragili, nonostante la mano di “fissatore” che li dovrebbe fermare per sempre sulla carta … ne consegue l’immediato parallelismo con la gracilità della memoria, dei ricordi … La musicalità della prosa sciolta, completa quello che ho voluto considerare una sorta di contenitore linguistico, dove hanno quindi preso corpo le mie varie propensioni artistiche.



Nelle premessa, lei anticipa le intenzioni di Elisa, una giovane donna che si racconta “dentro una serie di lettere scritte a posteriori e riassapora ciò che è stato e ciò che non potrà più essere” e su questo filo tra prosa e poesia, ci dona le riflessioni di una donna …
Risp: È una donna dall’animo sensibile che è catapultata dentro una serie di eventi forse più grandi di lei … riesce a filtrarli attraverso la scrittura, ogni singola parola è il risultato di un processo metabolico che risulterà la chiave di volta per … rincominciare. Il messaggio è forte e chiaro, un monito a riconquistare fiducia ed autostima, dopo ogni volta, per quanto ci possa sembrare impossibile.



Tra queste pagine la poesia racconto affinché: “trovare la forza per ripartire./ Per quanto tutto possa essere dolorosissimo./Lasciarsi ogni speranza alle spalle,/ ogni sentimento più o meno positivo./ Arrivare.”/… da “Rifare fagotto”…
Risp: Non emerge soltanto una mia vena ottimistica, mi appello ad ognuna di quelle donne che la vita ha voluto sottoporre ad una prova, e bisogna fare i conti con le forze rimaste … Possiamo salvarci semplicemente da sole: l’amore per noi stesse non si acquista al supermarket dietro l’angolo …
Elisa, è ognuna di noi, la proiezione del nostro Ego, un personaggio che può e deve riprendersi la sua consistenza nella vita quotidiana.

Nella (ormai) proclamata crisi del versare resistono i nuovi poeti che attivando il carnale interno fonatorio, diffondono (malgrado tutto) il suono di versi che appartengono ad un’arte spesso associata alla dissoluzione schizofrenica …
Risp: … In effetti, non si può negare che la storia di Elisa viene proclamata tra lucidità e follia … è vero, scrivere, al giorno d’oggi, è un enorme atto di coraggio … descrivere al mondo che si crede ormai disincantato, la bellezza dell’incanto di un sentimento così totalizzante quale quello amoroso, è manifestare agli altri la presa di coscienza che si è ancora vivi … in questo senso, anch’io sono “folle d’amore”… “sono folle, folle, folle d'amore per te . Io gemo di tenerezza perché sono folle, folle, folle perché ti ho perduto” …

Come è iniziata la sua avventura nel mondo della poesia?
Risp: Ho sempre amato scrivere, sin da bambina, sentivo che la scrittura era una delle mie aspirazioni … fino a che, al Liceo, era l’inizio dell’anno scolastico, una giovane supplente mi sgridò per l’eccessiva libertà espressiva … mi disse che, mi avrebbe dovuto imbrigliare … è stato in quel momento che mi sono completamente ribellata alle convenzioni … ed eccomi qua … forse, la dovrei ringraziare.


Cosa ha voluto comunicare ai lettori de “Il canto del cigno rosso”?
Risp:La libertà di espressione … il cigno è rosso perché si è sporcato del suo stesso sangue … eppure, torna a volare, non muore a sua volta …



Quali sono i poeti che ha amato di più?
…G.G. Marquesz, Isabel Allende, Pirandello, il Baricco di Seta, non altro, … e …, naturalmente, Alda.


Cosa legge una poetessa?
Risp:Legge il suo cuore … decodifica quotidianamente le proprie emozioni per rivolgerle al Mondo … legge gli occhi del Mondo, per intercettarne sentimenti e angosce, ma anche la dolcezza della gioia … traducendo il tutto nei suoi versi.


Cosa ne pensa degli e-book e delle vie alternative che sfuggono ai meccanismi complessi dell’editoria?
Risp: è una tecnologia che non mi affascina … penso che sia dispersiva, forse anche inutile … tengo una pila incredibile di libri affianco al letto, ne scelgo ogni sera uno diverso, perché le sue parole mi confortino nel sonno.



Qual è il suo rapporto con Internet …
Risp: Attualmente ricopro il ruolo di direttore editoriale per la Rupe Mutevole Edizioni che ringrazio … tra le mie collane, c’è n’è una intitolata, guarda il caso,ECHI DA INTERNET … ho avuto modo di lasciarmi avvincere da un’esperienza irripetibile, il contatto con migliaia di voci colorate (tra cui echi abruzzesi) che ogni giorno ci lambiscono, è quanto di più gratificante possa accadere … grazie a questo, sono molto cresciuta dal punto di vista emotivo … ho potuto migliorare … e, a mia volta, garantire il massimo del mio supporto ai/lle miei/e autori/trici, che ogni giorno mi propongono le loro idee sempre più esilaranti … in realtà , però il mediun virtuale mi ha concesso di conoscere anche colleghi /e abruzzesi dall’inusuale talento letterario …è nata quindi un’ulteriore collana, Radici, la letteratura Abruzzese… il blog ad essa dedicato ha ricevuto già svariati riconoscimenti … Posso dire con orgoglio che Internet è stato un valido collante soprattutto della nostra meravigliosa cultura regionale … ho sempre creduto molto in quest’idea,… che mi sta premiando … e se vi dicessi che sto cercando nella rete anche fiabe … moderne e metropolitane?


Cosa sono per lei il coraggio e la paura?
Risp: Il coraggio di esistere; la paura di essere, esprimersi per ciò che si è e non ciò che vorrebbero farci apparire … la nostra è la società della fragilità emotiva … ecco, bisogna avere il coraggio ed affrontare la paura di mettersi in gioco.


Una domanda in versi famosi: Il passato e’ un laccio che /stringe la gola alla mia mente/e toglie energie per affrontare il mio presente. / (Alda Merini).
Cos’è per lei il passato?
Risp:…è ciò che siamo stati, e che forse, continueremo ad essere … un filo invisibile che ci lega al futuro in maniera inesorabile … anche in questo caso, bisogna maturare il coraggio di affrontarlo … per riuscire a vivere senza rimpianti.


Teramo. Qual è il suo rapporto con la città che l’ha vista nascere?
Risp:Ci continuo a “vivere”, in un modo o nell’altro … e non posso proprio farne a meno … e Lei mi ricambia … offrendomi sempre un’ ulteriore possibilità un grazie a tutte le istituzioni che mi hanno ospitata sui loro siti, e sedi fisiche, a partire dalla nostra Provincia( Biblioteca M.Delfico e Agenzia Giovani, dove mi hanno presentata rispettivamente la docente universitaria D.ssa F. Ricci e d Il M° S. Melarangelo)…la stessa università, (sono stata ospite di Radio Frequenza, invitata da Monica Ferrante ad inizio Novembre, tenuta di nuovo a battesimo dalla Prof. F.Ricci). Amo molto questa piccola città abruzzese, a cui sento di assomigliare … non solo nell’accento, ma nella cura del proprio mondo affettivo, “noi” teramani non tradiamo facilmente le nostre tradizioni.



Lei è laureata in Discipline Musicali, settore pianoforte e in Scienze Politiche, ha sviluppato studi nelle varie sfere della socialità e ricerche approfondite sulla contaminazione fra il linguaggio musicale, grafico pittorico e ludico-cinematografico …
Risp: Sono infinitamente curiosa … amo spostare i linguaggi di posto … assegnare loro un nuovo ruolo, rivisitando il vecchio … la mia voce è colorata.



“Il canto del cigno rosso” si conclude con la seguente frase tratta dall’omonima lirica da cui prende il nome tutta la raccolta: “Ma è la vita, ciò per cui vivere. Sintetizzando il moto incessante che malgrado tutto si deve compiere …
Risp:Io credo invece che non siamo affatto costretti a vivere .Disponiamo di un libero arbitrio, potremmo quindi far cessare la nostra esistenza in qualsiasi momento … se continuiamo … è perché è la vita stessa ciò per cui vivere … dopo ogni dolore, ogni torpore … non c’è niente di meglio che risvegliarsi alla spontaneità degli accadimenti … costi quel che costi.



A fine intervista dedicherebbe alcuni suoi versi ai nostri lettori?
Risp:
Lasciami sognare
il sapore di un tuo nuovo bacio,
mentre ti ammanto
di capelli d’ebano
il viso ed il petto,
ti guardo negli occhi
per scandagliare
la profondità
del tuo amore,
per me,
angelo senza ali,
mani senza tatto,
corpo senza anima,
fino al tuo prossimo abbraccio.


Federica Ferretti, nasce a Teramo, 34 anni fa: è laureata in Scienze Politiche e Discipline Musicali, ama la contaminazione tra i linguaggi, per scoprire le mille sfaccettature della vita. Direttore Editoriale di Echi da Internet, Fairie, il Mondo dell’Incanto e della nuova collana Radici, la letteratura Abruzzese, presso la medesima Rupe Mutevole, promuove una letteratura del tutto spontanea, viva, dinamica, specchio della cultura multimediale sempre più diffusa, per dare inizio ad una nuova era letteraria che però vuole conservare intatto il suo legame con i propri miti e Radici Culturali.